Esce anche in Italia finalmente, dopo un anno e tre mesi, l'ultimo bellissimo film di Kore-eda Hirokazu
Monster
regia: Kore-Eda Hirokazu
sceneggiatura: Yuji Sakamoto
fotografia: Ryûto Kondô
titolo italiano: L'innocenza
nazione: Giappone
anno di produzione: 2023
durata: 2 h 7 minuti
data di uscita nelle sale italiane: 22 agosto 2024
Kore-eda Hirokazu è uno dei più importanti registi giapponesi contemporanei, riconosciuto internazionalmente. I temi del suo Cinema -la perdita data dal lutto, l'infanzia maltrattata e abbandonata, la famiglia, la ricerca della propria identità, la manipolazione della verità versus l'individuazione ultima della verità, l'omertà e ambivalenza della società conservatrice giapponese, sono trattati con intelligenza in una narrazione profonda e riflessiva. Lo stile è minimalista, mai melodrammatico. Grandissima l'enfasi sulle performance degli attori, chiamati a interpretare personaggi dalle emozioni complesse.
Kore-eda Hirokazu è da tempo un habitué del Festival di Cannes, dove ha portato diversi suoi lavori, ricevendo ambiti riconoscimenti; i suoi film sono presenti anche in altri prestigiosi festival come Berlino e Venezia.
Questa sua ultima opera dell'anno scorso ha vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura e la Queer Palm a Cannes 2023.
Filmografia di Kore-eda Hirokazu
Il suo primo lungometraggio di finzione Maboroshi no Hikari (1995), (si può tradurre con "Apparizione"), racconta di una giovane donna scossa dall'inspiegato suicidio del marito che rimane ossessionata dalla "presenza"di lui.
Il filosofico After Life (1998) è ambientato in un limbo in cui le persone recentemente decedute devono scegliere un singolo ricordo da portare con sé per l'eternità.
Nobody Knows (2004) è basato su una storia vera di abbandono infantile: quattro fratelli lasciati a badare a se stessi.
Still Walking (2008) racconta una giornata nella vita di una famiglia che si riunisce per commemorare il figlio maggiore scomparso.
Like Father, Like Son (2013) esplora il tema di uno scambio di neonati in ospedale e le sue implicazioni sia emotive sia sociali, mettendo in discussione le stesse nozioni di famiglia e identità. Premio della Giuria al Festival di Cannes.
Shoplifters (2018, titolo italiano Un Affare di Famiglia) narra di una famiglia di ladri che accoglie una bambina maltrattata. Il film esplora il concetto di famiglia oltre i legami di sangue, con profonda sensibilità e umanità. Ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes.
The Truth (2019, titolo italiano La Verità) è girato in lingua francese con Catherine Deneuve e Juliette Binoche, che interpretano una madre attrice e una figlia sceneggiatrice. È la prima incursione del regista giapponese nel Cinema europeo.
Broker (2022, titolo italiano Le Buone Stelle) è invece un lungometraggio sudcoreano e esplora nuovamente questioni morali e sociali riguardanti l'abbandono, l'adozione e il traffico di bambini.
Ma veniamo al suo film più recente.
Monster (2023, titolo italiano L'Innocenza)
Il film inizia con un'ondata di ansia genitoriale, vista dalla prospettiva della madre single Saori Mugino (Sakura Ando), che sospetta che il figlio, che frequenta la scuola elementare, sia vittima di abusi da parte del suo insegnante Hori (Eita Nagayama).
La madre con disagio si rende conto che il suo bambino si è trasformato in una persona che non riesce più a capire. Ci sono paura e nervosismo, incertezza. La madre tenta di chiarire il problema con la preside, ma si scontra con un muro di omertà e reticenza, tipico della società conservatrice giapponese, dove essenziale è conferire un grande rispetto formale e salvare le apparenze. In Giappone, ogni istituzione tende a tutelarsi, anche a scapito della giustizia o della verità. Tutto ciò che è considerato anomalo viene rifiutato e allontanato dalla collettività. Ed è questo che il regista ha voluto denunciare.
