Honey Don’t!, dark comedy di Ethan Coen (2025)
- Planet Claire
- Sep 26
- 5 min read
Updated: Oct 2
Honey Don’t!
genere: dark comedy
durata: 1h29’
regia di Ethan Coen
sceneggiatura di Ethan Coen e Tricia Cooke
fotografia di Ari Wegner
Il più recente film di Ethan Coen è bello e molto divertente. Honey Don’t! è una dark comedy, una detective story pulp, un noir queer.
Mi è piaciuto moltissimo.
Ethan Coen lascia temporaneamente il fratello Joel e firma insieme alla moglie Tricia Cooke, la bravissima montatrice della cinematografia dei Coen Brothers, Honey Don’t!, secondo capitolo della sua trilogia “lesbian B-movie”, un progetto che ironizza sulle convenzioni del cinema lesbico degli anni Settanta e Ottanta, dove nel bel mezzo di un’azione si inseriva una scena erotica di sesso femminile un po’ a sproposito, appunto soltanto per mostrarla. Coen e Cooke giocano con la messa in scena dell’erotismo. Questo film è un crime moderno, "sporco", sexy, che gioca con le convenzioni per vederle vacillare.
La trilogia "Lesbian B-movies"
Il primo film della trilogia ideata da Ethan Coen e Tricia Cooke è Drive-Away Dolls (2024), una movimentata avventura di due ragazze (Margaret Qualley è anche qui protagonista), che on the road incontrano una banda di criminali inetti, un politico corrotto e una valigia piena di dildo.
Il terzo film della trilogia è ancora nelle prime fasi di sviluppo e si intitola Go, Beavers!. Sarà un film horror su una squadra universitaria di kayak lesbica che si ritrova per una reunion in viaggio lungo il fiume. Le ragazze cominceranno a morire una dopo l’altra. Il film mescolerà elementi di horror con una narrazione coming-of- age, ispirata al film australiano Walkabout di Nicholas Roeg, (il regista del celebre The Man Who Fell To Earth, 1976 con David Bowie).
Suppongo che il mio preferito della trilogia sarà proprio il secondo film, perché adoro le detective story in chiave dark comedy, arricchite da un sarcastico black humour. Il film ha un bellissimo ritmo, ha mistero, e i segreti e le tensioni morali tipiche del genere noir, cui viene aggiunta questa connotazione queer contemporanea.
Ambientato a Bakersfield, cittadina provinciale californiana circondata dal deserto, è stato girato prevalentemente a Albuquerque, New Mexico.
È meravigliosamente fotografato da Ari Wegner, la direttrice della fotografia australiana che abbiamo ammirato per il suo lavoro in The Power of the Dog di Jane Campion, (2021). Gli edifici suburbani, gli ambienti sporchi e sabbiosi, la luce contrastata, le distese per l’estrazione del petrolio, i colori desaturati, i personaggi, tutto è eloquente sotto il suo sguardo. La fotografia di Ari Wegner affascina fin dai titoli di testa, molto belli, iscritti direttamente nel paesaggio, in stile vintage sugli edifici e gli ambienti fotografati.
Ethan Coen ironizza anche sul genere noir: i cadaveri si contano in grande quantità in Honey, Don’t! e il film è pieno di elementi pulp. Honey Don’t! punta molto anche sul tipico umorismo dark, nei dialoghi, con battute e situazioni che sfiorano la parodia.
La trama è incalzante, il mistero è classico (morti sospette, una ragazza scomparsa), la suspence è calibrata, le digressioni divertite, tutti i personaggi azzeccatissimi.
Coen ironizza pure sui personaggi ai margini della società americana, in tal modo ironizzando sulla stessa. Il gusto per l’eccentrico di Ethan Coen si esprime come sempre nel tratteggiare, anche attraverso dialoghi caricaturali, una serie di individui bizzarri, che hai l’impressione, anzi sai, che negli USA esistono davvero e sono anzi assai frequenti.
PERSONAGGI MINORI Questi personaggi minori perfettamente costruiti ci parlano di un mondo che si muove intorno a Honey popolato da individui stravaganti, spesso stupidi o moralmente ambigui , ciascuno a suo modo decisamente peculiare e assurdo.
Cominciamo dunque, all'incontrario, da loro, i personaggi minori.
