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Gen_ di Gianluca Matarrese, in anteprima per il 40° Lovers Film Festival

  • Writer: Planet Claire
    Planet Claire
  • 3 days ago
  • 5 min read

documentario 

durata 104 minuti

regia di Gianluca Matarrese

scritto da Donatella Della Ratta e Gianluca Matarrese


Presentata in concorso al Sundance Film Festival nella sezione World Documentaries nel gennaio 2025 e in anteprima per il 40° Lovers Film Festival il 16 marzo 2025 a Torino, l'opera è incentrata sul dottor Maurizio Bini, medico ginecologo dell'ospedale pubblico Niguarda di Milano, raccontato mentre ogni giorno incontra i pazienti dei due dipartimenti di cui è responsabile, il Centro per la Disforia di Genere (Adeguamento di Genere) e la struttura Diagnosi e Terapia della Sterilità e Crioconservazione Gametica.


Sul palco dell’Egyptian Theatre di Park City, Utah, al Sundance Film Festival, nella sala che negli anni ha applaudito cineasti del calibro di Quentin Tarantino e i fratelli Coen, il medico è salito da protagonista.

Il lavoro firmato da Gianluca Matarrese, si chiama “GEN_”. Nelle intenzioni dell’autore, la radice gen_ indica genere, genoma, genitori, generazione, genetica e così via.

I temi trattati dal documentario sono spinosi: aborto, fecondazione assistita, disforia e transizione di genere.


Il documentario è molto bello: l’affascinante viaggio nel suo mondo. Dice il medico: “La divinità si percepisce nell’infinito piccolo e nell’infinito grande. Io lavoro nell’infinito piccolo: di questa divinità, faccio esperienza ogni giorno”.

E prosegue: “Che lavoro faccio? Una volta ho risposto: ‘Presidio confini’. Presidio i confini della famiglia e presidio i confini dell’identità di genere. Il confine può essere presidiato con una certa delicatezza oppure erigendo muri: stiamo andando verso un’epoca in cui i muri sembrano essere la scelta effettuata - dai governi e dalla politica - per presidiare il confine. (…) Confini attorno ai quali magari non si sparano proiettili, ma cazzate quelle sì, davvero tante. Tutti parlano, tutti hanno da dire, informati o non informati, consapevoli o inconsapevoli dei loro pregiudizi. I politici per primi dicono la loro, intervenendo pesantemente, e noi dobbiamo navigare facendo questa dissezione tra ciò-che-non- possiamo-fare e ciò-che-non-possiamo-fare-solo-perché-siamo-in-questo-Paese, con questo governo, in un posto e in un tempo determinati. È una materia in cui bisogna conoscere molto di diritto internazionale, molto di etica, molto di politica. La parte tecnica è solo la punta di diamante del nostro lavoro, ma sotto c’è un iceberg di conoscenze che prendono in considerazione tutti i posti e tutti i tempi possibili”.


Tra l’aspetto giuridico, quello etico e quello politico, si colloca intelligentemente l'autrice Donatella Della Ratta, etnografa con anni di esperienza sul campo in Siria e ricercatrice accademica, che ha dato l’idea del documentario a Matarrese e che, insieme a lui, lo ha scritto. Commenta: "Il Dottor Bini ti guarda perché ti riconosce come essere umano, nella tua richiesta di aiuto. Non è una cosa da tutti, non solo tra i medici, ma in qualsiasi altra professione. Non succede spesso. L'operato del Dottor Bini è la lotta di una persona che sta dentro al servizio pubblico, in questo momento messo sotto accusa da tutti, devalorizzato, bistrattato dal governo e schiacciato dalle assicurazioni private. Proporre un servizio pubblico e renderlo un modello, è un’azione politica


Racconta il dottor Bini: “Il numero di transessuali che si tatua la data del giorno di inizio della terapia ormonale come nascita a una nuova vita, in un nuovo corpo, è molto elevato. Il pubblico americano è abituato invece a una medicina contrattualistica: tu mi dici cosa vuoi, io ti dico quanto costa”.


Curioso, eclettico, Maurizio Bini affianca, agli studi medici (laurea in medicina, specializzazione in ostetricia e ginecologia, un master in andrologia e un diploma in sessuologia), un lato umanistico (laurea in lettere e filosofia, un diploma di lingua e letteratura cinese, lingua che parla fluentemente).