Mentre il regista e il suo screenwriter Yuji Sakamoto ci presentano la vicenda in vari differenti modi, quasi come capitoli senza soluzione di continuità e quasi come episodi concatenati in ciascuno dei quali emerge il punto di vista morale di un diverso protagonista, ci rendiamo conto che l'episodio è uno solo, rivisto da diverse angolazioni: è questa la maestria della perfetta e curatissima sceneggiatura.
L'ultimo film di Kore-eda Hirokazu rivela il mistero centrale attraverso gli occhi di più personaggi. ll film è dunque suddiviso in una sorta di capitoli, tre, ognuno dei quali ci fa aderire a un punto di vista diverso: quello della madre, quello del maestro elementare e quello dei due bambini. Nei primi due capitoli la visione degli adulti che vedono mostri ovunque è molto depistante per lo spettatore, ma alla fine la verità viene alla luce grazie ai bambini. La verità ultima è quella dei due bambini. In questa successione di verità presentate e poi continuamente smentite è evidente la lezione del maestro Akira Kurosawa e del suo capolavoro Rashomon (1950), film incentrato sulla inconoscibilità della Verità, dove la medesima vicenda è raccontata a più riprese sotto punti di vista, inconciliabili tra loro, dai diversi personaggi.
Dunque, poi Monster cambia traiettoria e ruota infine attorno ai due ragazzi -ancora molto giovani, preadolescenti- e al loro isolamento, Minato (Sōya Kurokawa) e il compagno di scuola Yori (Hinata Hiiragi), che sviluppano una profonda amicizia e una sorta di amore proibito. I due sono circondati da adulti che faticano a capire la natura della loro relazione.
“Alcune persone usano l'etichetta di 'mostro' per separarsi da ciò che non riescono a capire.”, dice il regista, sottolineando come i temi dell'isolamento sociale e dell'alienazione esplorati nel film si siano accentuati dal pandemia di CoViD in poi.
Il film è stato bloccato dalla pandemia e poi ripreso e ultimato in seguito: gli anni in più di tempo per svilupparlo hanno anche dato a Kore-eda Hirokazu l'opportunità di consultare la comunità LGBTQ per avere consigli su come rappresentare il viaggio del ragazzo alla scoperta di se stesso. “Abbiamo parlato con persone di un'organizzazione che sostiene i bambini LGBTQ e ci hanno suggerito di decidere se nella trama i ragazzi sono consapevoli di essere gay oppure no, di scegliere una delle due situazioni". Il regista ha apprezzato il consiglio e ha rimosso molta confusione dallo script: “Siamo riusciti a lavorare su questo aspetto e a capire che quello che non viene nominato nella storia, la sensazione che possano essere gay, era davvero il 'Mostro'. Il fatto che siamo riusciti a ottenere questi pareri durante la realizzazione del film è stato una vera fortuna”.
Il film dimostra che le vite dei bambini sono, in qualche modo, inconoscibili e il loro mistero essenziale sfugge ai loro stessi genitori, ai loro stessi insegnanti.
Il regista commenta che tutti i personaggi del film, in qualche misura, sono imprigionati da muri invisibili: “La madre è limitata dalle norme sociali, l'insegnante è limitato dalla sua virilità e dal sistema scolastico. I bambini vivono in questo mondo creato dagli adulti e ne subiscono le conseguenze, in termini di violenza perpetrata su di loro. Tuttavia sono in grado di sfuggirvi e di giungere alla propria realizzazione. Volevo che fosse una realizzazione positiva”.
Nel film i bambini sono circondati da bulli e soggetti ai limiti di chi li accudisce e educa, ma la loro storia è pervasa da un ottimismo che manca nelle storie degli adulti, un ottimismo -direi latente- che scorre con il procedere del film, anche se il finale è ambiguo, oscillando tra il compimento della tragedia oppure una sognante speranza di liberazione.
Prosegue Kore-eda Hirokazu: “Credo che la madre e l'insegnante si rendano conto di ciò che li limita e li vincola. Ma riusciranno a salvare i bambini in tempo? Sono in tempo per fare la differenza? Questa è una domanda ancora presente alla fine del film. È come se gli adulti fossero rimasti indietro e i bambini fossero andati avanti, in termini di realizzazione di se stessi”.
