Nina di Andrea Jaurrieta (Spagna 2024)
Concorso Lungometraggi
durata 104'
La regista, armata di ambizione narrativa, filma sulla costa basca spagnola una storia potente di abuso e pedofilia, con una struttura narrativa contorta che sovrappone i traumi del passato alle emozioni dell'oggi. Un revenge thriller con spunti per riflessioni profonde.
Nina adulta è l'attrice Patricia López Arnaiz e da giovane è interpretata da Inigo Aranburu
The Summer Book di Charlie McDowell (USA, Finlandia, UK, 2024)
Fuori Concorso
durata 90'
Il regista è figlio del celebre attore Malcom McDowell.
Qui Charlie McDowell mette in scena l'omonimo romanzo (1972), composto da ventidue vignette, della grande autrice e pittrice finlandese Tove Jansson.
Avevo recensito il biopic su Tove Jansson e potete leggerlo qui:
Charlie McDowell crea un film meditativo e commovente. Con delicatezza e sobrietà, parla dell'infanzia, del superamento del dolore, del prepararsi alla morte.
Il film è molto riuscito. Presentato in anteprima mondiale al BFI - British Film Institute London Film Festival, giunge al Torino Film Festival fuori concorso, presentato dal regista in persona. "Il libro d'estate" ripercorre un soggiorno su un'isoletta nel Golfo di Finlandia: la bambina Sophia (l'attrice esordiente Emily Matthews), suo padre (Anders Danielsen Lie) e la nonna (Glenn Close trasformata nell'anziana signora grazie a dodici prosthetic applicati sul viso) trascorrono come d'abitudine la bella stagione a contatto con la natura. La assenza della madre della bambina dice subito al pubblico che è morta da poco, lasciando il giovane padre a affrontare la terribile sofferenza del lutto.
La compositrice Hania Rani usa il pianoforte arpeggiato con un'insistenza non necessaria e progressioni di accordi incalzanti; i suoni dell'ambiente, come la pericolosa tempesta invocata) sono opera del sound designer Micke Nyström. I costumi di Tiina Kaukanen sono belli e la loro semplicità è molto efficace.
Charlie McDowell racconta che il libro gli aveva lasciato dentro emozioni importanti, lo aveva poi riletto durante la pandemia, mentre il mondo intero affrontava una crisi esistenziale. Per questo motivo, il suo film vuole farci rallentare intenzionalmente, trattenerci a riflettere. La bambina troverà il coraggio di affrontare la vita, con l'insegnamento tacito del padre, (come vediamo nella simbolica scena dei tuffi in mare). La vita stessa sarà curata e resa forte (come osserviamo nelle cure al nuovo giovanissimo albero di pioppo, dapprima sorretto da pali e poi liberato a godere e affrontare il vento nordico.)
Con il direttore della fotografia Sturla Brandth Grøvlen McDowell racconota di aver trascorso sull'isola tre settimane prima dell'inizio delle riprese, perso nello studio dei paesaggi, delle luci, nella lentezza dell'idillio nordico e per trovare il modo migliore per esplorare il lutto, i suoi scoppi di dolore rabbioso, la chiusura nella tristezza, le emozioni, la lisi finale.
Bello.
Glenn Close con il regista Charlie McDowell
nella fotografia a sinistra la bambina (Emily Matthews) con la nonna (Glenn Close)
Il Corpo di Vincenzo Alfieri (Italia, 2024)
Fuori Concorso
durata 119'
con Claudia Gerini, Giuseppe Battiston, Andrea Di Luigi, Amanda Campana
Molto bello, un po' Whodunnit?, un po' thriller poliziesco, realizzato con un cast molto affiatato e molto godibile dal bravo regista Vincenzo Alfieri.
Su tutti eccelle un grandissimo Giuseppe Battiston, magistrale nell'imperdibile monologo sulla felicità "obbligatoria".
Il film si chiude con la musica extradiegetica della canzone Ephytaph, un capolavoro del 1969 di Robert Fripp e Peter Sinfield con i King Crimson; ho detto al regista Vincenzo Alfieri che -per la conclusione con colpo di scena della sua storia- non avrebbe potuto scegliere musica più perfetta, complessa e psichedelica, malinconica e drammatica, piena di ritmo incalzante ma sottile, con i suoi temi di fato, destino, mortalità e disillusione. Il refrain di questa meravigliosa canzone, “Confusion will be my epitaph / As I crawl a cracked and broken path”, parla di un senso di confusione esistenziale e dell'inevitabilità della morte, sottolineata dalla voce emotiva di Greg Lake. Mi sono dunque complimentata con il regista per la scelta di chiudere le ultime scene del film con questa musica e Vincenzo Alfieri mi ha detto, soddisfatto, che ricercava un effetto epico quasi da film Western.
Holy Rosita di Wannes Destoop (Belgio 2024)
durata 90'
Al suo primo lungometraggio, il regista fiammingo ci parla del diritto alla felicità anche per le persone "non omologate".
Il regista esplora da sempre con accuratezza il tema della fatphobia e con Holy Rosita ha il coraggio di mettere in scena in primo piano un'eroina di un tipo che non vediamo spesso, una giovane donna obesa. Senza falsi pudori, Il regista ci mostra Rosita che vende con benevolenza il suo corpo generoso e avvolgente a alcuni clienti abituali. È una giovane vulnerabile che vive ai margini della società; lavora altresì in una lavanderia industriale che accoglie categorie protette. Ha un sogno che finora le è stato negato: diventare madre. Wannes Destoop ritrae una donna ostacolata, il cui corpo è controllato da altri: dalla famiglia e dalla società. Ma Rosita a un certo punto prende in mano il suo destino, si fa carico di tutto ciò che le viene presentato come improponibile nella sua situazione e arriva a nascondere la gravidanza desiderata per poterla portare a termine. Rosita ha l'anima di una bambina, infatti la sua migliore amica ha 8 anni. Gioca con lei e gioca come lei, perdendosi in questi momenti di libertà che le fanno dimenticare una vita quotidiana caratterizzata da vincoli e precarietà. Rosita ha anche un'anima malconcia, un rapporto conflittuale traumatico con la madre che la aveva abbandonata in istituto per l'infanzia e capiremo che la sua determinazione a avere un figlio è motivata dal dimostrare di poter essere una madre migliore.
La protagonista è interpretata dall'attrice Daphne Agten.
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