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Writer's picturePlanet Claire

BONES AND ALL di Luca Guadagnino (2022) recensione in italiano e inglese/Italian and English review

Updated: Dec 15, 2022

Il film è molto bello, insolito, una storia fortissima e sconvolgente.

Film drammatico, il genere è Horror Romance e punta anche totalmente sul Road Movie.

Guadagnino è da sempre attratto dall'Horror, che è Cinema dei Sensi; si veda Suspiria, il suo film del 2018 che omaggia il film di Argento, realizzato con una grandissima Tilda Swinton e la colonna sonora di Thom Yorke dei Radiohead.

Per quanto appassionato di Horror, comunque il regista ci va cauto, non indugia nel Gross-Out perché non è di questo che vuole parlare.

Film molto romantico, totalmente incentrato su Amore & Morte, conferma qui un grande regista. I due giovanissimi emarginati si amano e attraversano il dolore per amarsi: nella visione di Guadagnino l'amore attraversa sempre il dolore. Bones and All è molto interessante e non è un film sul cannibalismo, (come qualcuno ha scritto): il cannibalismo è soltanto una metafora. Infatti, il delicato, perfetto Chalamet ha l'aspetto di un tossicodipendente e la sua sessualità queer è border-line rispetto alle convenzioni dell'epoca: elementi di esclusione. L'opera è una parabola su povertà e ribellione; è sia metafora della marginalizzazione degli adolescenti, che non si possono integrare nelle politiche identitarie prevalenti e restano emarginati dal contesto sociale, sia fotografia della povertà sociale.

Povertà che arriva fino al fenomeno dell'homelessness, -si vedano i molti interni di case spoglie, modeste e provvisorie su cui le scene indugiano. I due co-protagonisti sono senza casa, senza un riparo, in fuga: due ragazzi fuorilegge.

Ed è la lotta per la sopravvivenza che ti lascia addosso una "fame" costante. Il film è naturalmente anche un film di formazione, un Coming of Age, diciamo per due terzi della narrazione. L'ultimo capitolo, quando i due ragazzi si assestano, ("You want to be people? Let's be people"), è puro Horror Romance, che -tipicamente- irrompe nella presunta "normalità". Noi siamo molto affascinati dal genere Horror Romance, la materia è quella dei film sui Vampiri.

I dialoghi non li ha scritti Guadagnino, pensiamo, perché non è madrelingua e il suo non è un inglese che renda possibile questa autenticità linguistica del MidWest. Il co-writer per questo film, e per altre opere in precedenza, è David Kajganich, autore di Cinema, che arriva proprio dal MidWest. Inoltre, il film è basato sul romanzo di Camille DeAngelis, scrittrice nordamericana quarantenne, (parte dei dialoghi arriva dal romanzo). DeAngelis ha scritto un romanzo bestseller per ragazzi, (Young Adults, secondo la perfetta dicitura inglese), per parlare di questi temi ai teenager: femminismo, solitudine, disgusto di sé, (che va parecchio oltre la mancanza di autostima e l'insicurezza che colpisce molti giovanissimi con famiglie disfunzionali e spaccate), più il problema del mangiare carne. Il romanzo abbraccia il veganesimo, uno stile di vita scelto da molti giovanissimi negli USA, tema che però Guadagnino sfiora soltanto. Rispetto a quest'ultimo tema, si veda la scena nel mattatoio, quando Maren dice "A volte penso che ciascuno di questi animali ha una madre e un padre". Tuttavia, Guadagnino sfuma e alleggerisce totalmente sulla questione animalista. Invece, il tema del femminismo è molto presente, come si conviene agli USA attuali, e Maren più volte afferma al suo amato Lee di voler decidere per se stessa. Il disgusto di sé, il senso di inadeguatezza e di non-appartenenza alla società e la solitudine adolescenziali, chiaramente, sono temi centralissimi nel film.

Maren, con i suoi tragici problemi, pensa -come tutti gli adolescenti: “I thought I was the only one” e quando esce nel mondo scopre che vi sono tanti altri come lei.

La narrazione sui cannibali è molto ben fatta, avventurosa: sono una comunità dispersa e segreta che pare darsi un codice etico: "Never, ever eat an eater".


Il viaggio di questo road movie si sviluppa dalla Virginia al Minnesota, va in Ohio, nel Kentucky e in altri Stati.

(Qualcuna delle ripartenze del road movie stanca un minimo, non è così 'desiderata dallo spettatore' come di solito avviene nei road movies. Forse, in alcuni istanti, il dinamismo non è ben amalgamato alla pensosità del dramma.) L'attore britannico Marc Rylance è stratosferico, come sempre! Particolarmente eccellente nella scena in cui si presenta con il suo personaggio Sully e compare per la prima volta, fortemente disturbato e disturbante. (Il primo momento in cui un attore compare nel film è sempre essenziale, da guardare attentamente.)