Il regista spiega anche perché con lo sceneggiatore ha scelto il titolo "Monster" per quest'opera e chiarisce le intenzioni del film: "È una storia in cui si ha l’impressione di vedere cose che in realtà non esistono In Giappone c’è un proverbio, un’espressione che dice: «Un cuore sospettoso vede un demone nell’oscurità». Tutti i personaggi sono alla ricerca di un “mostro” invisibile, gli adulti sono certi che il “mostro” si aggiri al di fuori di loro stessi, i bambini invece sono convinti che il mostro sia dentro di loro, si sentono sbagliati, e questo è dovuto al sistema di valori trasmesso dagli adulti che impone ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, specialmente riguardo alla mascolinità. Frasi come «Non sei normale» o «Dovresti comportarti come un uomo» possono essere violente per un bambino, da adulti non ce ne rendiamo conto ma alcune parole sbagliate alimentano l’intolleranza e portano al bullismo tra i ragazzi."
Man mano che la storia si sviluppa, emergono sfumature morali complesse e misteriose, che fanno la notevole bellezza del film: progressivamente cambiano la prospettiva cui noi spettatori siamo esposti, come se la storia fosse continuamente riscritta.
Siamo ripetutamente invitati a rielaborare le nostre emozioni e le nostre riflessioni sulle diverse motivazioni dei personaggi e sugli accadimenti e sul senso complessivo della vicenda narrata.
Molto importante e molto bello è il senso di suspence che pervade l'intera narrazione con assoluta efficacia.
Molto importante anche la colonna sonora del grande compositore e pianista Ryuichi Sakamoto, cui il film è dedicato, perché purtroppo questa è stata la sua opera finale, morendo nel 2023 a soli settantun anni.
Possiamo riascoltare la colonna sonora con le sette canzoni scritte da Ryuichi Sakamoto anche su Spotify: https://open.spotify.com/album/39M30s6dzpTXxGepQJuWeZ
La durata dell'opera è di 36 minuti e 52 secondi.
Kore-eda Hirokazu racconta in modo molto interessante come sono nate le musiche del suo film: "Trovare la musica giusta per un film è come trovare gli attori giusti durante un casting. Non è una scelta razionale, è una questione di sensazioni e di percezione. A volte l’intuizione mi porta a scegliere determinati strumenti e mi dico: «Voglio un pianoforte in questa scena» oppure «qui ci vuole il suono di una chitarra».
Quando cercavo le location del film nella città di Suwa, ho scoperto una collina da cui si scorge un lago talmente scuro da sembrare un buco nero circondato dalle luci della città. Era una visione piuttosto inquietante e istintivamente ho sentito che le note musicali di Ryuichi Sakamoto sarebbero state perfette su questa immagine. Così ancora prima che il maestro accettasse di comporre la colonna sonora del film, ho iniziato ad ascoltare la sua musica mentre leggevo e lavoravo sulla sceneggiatura, sullo storyboard o anche nella mia stanza d’albergo durante le riprese.
Alcuni dei suoi brani erano diventati a tal punto parte integrante del film che li ho usati in un primo premontaggio. Se Sakamoto non avesse accettato, ero pronto a fare il film senza musica. Fortunatamente ha accettato, ma purtroppo a causa della sua malattia non era più in grado di parlare, così abbiamo iniziato a comunicare attraverso la scrittura: mi mandava una demo, la ascoltavo e gli rispondevo per iscritto.
Così si è creata una corrispondenza epistolare con il Maestro Sakamoto che rimane un’esperienza meravigliosa e un ricordo molto prezioso per me. Nella storia ci sono vari elementi sonori come il vento, l’acqua o il fischio di uno strumento agitato dai bambini, ci sono anche alcuni brani musicali eseguiti dai ragazzi nella sala per la musica della scuola, e Sakamoto non voleva sovrastare questi suoni con la sua musica, così ha dato vita a due tracce musicali che si fondono a pieno con l’atmosfera del film."
la locandina internazionale del film
la locandina italiana
il regista con il suo cast l'anno scorso a Cannes durante la standing ovation ricevuta dal pubblico
l'attore Eita Nagayama interpreta il maestro elementare Hori, una figura sfaccettata che arriveremo a comprendere gradualmente
l'attrice Sakura Ando interpreta la madre del ragazzino problematico
il giovanissimo Minato è interpretato da Sōya Kurokawa
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