Holy Cow! An Indian Adventure di Sarah Macdonald
- Planet Claire
- Jul 26
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Updated: Jul 29
Questa volta parliamo di libri. Holy Cow! An Indian Adventure è un memoir di viaggio incentrato soprattutto su una osservazione spirituale e sociale dell’India. Diario di viaggio e storia personale si fondono nel ritratto di un’India dai contrasti paradossali. Per i miei lettori italiani, è il caso di raccontare che la frase "Holy cow!", che da l'accattivante titolo al libro, è una esclamazione bizzarra e spiritosa piuttosto comune in inglese, nata circa un secolo fa e presente in modo umoristico nel linguaggio colloquiale (per esempio, spesso nei fumetti). È usata per esprimere sorpresa. Il riferimento è alla mucca sacra della religione induista, che considera le mucche animali inviolabili, santi (holy). Naturalmente, "Holy Cow!" è la sublimazione linguistica di una bestemmia, un modo per evitare un’esclamazione blasfema. "Holy cow!" è quindi una forma attenuata e spesso comica di un’esclamazione più forte, che permette di comunicare sorpresa senza infrangere tabù religiosi o essere irriverenti.
Il libro, 319 pagine in versione originale della casa editrice Bantam, è autobiografico. Sarah Macdonald, giovane giornalista australiana, ha visitato l’India per la prima volta a vent’anni, lo zaino in spalla. L’esperienza è tutt’altro che idilliaca: il Paese le appare caotico, miserabile, inquinato, quasi ostile. Al momento di andarsene, all’aeroporto di Delhi, un mendicante –inquietante quanto profetico– le legge la mano: sarebbe ritornata in India e lo avrebbe fatto per amore. Undici anni dopo, nel 2000, la profezia del mendicante si avvera: Sarah lascia la sua promettente carriera radiofonica a Sydney, per seguire il marito Jonathan Harley, corrispondente della ABC, Australian Broadcasting Corp., trasferito a Nuova Delhi. Questa volta, però, l’India la accoglie in modo diverso. O forse è lei a guardarla con una nuova maturità.
Sarah intraprende un percorso di esplorazione profonda e molto estesa del Paese, una nazione che questa volta riesce a comprendere e a abbracciare, in tutta la sua complessità. Parallelamente intraprende la difficile ricerca di una migliore e più autentica versione di se stessa, un po' come moltissimi viaggiatori del subcontinente: è questo che il magnifico territorio ispira. Durante i primi mesi in India, contrae una pericolosa polmonite che la costringe a un tempo di riflessione, cui seguirà la rinascita. È l’inizio di un percorso interiore che la porterà dal caos urbano della capitale fino agli angoli più remoti dell’India, in lungo e in largo, incontro alla spiritualità dei diversi luoghi di culto. Quasi tutte queste destinazioni sono affrontate dalla autrice senza il marito, impegnato altrove per il suo mestiere di giornalista corrispondente. Ma, quando Jonathan è presente, il suo status di addetto Stampa internazionale consente alla coppia considerevoli privilegi abitativi e sociali, nell'incontro di persone-chiave nelle varie situazioni.
Alcuni luoghi dove Sarah si reca sono choccanti e contraddittori, altri toccanti e arricchenti. Si sottopone a un ritiro Vipassana nella città di Dharamsala, incontra swami hindu, asceti -sadhu-, guru, sacerdoti Sikh, mistici Sufi, praticanti del Jainismo, innumerevoli comunità di diversi culti e fedi, brahmini, buddhisti tibetani, ebrei, cristiani. Nei suoi incessanti spostamenti, si affianca provvisoriamente a compagni occidentali di meditazione e preghiera, viaggiatori internazionali ora esaltati, ora avviliti, o alla deriva. Si immerge tra i pellegrini del Kumbh Mela, il gigantesco pellegrinaggio Hindu, arriva a frequentare star di Bollywood, incontra la “goddess of healing hugs”, Sri Amma, la santa degli abbracci terapeutici somministrati a milioni di persone, e riceve saggezza dal Dalai Lama.
È un viaggio narrato in prima persona, punteggiato di autoironia e humour sulle innumerevoli realtà di cui l'autrice ci riferisce. La scrittura prevalentemente colloquiale si eleva talvolta verso toni poetici e riflessivi.
Nel confrontarsi con la complessa pluralità religiosa dell’India e i suoi profondi contrasti culturali e sociali, Sarah racconta un Paese in cui cerca soprattutto di fare scoperte personali trasformative. Le prende sul serio, eppure è costantemente spinta dalla curiosità verso un ennesimo altrove, verso una visione inattesa, capace di ribaltare prospettive appena consolidate.
Forse è troppa l’ambizione di voler documentare ogni realtà spirituale del subcontinente e il rischio è che il libro si trasformi in una interminabile 'catalogo' di un ambiente dopo l’altro, in maniera a tratti un po’ ripetitiva, (come spesso accade nei testi anglofoni). Eppure, Holy Cow! riesce nel suo intento: raccontare un’India vibrante, clamorosamente rivelatrice, rigenerante, evolutiva. Macdonald riesce a cogliere il senso profondo dell’India, restando in perfetto equilibrio tra distanza critica e coinvolgimento emotivo. Il suo è un viaggio autentico, capace di divertire, far riflettere e, soprattutto, far comprendere.
