il pianista Vijay Iyer al Conservatorio di Torino il 25 aprile 2025 per il TJF
- Planet Claire
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Vijay Iyer è un pianista, compositore e docente universitario statunitense, nato nel 1971 ad Albany, New York. Ha origini indiane Tamil, comunità del Sud dell'India, dallo Stato del Tamil Nadu, la sua famiglia emigrò negli Stati Uniti prima che lui nascesse. È una delle figure più innovative e influenti nel panorama musicale contemporaneo, spazia tra jazz, musica classica e sperimentazione elettronica. Durante una carriera musicale caratterizzata da un approccio multidisciplinare e dalla ricerca sonora, ha collaborato con innumerevoli artisti importanti e orchestre prestigiose; ha ricevuto molti riconoscimenti, è stato votato Jazz Artist of the Year per quattro volte nelle classifiche internazionali dell'autorevolissimo DownBeat magazine.
Ieri pomeriggio abbiamo avuto il piacere di ascoltarlo in Conservatorio nell'ambito del Torino Jazz Festival.
Dal 2014, Iyer è docente presso l'Università di Harvard, dove ricopre la cattedra di Franklin D. and Florence Rosenblatt Professor of the Arts nei Dipartimenti di Musica e Studi Africano-americani, quelli che al momento sono gravemente sotto attacco da parte del governo Trump. Gli chiedo in merito e mi risponde "Sì, in università stiamo resistendo e combattendo, ma l'attacco sferrato è pesante". Quando gli chiedo se è ottimista sugli esiti della resistenza, mi risponde: "Cito Antonio Gramsci, ho il pessimismo dell'intelligenza e l'ottimismo della volontà." Un discorso molto pertinente tanto più nella data di questo concerto, il Venticinque Aprile. Al pubblico in sala, Iyer dice che auspica che non ci siano mai più nazifascismi e suona in omaggio alla Resistenza italiana una raffinata versione de El Pueblo Unido Jamás Será Vencido del pianista e compositore cileno Sergio Ortega, inno scritto nel 1973 e divenuto canto mondiale della resistenza dei popoli.
Qui la mia clip audio del brano di Ortega suonato da Iyer in Conservatorio ieri a Torino:
La discografia di Iyer comprende oltre due dozzine di album, tra cui sette pubblicati con l'etichetta ECM Records.
L'album più recente è Defiant Life (2025), una collaborazione con il trombettista Wadada Leo Smith, che affronta temi di resistenza e sfida contro la violenza promossa dallo Stato. L'album combina composizioni scritte e improvvisazioni.
Lo stile di Iyer fa un uso innovativo della melodia, dell'armonia e del ritmo, e ha spesso mescolato elementi di jazz, musica classica e tradizioni musicali indiane, in una complessità ritmica che si traduce in una profonda ricchezza emotiva.
Iyer è anche un autore e pensatore critico, impegnato in progetti che esplorano le dinamiche sociali e culturali attraverso la musica. Tra le sue pubblicazioni:
"On Black Speculative Musicalities" (2023) sulla musica africano-americana incluso nel libro Black Art and Aesthetics: Relationalities, Interiorities, Reckonings. ll saggio affronta il concetto di 'speculative musicalities', ovvero modi di fare musica che immaginano futuri alternativi, mondi possibili e nuove forme di esistenza — un tratto distintivo della musica afroamericana, soprattutto nel jazz, nel funk, e in generi come l’afrofuturismo. Vijay scrive di improvvisazione come atto filosofico e sociale; della musica black come forma di resistenza, immaginazione e cura; fa riflessioni su figure come Sun Ra, Geri Allen, George Lewis, e altri e sulla importanza delle pratiche musicali black come forme di conoscenza. È un testo denso e accademico, ma anche poetico.
"The Deft, Quiet Shout of Her Hands: Geri Allen’s Speculative Musicalities" (2020): dedicato alla grande pianista Geri Allen e pubblicato nella rivista Jazz and Culture.
"Beneath Improvisation" (2019): incluso nell' Oxford Handbook of Critical Concepts in Music Theory.

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