Jason Moran Bandwagon and TJF All Stars ne 'L'Eroica Storia di James Reese Europe'
- Planet Claire
- May 5
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Jason Moran Bandwagon and TJF All Stars
L'Eroica Storia di James Reese Europe - Il Big Bang del Jazz
Auditorium Lingotto ore 21 - Torino, 30 aprile 2025
progetto specifico del Torino Jazz Festival in esclusiva europea
serata di chiusura del festival
Una serata di grande potenza evocativa ha avuto luogo all'Auditorium Lingotto di Torino, dove Jason Moran, pianista, compositore e artista teatrale statunitense, ha guidato il suo ensemble, il Big Bandwagon, insieme agli All Stars del Torino Jazz Festival, una formazione di eccellenza creata per l'occasione, in un tributo al leggendario musicista africano-americano James Reese Europe. Il concerto, intitolato "L'Eroica Storia di James Reese Europe – Il Big Bang del Jazz", ha offerto una rivisitazione contemporanea della figura di Europe, pioniere africano-americano che ha rivoluzionato la musica americana all'inizio del XX secolo.
James Reese Europe (1880–1919) è stato una figura centrale nella transizione dal ragtime al jazz. Fondatore del Clef Club nel 1910, un'associazione che serviva da sindacato e centro culturale per musicisti africano-americani a New York, Europe organizzò nel 1912 il primo concerto di musica afroamericana alla Carnegie Hall (vedi locandina nelle fotografie che ho selezionato in basso). Durante la Prima Guerra Mondiale, fu arruolato come tenente del 369° Reggimento di Fanteria degli Stati Uniti, reggimento noto come gli Harlem Hellfighters, musicisti-soldati neri e portoricani. Con loro, portò la sua musica, una fusione di jazz, ragtime e blues, in Europa, introducendo il jazz al pubblico francese e registrando alcuni dei primi dischi jazz.
Jason Moran ha ricreato l'atmosfera dell'epoca con una formazione che include il suo trio di pianoforte, basso elettrico e batteria, accompagnato da fiati e una sezione ritmica di maestri italiani 'reclutati' per l'occasione. Il concerto ha una qualità musicale altissima.
Arricchito da immagini in bianco e nero e filmati d'archivio degli Hellfighters, proiettati sullo sfondo, per la regia di Wolfgang Schernhammer, (che ha trascurato didascalie con la traduzione per il pubblico italiano), lo spettacolo ha trasportato il pubblico nel contesto storico di quegli anni, permettendo di riscoprire un pezzo di storia della musica. Scrive Moran nel programma di sala: “dalla sala da ballo al campo di battaglia, e di nuovo a casa da te”.
La performance ha alternato momenti di grande intensità emotiva, come l'interpretazione di All of No Man’s Land Is Ours con accompagnamento al pianoforte, a passaggi di improvvisazione collettiva che hanno reso omaggio alla gioiosa libertà espressiva di Europe.
La sezione ritmica ha offerto una base solida, mentre i fiati hanno arricchito il tessuto sonoro con colori vivaci e dinamici.
Europe è una figura di spicco nella lotta per il riconoscimento e l'integrazione della musica africano-americana nel panorama musicale mainstream. La sua prematura morte tragica, avvenuta nel 1919 a Boston, (fu accoltellato da un giovanissimo batterista per un banale alterco sorto dopo una prova dell'orchestra), ha segnato una perdita irreparabile per la musica americana. James Reese Europe fu il primo africano-americano a ricevere un funerale pubblico a New York City, celebrato con onori militari.
Il concerto di Jason Moran con il suo Big Bandwagon e con gli All Stars del Torino Jazz Festival ha offerto un'esperienza unica, combinando musica, riscoperta storica e riflessione culturale. "L'Eroica Storia di James Reese Europe" ha reso omaggio a un uomo che ha contribuito in modo determinante alla nascita del jazz, al suo Big Bang appunto, e ne ha portato alla luce l'eredità in modo coinvolgente e significativo.
La serata torinese, in anteprima europea, ha celebrato non solo l'artista, ma anche il contesto sociale e politico in cui operò, evidenziando il ruolo fondamentale della musica come strumento di cambiamento e di espressione culturale.
Uno dei momenti più intensi e toccanti del concerto è stato l’omaggio al ruolo degli africano-americani nelle guerre del Novecento, in particolare nella Prima Guerra Mondiale. Gli Harlem Hellfighters era un reggimento composto quasi interamente da soldati africano-americani. Questi uomini, emarginati e discriminati nella società nordamericana, furono tra i più coraggiosi in battaglia e subirono perdite enormi combattendo per una patria che, al loro ritorno, ancora negava loro la piena cittadinanza.
Lo spettacolo di Moran rende tangibile questo sacrificio attraverso una narrazione musicale potente: ogni nota, ogni frammento visivo, diventa un atto di memoria. L’uso di filmati d’archivio e la rievocazione del fronte europeo evocano il coraggio di chi combatteva per ideali democratici all’estero, mentre in patria affrontava segregazione e violenza razziale.
Questo doppio fronte – militare e civile – è la più profonda delle eredità di James Reese Europe e Jason Moran riesce a tradurla in musica con una grazia dolorosa. Il concerto si fa anche riflessione politica: un invito a riconoscere il contributo storico e il prezzo umano pagato da una comunità ancora invisibile nei libri di storia ufficiale.
In un momento in cui, negli Stati Uniti, la memoria della storia africano-americana viene mistificata, marginalizzata o apertamente dissimulata da settori del potere politico e culturale, come strategia dell'attuale governo, lo spettacolo di Jason Moran si erge come un gesto controcorrente.
Negli ultimi anni, stiamo assistendo a tentativi sistematici di ridurre l’insegnamento della storia africano-americana nelle scuole nordamericane, di rimuovere dai programmi educativi argomenti come la schiavitù, la segregazione e il contributo cruciale degli africano-americani alle guerre e alla cultura nazionale. Questa cancellazione selettiva della memoria è parte di una narrazione istituzionale che cerca di ricucire un'identità nazionale monolitica e rassicurante, ignorando volutamente le fratture profonde su cui gli Stati Uniti d'America sono costruiti.
Jason Moran, invece, restituisce voce e dignità a figure come Europe, che incarnano l’anima contraddittoria ma imprescindibile dell’America: uomini che hanno dato tutto – persino la vita – per un Paese che li ha accolti come cittadini di seconda classe. In questo senso, il concerto non è solo un'esperienza estetica, ma un atto politico e civile necessario per comprendere il presente e di questo ringrazio lo spirito del TJF che, come dice il suo direttore Stefano Zenni, celebra la forza liberatrice della Storia: "percorriamo insieme la strada che dalla guerra porta alla pace".
Sul palcoscenico, guidati da Jason Moran in questo sentito omaggio:
Tarus Mateen al basso elettrico
Nasheet Waits alla batteria
e a una all star messa insieme per l’occasione, con alcuni dei più brillanti solisti della scena nazionale:
Giovanni Falzone alla tromba
Tony Cattano e Mauro Ottolini al trombone
Nico Gori al clarinetto
Achille Succi al sax alto
Pasquale Innarella al tenore
Glauco Benedetti alla tuba
Una chiusura alla grande per un festival prezioso.






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