Scritto mentre l’autrice viveva ancora in India, tra il 2000 e il 2002, pubblicato per la prima volta nel 2002 in lingua inglese, Holy Cow: An Indian Adventure – questo il titolo originale – è diventato un piccolo cult tra i lettori anglofoni, affascinati dalla capacità di Sarah di raccontare l’India con sincerità, curiosità e una voce narrativa fresca e personale.
Qui trovate l’originale completo del pdf in lingua inglese:
Questo vivace diario di viaggio è diventato un best-seller internazionale, apprezzato in Australia, Regno Unito, USA. È stato tradotto in diverse lingue europee (tra cui tedesco e olandese) e asiatiche. In Italia fu tradotto e pubblicato nel 2004 con il titolo Holy Cow! Un'avventura indiana, ma non ho potuto rintracciare la casa editrice.
Sarah Macdonald, che è nata nel 1966, ritornata a Sydney dopo questa avventura indiana lunga oltre due anni, è giornalista, scrittrice, conduttrice radiofonica. Il suo gusto per la narrazione dal piglio vivace e emotivo, con abbondanti riferimenti alla propria storia familiare, si è espresso anche in podcast e format di storytelling live e audio, e finora in questi quattro titoli:
Holy cow : an Indian adventure (2002)
Come Away with Me (2004)
Take me with you: tales of long distance love (2005)
So ... you're having a teenager : an A-Z of adolescence from argumentative to zits (2020)
Concludo con una panoramica dei luoghi principali che Sarah Macdonald visita e descrive in Holy Cow! An Indian Adventure, lungo il suo percorso di esplorazione spirituale e culturale. Come vedete, è davvero tanta roba, un itinerario ricchissimo e variegato, una testimonianza eloquente della natura di inesauribile curiosità e spirito investigativo che caratterizzano una vera giornalista.
New Delhi: base di partenza, dove Macdonald vive con il marito Jonathan, giornalista corrispondente estero, affrontando ogni contraddizione dell’India urbana -inquinamento, smog, traffico, malattie. Qui attraversa la sua drammatica esperienza di polmonite e comincia a interrogarsi sul senso della vita e della spiritualità.
Rishikesh (Himalaya sul Gange): primo rifugio spirituale: centro induista di yoga dove Sarah sperimenta una settimana rigenerante dopo i primi choc culturali.
Vipassana, ritiro di meditazione nel Himachal Pradesh: partecipa a un ritiro di silenzio per Vipassana: un’esperienza estrema fatta di totale assenza di parola, cibo semplice, privazione sensoriale, purificazione mentale e fisica, che segna il suo viaggio interiore.
Dharamsala / Dharamkot, dove incontra la comunità buddhista tibetana esiliata, partecipa agli insegnamenti del Dalai Lama, alle meditazioni guidate, e visita un convento femminile fondato dalla rivoluzionaria monaca Tenzin Palmo, di origine britannica, rispettata maestra spirituale che si spende per elevare il potenziale delle donne nel Buddhismo, per l'uguaglianza di genere, rarissima nel mondo delle fedi.
Varanasi e Kumbh Mela a Allahabad (ora Prayagraj): Sarah partecipa al più grande festival religioso induista sulle rive del Gange, il Kumbh Mela, un'esperienza collettiva di fede intensa e rinascita.
Amritsar: visita il Golden Temple dei Sikh, dove partecipa a pratiche di Kundalini Yoga, riflette sulle versioni occidentali (nordamericane) della spiritualità Sikh e osserva le contaminazioni New-Age.
Mumbai (Malabar Hill) e comunità Parsi e Bene Israel: qui Sarah esplora le minoranze religiose dei Zoroastriani Parsi e la comunità ebraica Bene Israel, visita sinagoghe e partecipa a rituali cercando di comprendere tradizioni e identità culturale.
Kerala e ashram della 'Hugging Amma' (Sri Mata Amritanandamayi): la giornalista prova il rituale di guarigione attraverso l'abbraccio della santa, assistendo a dimensioni molto emotive della fede e del carisma religioso.
Regione di Bangalore (Sai Baba Ashram): visita il famoso ashram di Sai Baba, osservando le pratiche religiose sincretiche legate alla devozione popolare.
Velangani (Tamil Nadu) – Our Lady of Good Health Basilica: partecipa a un grande festival mariano cristiano nel Sud dell’India.
Jain temple a Delhi: visita un tempio Jainista, scoprendo una raffinata forma ascetica.
Kashmir: la visita del Kashmir è l'occasione per una riflessione su una regione a maggioranza islamica, osservando le tensioni religiose e politiche presenti sul territorio; Macdonald ha interazioni con i musulmani, letture del Corano, riflessioni sul destino del territorio.
Leh/Ladakh: si imbatte nel fenomeno dei giovani israeliani in spiritual tourism nelle montagne, in cerca di libertà dall'oppressione ortodossa; partecipa a cerimonie Shabbat e a Seder che assomigliano a rave, interagisce con la comunità ebraica Bene Israel in terra straniera, a Mumbai.
Pakistan / Afghanistan (rifugiati afghani): durante l’assegnazione di suo marito come corrispondente dal Pakistan per coprire la guerra in Afghanistan, (siamo nell'immediato post‑11 settembre), osserva con empatia la realtà dei rifugiati afghani, raccogliendo storie strazianti.




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