Sono stato per quasi dieci anni l’unico medico non obiettore di questo ospedale. L’unico. Su diciotto ginecologi che c’erano. Con tutto il tormento che questo comporta. Non distinguo le persone in abortisti e anti-abortisti: credo sia una definizione esogena, che non condivido; le persone si dividono in anti-abortisti idealisti e in anti-abortisti realisti. Tutti devono essere anti-abortisti: un abortista è uno stupido. Per me un anti-abortista realista è una persona che avendo compreso tutto il disagio della situazione cerca di ridurre al minimo il danno. Il danno c’è, va ridotto. C’è chi è disponibile a sacrificare anche due vite in nome di un’idea e chi cerca di eliminarne una sola salvandone, se può, un’altra. L’esempio della ghianda è perfetto: una ghianda è già potenzialmente una quercia, ma quando mangi una ghianda non sei responsabile della deforestazione.”


Io penso che l’embrione sia un infinito bene. Però ho sposato una matematica, per cui so che gli infiniti non sono tutti uguali. Ci sono infiniti di ordine superiore. Io penso che l’embrione sia un infinito bene e una donna con un embrione dentro sia un infinito bene di ordine superiore.” 


È il dottore che tutti vorremmo avere”, afferma Matarrese, regista italiano che vive a Parigi. “Lui si mette in ascolto dei desideri e dei progetti - in questo caso relativi ai corpi e all’identità - dei suoi pazienti e loro si mettono nelle sue mani, a loro agio in uno spazio che lui ha saputo creare. Si tratta di uno spazio privilegiato, solitamente inaccessibile a tutti, nel quale eccezionalmente ci ha concesso di entrare”. Il cineasta ha un approccio non invasivo: l’osservazione della scena è molto rispettosa, non interferisce mai con quello che succede. Nello studio del dottore, davanti alla silenziosa macchina da presa di Matarrese, sfilano bellissimi esemplari di quella che Bini definisce 'varietà umana'. È un termine che utilizza frequentemente e sostiene: “Il pericolo maggiore sta sempre nell’utilizzare una norma unica per la grande varietà umana. Spesso la varietà umana non sta dentro nella normativa. Che fare? È una scelta individuale. Io non voglio dire che uno debba violare le leggi, le leggi vanno rispettate; però solo l’adattamento della legge alla persona che ti sta davanti ti permette di aiutarlo. Facciamo i medici, non i legalisti”.


Uno dei tanti ordini esecutivi firmati dal presidente eletto Donald Trump nei primi giorni della sua seconda presidenza è: ‘Si può cominciare la terapia solo a 19 anni’ negando i fondi federali a qualsiasi trattamento medico di riassegnazione di genere prima dell’età adulta del soggetto. Questo ordine deve mettere in conto centinaia di suicidi: una singola parola determina la morte di qualcuno”. Sul dibattito che si è scatenato attorno alla triptorelina – il farmaco bloccante che porta alla sospensione dello sviluppo puberale, adottabile o meno negli adolescenti con disforia di genere – Bini ha le idee chiare: “Meglio non usarla, ma assolutamente necessario averla. Se all’adolescente confuso non si dà immediatamente l’idea che la sua necessità venga in qualche modo accolta, in attesa di una valutazione più approfondita, le conseguenze sono lì davanti a tutti: la causa di morte più alta nei transessuali non aiutati è ancora oggi, in qualsiasi fascia di età, il suicidio”.


"L’argine genitoriale è crollato.”, racconta il medico, parlando della differenza tra famiglia normativa e famiglia affettiva. “Una volta eravamo noi medici a incoraggiare i genitori ad accettare l’inevitabile; adesso incoraggiamo i genitori a frenare l’eccesso di precocità nelle decisioni. È cambiata completamente la modalità di lavoro dell’operatore medico. Ma non è cambiato il fine ultimo: non siamo qua per fare quello che il paziente chiede, ma quello che come medici riteniamo sia giusto per quel paziente”.

 

Conclude il regista Matarrese: “Il mio non è certo un film militante, però fotografa una realtà che esiste, e se esiste vuol dire che è possibile. L’individuo qui è preso in carico dalla società lì dove in altre realtà è spesso lasciato solo: raccontarlo vuol dire dare un messaggio di speranza”. 

il Dottor Maurizio Bini, responsabile del Centro Disforia di Genere (Adeguamento di Genere) e della struttura Diagnosi e Terapia della Sterilità e Crioconservazione Gametica all'Ospedale pubblico Niguarda di Milano
il Dottor Maurizio Bini, responsabile del Centro Disforia di Genere (Adeguamento di Genere) e della struttura Diagnosi e Terapia della Sterilità e Crioconservazione Gametica all'Ospedale pubblico Niguarda di Milano
il regista Gianluca Matarrese
il regista Gianluca Matarrese
Donatella Della Ratta, autrice, curatrice, performer, etnografa, specializzata in nuove tecnologie e media digitali
Donatella Della Ratta, autrice, curatrice, performer, etnografa, specializzata in nuove tecnologie e media digitali



 

 

 

 

 
 
 

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