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Writer's picturePlanet Claire

VISAGES, VILLAGES di Agnès Varda e JR, (France, 2017)

Updated: Feb 24, 2023

Nel palazzo secentesco di Piazza San Carlo 156, sede torinese delle Gallerie d’Italia, il 22 febbraio 2023 il Museo Nazionale del Cinema ha presentato Visages, Villages, il bellissimo film che la grande regista Agnès Varda realizzò nel 2017 con il fotografo e artista francese JR in veste di co-regista.


DÉPLACÉ·E·S

L’occasione è la mostra su JR, dal titolo DÉPLACÉ·E·S (trad. gli sfollati): l’installazione rappresenta il drammatico tema della migrazione, con uno sguardo -in particolare- sui campi profughi, dove milioni di persone sostano un interminabile tempo di vita sospeso e deprivato dei diritti fondamentali dell’essere umano.

VISAGES, VILLAGES

All’età di 89 anni, una splendida Agnès Varda, ironica, spavalda, tenace, realizza questa nuova e bellissima opera cinematografica partendo insieme al giovane street artist fotografo francese JR (si pronuncia “sgè-er” in francese, non “gei-ar” in inglese).

Un film di piccoli dialoghi e riflessioni, Visages, Villages è il racconto poetico e ironico di un viaggio nella Francia rurale compiuto dai due autori, iniziato nel 2015, complessivamente durato due anni.

I due registi incontrano persone e arricchiscono ogni luogo visitato con installazioni site-specific dedicate alla semplice bellezza e all’essenziale importanza degli abitanti, anche i più comuni, in un omaggio all’universo emotivo di ciascuno e al contempo valorizzando la dimensione collettiva.

Un film molto bello e profondo, pur essendo costantemente tenuto su un registro leggero e spiritoso. E sempre privo di retorica.

La regista diviene anche personaggio del documentario, nella prima persona della sua esistenza.

Varda e JR appartengono a due generazioni completamente diverse. Il film inizia leggiadramente con alcuni sketch su come e dove questi due personaggi con un gap generazionale così rilevante si siano conosciuti e abbiano deciso di collaborare: non in panetteria, non alla fermata del bus, non in discoteca, etc.

Varda, caratterizzata da bassa statura e un caschetto corto di capelli bianchi con un bordo spennellato di tinta arancio, (quasi una testina con kippà), e l’artista visivo internazionale, trentatreenne, JR, con un piccolo cappello Borsalino saldo sulla testa e occhiali RayBan Clubmaster, gli occhiali da sole più ‘cinematici’ che ci siano, che non toglie mai, fanno nascere una bella amicizia improntata alla collaborazione professionale.

Non vi è traccia di ageism in nessuna scena, i luoghi comuni sugli anziani sono sostituiti da una serena accettazione del tempo che è passato, serena anche nel confronto costruttivo con la giovinezza, che qui è sensibile e attenta alla persona maggiore.

La regista e il fotografo viaggiano su un curioso van trasformato in macchina fotografica verso paesini (villages) francesi, dove radunano la gente, incuriosita e disponibile, reclutata come soggetto di ritratti poi stampati in formato gigantesco, che verranno incollati sugli edifici, su casolari e fienili, su treni, cisterne e container, ovunque la vita con la sua energia debba risaltare e essere restituita alla gente stessa; questa street art ha una umanità rivelatoria.

Varda e JR portano la permanenza affettiva del ritratto anche tra case abbandonate, luoghi di lavoro o al porto di Le Havre, scena del movimento di protesta degli scaricatori, dove Varda ha l’idea di fotografare le mogli degli scaricatori, un soggetto essenziale che solitamente non emerge.

È tutto molto semplice: i ritratti sono completamente onesti, autentici. Il valore glamour non è aggiunto in alcun modo artificioso, ma c’è il glamour della vita, al naturale.