Bravissimo anche a recitare uno strascicato accento americano. Amiamo ricordarlo come Rudolf Abel in Bridge of Spies di Steven Spielberg, 2015.


Guadagnino da prova di essere un grande, anche quando ci introduce il personaggio di Chalamet: nonostante Timothée sia un divo acclamatissimo, non possiamo vedere il suo volto e l'attore non gode di una inquadratura frontale in primo piano per un bel po' di minuti da quando compare sullo schermo. Perché è un personaggio ombroso e problematico e ha cose da nascondere, (tragedie in famiglia e un po' per volta scopriremo chi le ha causate); e perché Guadagnino non cerca in questo film soluzioni facili e facilmente commerciali, non spende, in una perfetta scelta stilistica autoriale, fin dal primo minuto la bellezza e la fama del suo attore per attrarre l'audience.

Invece indugia moltissimo sulla bella e bravissima Taylor Russell, che non smette mai di filmare, la cinepresa si stacca raramente da lei, in una sorta di 'innamoramento'. Tuttavia lo sguardo sulla ragazza non è mai voyeuristico. La ragazza è anche molto elegante e già Grunge, la bella Maren che legge tanti eccellenti romanzi, (Tolkien e altri autori).

L'intero cast è notevole, tutti gli attori recitano magnificamente. Menzioniamo in particolare le bellissime performance di André Holland, il padre di Maren, già apprezzato in Selma e in Moonlight; Jessica Harper, la "nonna" di Maren; Chloë Sevigny, nel personaggio di Janelle Kerns, la madre psichiatrica ("The world of love wants no monsters in it, so let me help you out of it.").

I due pazzi che arrivano nella foresta con un fuoristrada e sorprendono i due giovani nella notte, si fingono amici, portano birre, -uno è un ex-poliziotto non eater ed è proprio colui che teorizza il pasto "bones and all"-, ricordano le situazioni terrificanti del capolavoro di John Boorman, Deliverance, (Un Tranquillo Weekend di Paura), 1972, dove però i folli erano meglio dissimulati, più ingannevoli.

Molto bella la fotografia di Arseni Khachaturan, che -lungi dall'adottare uno sguardo Vintage- azzecca una perfetta atmosfera Eighties.

Ci sono proprio alcune scene che paiono girate negli Anni Ottanta, come qualità, impostazione dell'inquadratura e stile dell'immagine.

I colori scelti sono malinconici. Guadagnino sceglie sempre la posizione migliore per la sua cinepresa per raccontare quello che sta per succedere nel film. La colonna sonora è intelligente, non invadente, è firmata da Trent Reznor, il polistrumentista e compositore, fondatore dei Nine Inch Nails.

Molto bella la scena con la canzone dei Kiss, Lick It Up (1983). Un film notevolissimo, da non perdere.


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This film is very good, a very strong, unusual, and shocking story. Dramatic movie, the genre is Horror Romance and it's also a Road Movie. Mr. Guadagnino has always been attracted to Horror, which is 'Cinema of the Senses'; just think of Suspiria, his 2018 movie that pays homage to Argento's film, with great Tilda Swinton and Radiohead's Thom Yorke's soundtrack. As fond as he is of Horror, however, the director stays wary, does not linger in Gross-Out genre, because that is not what he wants to say. It's a very romantic film, totally focused on Love & Death, and it confirms a great director. The two very young outcasts go through pain in order to love each other: in Guadagnino's vision, love always goes through pain. Bones and All is very interesting and is not a film about cannibalism, (as some perhaps insipiently wrote): cannibalism is a metaphor. In fact, the delicate, perfect Chalamet looks like a drug addict and his queer sexuality is borderline to the conventions of the time: elements of exclusion. The drama is a parable about poverty and rebellion; it is both a metaphor for the marginalisation of adolescents, who cannot integrate into the predominant identity politics, and remain marginalised by the social context, and a snapshot of social poverty, right up to the phenomenon of homelessness, -see the many interiors of bare, modest, temporary houses on which the scenes linger. The two co-protagonists are homeless, shelterless, on the run: two outlaw kids. And the struggle for survival is exactly what leaves you with a constant "hunger". Obviously, the film is also a Coming-of-Age story, -say- for two-thirds of the narrative. The last chapter, when the two kids settle down, ("You want to be people? Let's be people"), is pure Horror Romance, typically horror is breaking in the supposed "normalcy". We are very fascinated by the Horror Romance genre, the subject matter being that of Vampire movies.