Ne cito alcuni: Shuggie, il criminale tuttofare del reverendo, interpretato da Josh Pafchek; Gary, il barista del piano bar interpretato da Don Swayze (fratello del più celebre Patrick Swayze); Chère, la misteriosa criminale francese sulla Vespa, interpretata da Lera Abova; la sorella di Honey, Heidi O'Donahue, interpretata da Kristen Connolly; Spider, l’assistente di Honey, interpretata da Gabby Beans; il giovane messicano Hector interpretato da Jacnier; l'anziano padre di Honey ("You are already dead, hasn't anybody told you?") interpretato da Kale Browne; Mr. Siegried, un cliente dell'agenzia di servizi investigativi privati, interpretato da Billy Eichner.
MARGARET QUALLEY
La protagonista è Honey O'Donahue, interpretata da una elegantissima e carismatica Margaret Qualley, recentemente ammirata nell’horror The Substance di Coralie Fargeat, (2024). Qualley è figlia d'arte, la mamma è l'attrice Andie MacDowell, il padre è il modello Paul Qualley. Honey percorre le vaste strade californiane a bordo della sua Chevrolet convertible azzurra metallizzata. Nel film è una detective privata che si trova a investigare sulla morte sospetta di una donna, Mia Novotny, derubricata frettolosamente come incidente stradale. Le indagini la portano a scoprire il coinvolgimento di una chiesa evangelica corrotta guidata da un pastore alquanto losco, il Reverendo Drew Devlin (Chris Evan), un predicatore che mescola religione, sesso con gli adepti e traffico di metanfetamine.
Honey non è un’eroina solitaria: ha una sorella con una nidiata di figli, una nipote adolescente ribelle, Corinne (Talia Ryder) e una amante poliziotta, MG (Mary Grace, come ci rivelerà il suo pappagallo) Falcone (Aubrey Plaza) ("Honey, right? Love those click clacking heels.")
PERSONAGGI MASCHILI
In Honey Don’t! i personaggi maschili sono deboli, inetti, poco intelligenti oppure creepy. C’è Marty Metakawich (Charlie Day), poliziotto detective, imbarazzante nelle continue profferte di conquistare Honey, che dice ogni volta: "Honey O'Donohue!, to what do we owe the honor?" La sua goffaggine caricaturale rappresenta il maschio che non capisce, l’uomo che non sa farsi una ragione del rifiuto da una bella donna. Il Reverendo Devlin (Chris Evan) è un narcisista che incarna la corruzione del potere. Queste mascolinità fasulle sono uno specchio di debolezze, pulsioni incontrollate e cliché vacillanti.
Il finale è un elegante gioco stilistico.
Il film, dopo il prologo dell’incidente stradale, inizia con la canzone We Gotta Get Out of This Place degli Animals (1965), qui nella versione di Brittany Howard, piuttosto simile all’originale. È il preludio di una bella colonna sonora, perfettamente scelta, che accompagna tutto il lungometraggio in maniera brillante, dettandone il tono. Da ascoltare, a prescindere. Le musiche originali del compositore Carter Burwell, un fedelissimo dei Coen Brothers, che ha creato le colonne sonore di quasi tutti i loro film, insieme a brani inediti e a alcune tracce di repertorio, costruiscono un universo sonoro coeso, ironico e vibrante.
Ecco i titoli delle tracce del soundtrack album di Honey Don’t!
We Gotta Get Out of This Place (Animals, 1965), nella versione di Brittany Howard
Rough Love – Carter Burwell
ODDWADD – Lace Manhattan (Margaret Qualley)
Tommy's Ballad - Fynn
Heidi Ho – Carter Burwell
Did You See Heaven – Carter Burwell
Little Black Star – Lace Manhattan
Those Click-Clacking Heels – Carter Burwell
The Wrong Penis Move – Carter Burwell
Honey Don’t! (Cast Recording) – Margaret Qualley, Aubrey Plaza, Talia Ryder
You Will Not – Carter Burwell
Girl – Lace Manhattan & Dixie Normus (Margaret Qualley & Talia Ryder)
Honey and Chère – Carter Burwell
Destiny and Dreams – Carter Burwell
In the Sun She Lies – Lace Manhattan Spooky - Dusty Springfield
Don't Let Me Be Misunderstood - The Animals Baby Did a Bad Thing - Chris Isaak Bang Bang - Nancy Sinatra
Sunny Afternoon- The Kinks








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