C’è un capitoletto in cui la coppia di artisti visita due allevamenti di capre, uno con mungitura a macchina automatica e l’altro con mungitura manuale, nel primo allevamento le corna dei cuccioli di capra sono dolorosamente rimosse dagli allevatori, nell’altro allevamento gli animali possono mantenere tali caratteristiche etologiche della loro specie. E Agnès Varda si interroga su quale sia il modo più giusto di condurre questi animali: chiaramente la sua sensibilità ci da la risposta, non è giusto rimuovere le corna delle capre! È una operazione volta al profitto, non certo al benessere animale.

Vanno alla tomba del grande fotografo Henri Cartier-Bresson e Varda vi mette sopra come omaggio un sassolino, come si usa fare nel culto ebraico, (la pietra, diversamente dall’effimero fiore, rimane per sempre).

Vanno a trovare la sorridente nonna centenaria di JR, e vanno a casa di Jean-Luc Godard, che però non apre la porta alla antica amica Agnès.

La regista qui ci vuol dire che non è necessario essere una persona negativa e tormentata per essere un grande artista. E proprio lei, con i suoi contenuti importantissimi trattati con tocco genialmente lieve, ne è la prova.

Visages, Villages ci regala tutto il mondo poetico della coltissima regista, che in questa opera sperimenta la relazione tra la realtà e la sua rappresentazione, facendo coabitare intimità e dimensione collettiva e facendo respirare a noi spettatori un meraviglioso senso di libertà.

Varda si spegnerà due anni dopo questo film, lasciandoci un importante corpo di lavori.

Intanto JR ci conferma che “la strada è la più grande galleria d’arte del mondo”.

La mostra DÉPLACÉ·E·S resta al museo Gallerie d’Italia di Torino fino al 16 luglio 2023.

Il film Visages Villages, cercate occasioni per vederlo e rivederlo!


AGNÈS VARDA

Visages, Villages, presentato alla mostra su JR è l’occasione per ricordare la grande regista.

Francese, (nata in Belgio), pioniera del Cinema della Nouvelle Vague, ci ha lasciato opere di considerevole valore.

La sua idea di cinema di fiction su base documentaria si esprime alla perfezione nell’importantissimo dramma Sans Toit Ni Loi, Leone d’Oro alla mostra di Venezia 1985 con una eccellente Sandrine Bonnaire, allora sedicenne!: un fondamentale personaggio femminile, la denuncia della misoginia sistemica della società, la storia di una ribellione e uno sguardo femminista sul corpo della donna.

Questa idea di road movie e di vagabondaggio nelle periferie della Francia era già presente qui, ma allora si espresse tragicamente.

Agnès Varda racconta: «Quando ho iniziato a fare Cinema, avevo l’impressione che sullo schermo non ci fosse l’equivalente delle ’rivoluzioni letterarie’. Mi sono ispirata a Brecht o a Faulkner cercando di rompere la costruzione del racconto, di trovare un tono oggettivo e insieme soggettivo».

In seguito, Agnès Varda si avvicina anche al mondo dell’arte contemporanea. Nel 2003, è invitata alla 50° Biennale d’arte contemporanea di Venezia e vi porta Patatutopia, una installazione che inaugura una nuova fase della sua vita artistica, con le sue amate patate rugose a forma di cuore, scartate perché non vendibili in quanto difformi da uno standard.

Nel 2017 è la prima regista donna a ricevere l’Oscar alla carriera.

È lo stesso anno in cui firma Visages, Villages con lo street artist JR, film che sarà molto apprezzato da critica e pubblico.

Si spegne a novant’anni nel marzo del 2019, poche settimane dopo aver presentato alla Berlinale il suo autobiografico testamento artistico Varda by Agnès.



Visages, Villages (2017) con i suoi registi e protagonisti, Agnès Varda e JR con il van on the road




il ritratto della capra in Visages, Villages

il ritratto del postino in Visages, Villages


il ritratto della ragazza con l'ombrellino in Visages, Villages

la regista Agnès Varda

Agnès Varda agli inizi della carriera di regista







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