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Duse di Pietro Marcello

  • Writer: Planet Claire
    Planet Claire
  • Sep 24
  • 3 min read

Duse

durata 2h02’

regia di Pietro Marcello


Presentato pochi giorni fa alla 82° Mostra del Cinema di Venezia, Duse di Pietro Marcello si propone come un omaggio alla leggendaria attrice Eleonora Duse, icona del teatro italiano di fine Ottocento e inizio Novecento. Ma ciò che avrebbe dovuto essere un grande affresco su “la Divina” si rivela un’opera sbilanciata e non perfettamente riuscita.


Marcello sceglie un approccio celebrativo che però trascura di raccontare agli spettatori non iniziati perché la Duse meritasse tanta venerazione. Non che fosse obbligatorio mostrarlo didascalicamente, -il Cinema non deve mai essere didascalico-, tuttavia ambientare il film negli anni successivi al ritiro dalle scene senza apporre alcun riferimento o flash-back al tempo passato della gloria conquistata sul palcoscenico priva la narrazione della parte più viva e significativa della carriera dell’attrice.

Duse (1858-1924) fu una attrice importantissima e molto innovativa per il teatro ottocentesco, creò uno stile recitativo molto personale e profondo che ebbe fama e successo internazionali. Fu altresì la musa di Gabriele d’Annunzio.


Nel film, Marcello, fedele alla sua intelligente cifra stilistica, inserisce materiali documentaristici dell’epoca, che percorrono tutta la narrazione, dando forza visiva e storica: mostrano un Paese travolto da manganellate, violenze e brutalità autoritarie, esattamente il metodo dell’irruzione del fascismo e la ragione del suo dilagare. Qui Marcello ritrova la potenza dei materiali d’archivio che già aveva saputo orchestrare in Martin Eden (2019), tratto dal romanzo di Jack London con un ottimo Luca Marinelli nel ruolo protagonista.


L’inizio del lungometraggio lascia ben sperare. L’uso dei soldatini della Prima Guerra Mondiale nella scena iniziale ha un tono poetico. Arriviamo quindi a un teatro di guerra vero, l’accampamento militare, cui ascendono , a bordo di una sorta di vagoncino teleferico, come figurine emerse dalla battaglia in miniatura, le due donne, Duse e la sua assistente, avvolte dalla nebbia e coperte di drammatici manti.

Peccato che, in questo excursus lungo il viale del tramonto della grande attrice, l'energia e fascinazione si dissolvano presto, lasciando il campo a un biopic dominato da una recitazione sopra le righe. Valeria Bruni Tedeschi, nel ruolo di Duse, occupa praticamente ogni fotogramma, trasformando ogni gesto in un’entrata teatrale, tra nervose risate improvvise eccessivamente frequenti e momenti di tormento che risultano superficiali e suonano capricciosi.

Bruni Tedeschi, pure discretamente brava, divora lo schermo. Ma, più che magnetica, in questa prova appare in qualche modo stonata: il problema è il sovraccarico continuo che finisce per indebolire il personaggio. La figura di Enrichetta, figlia negletta della diva (Noémie Merlant) e l’attaccamento della sua assistente Désirée Von Wertheimstein (l’attrice ungherese Fanni Wrochna), per sempre devota alla diva, si configurano come nucleo tematico centrale, attraverso il quale il film interroga le relazioni affettive attorno alla protagonista. Va detto che il ruolo importante del personaggio della assistente di Eleonora Duse non è documentato storicamente: è una intuizione degli autori del film e una creazione elaborata con fascino dall'attrice Fanni Wrochna, perfetta. Gabriele D'Annunzio è interpretato da Fausto Russo Alesi. Mussolini è interpretato da Vincenzo Pirrotta. Ricordo che la diva, negli anni fascisti, assurse per il regime al ruolo di "madre simbolica del milite ignoto morto per la patria".


Per un film che dovrebbe dire il genio di una delle più grandi attrici del Novecento, la resa attoriale è insufficiente. La Duse cinematografica emerge come una figura ambigua, incapace di suscitare empatia nello spettatore, sospesa tra egocentrismo, ostinazione, furori impulsivi.

Il risultato è un film pesante, un ritratto piegato alla retorica e dipendente da un’interpretazione che non convince, incapace di illuminare davvero il mistero e la forza della sua protagonista.


Bella la malinconia degli ultimi anni di vita di Eleonora Duse che Marcello evoca a suo modo, ma il film non affascina.

Né le musiche aiutano: non brillano per genialità e finiscono per accentuare la distanza emotiva dello spettatore.

la locandina del film
la locandina del film
il regista casertano Pietro Marcello
il regista casertano Pietro Marcello
La protagonista Valeria Bruni Tedeschi con il regista Pietro Marcello alla presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia
La protagonista Valeria Bruni Tedeschi con il regista Pietro Marcello alla presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia
Valeria Bruni Tedeschi nei panni di Eleonora Duse
Valeria Bruni Tedeschi nei panni di Eleonora Duse
Valeria Bruni Tedeschi è Duse
Valeria Bruni Tedeschi è Duse


 
 
 

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