Guadagnino did not write the dialogues, we think, because he is not a native speaker of the English language, and his English could not make this MidWest linguistic authenticity possible. His co-writer for this film, and for other works before it, is David Kajganich, Cinema author, who comes right from the MidWest area. Also, the film is based on the novel by 40-year-old North American writer Camille DeAngelis (some of the dialogues come from her novel). DeAngelis wrote a bestselling book for Young Adults to speak to teens about issues like feminism, loneliness, self-loathing, (which goes quite a bit beyond the lack of self-esteem and insecurity that unfortunately affect many young people in dysfunctional and broken families), plus the issue of eating flesh. The novel embraces veganism, a lifestyle chosen by lots of very young people in the U.S., however that's a theme that Guadagnino slightly touches on. See the scene in the slaughterhouse when Maren says, "Sometimes I think that each of these animals has a mother and a father). The director does not elaborate the animal issue further. Instead, the theme of feminism is very present, as befits the current U.S., and Maren repeatedly tells her beloved Lee that she wants to choose for herself. Clearly, self-loathing, a sense of inadequacy and a sense of non-belonging in society, and adolescent loneliness, are central themes in the movie. Maren, with her tragic problems, thinks like all teenagers do, "I thought I was the only one", but when she goes out into the world she discovers there are many others like her. The narrative about the cannibals is very well told, and adventurous: they are a dispersed and secretive community that seems to give themselves a code of ethics: "Never, ever eat an eater." The journey of this road movie unfolds from Virginia to Minnesota, goes to Ohio, Kentucky and other States. (Very few moments of the road actions are slightly tiresome, and not as 'desired by the viewer' as it is usually the case in road movies. Perhaps, in few moments, the dynamism is not well blended with the thoughtfulness of the drama.) British actor Marc Rylance is stratospheric, as always! He is particularly excellent in the scene where his character Sully first appears, highly disturbed and disturbing. (The first moment when an actor appears in a film is always essential, and is to be watched carefully.)

He's also very good at playing a drawling American accent.

We love to remember him as Rudolf Abel in Steven Spielberg's Bridge of Spies, 2015.

Guadagnino proves his talent also when he introduces us to Chalamet's character: although Timothée is a highly acclaimed star, we cannot see his face, and the actor does not benefit from any frontal close-up framings for quite a few minutes since he first appears on screen. Because he is a shady and troublesome character and has something to hide, (family tragedies, and little by little we will find out who caused them); and because the director, in a perfect authorial stylistic choice, does not look for easily marketable solutions in this film, he does not need to invest only on his actor's beauty and fame to attract the audience.

Instead the directors lingers a great deal on the beautiful and very talented Taylor Russell, whom he never stops filming, the enamoured camera rarely detaching from her. However, the look on the girl is never voyeuristic. The beautiful Maren, very elegant with her early Grunge outfits, reads many excellent novels, (Tolkien and other authors). The entire cast is remarkable, all the actors perform beautifully. We particularly emphasize the wonderful performances of André Holland, whom we admired in Selma and in Moonlight, as Maren's father; Jessica Harper, as Maren's "grandmother"; and Chloë Sevigny, as Janelle Kerns, the psychiatric mother ("The world of love wants no monsters in it, so let me help you out of it.").

The two crazies that arrive in the forest in an all-terrain vehicle and surprise the two kids in the night, pretending to be friendly, bringing beers, -one is a non-eater ex-cop and is precisely the one who theorises the "bones and all" meal-, are reminiscent of the terrifying situations in John Boorman's masterpiece, Deliverance, (Un Tranquillo Weekend di Paura), 1972, where, however, the crazies were better disguised, and more deceptive. The cinematography by Arseni Khachaturan is very beautiful.

Far from adopting a Vintage look, it expresses a perfect Eighties atmosphere. Some scenes look as if they were shot in the Eighties, in quality, framing setting and image style. The colours opt for melancholy. Guadagnino goes for the best position for his camera to tell what is going to happen in the film. The soundtrack is quite smart, and non intrusive, created by Trent Reznor, the multi-instrumentalist, and songwriter, founder of Nine Inch Nails.

The scene with the Kiss song, Lick It Up, (1983), is very good. A most remarkable film, not to be missed.



la scena nel mattatoio / the sloughterhouse scene



il regista Luca Guadagnino con i suoi due protagonisti a Venezia

director Luca Guadagnino with Taylor Russell and Timothée Chalamet in Venice


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1 komentarz


marzianof
14 gru 2022

Spesso le recensioni mi fanno passare la voglia di vedere il film.


Tu hai la capacità di raccontare quasi tutto ma spronando con un invito alla curiosità.

Polub
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