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Writer's picturePlanet Claire

40 TFF Fuori Concorso SHE SAID di Maria Schrader (USA, 2022),

Updated: Nov 28, 2022

la regista di Unorthodox e la storia vera del caso Weinstein, che ha dato l'avvio al movimento Me Too.

Il film vede tra i vari produttori esecutivi anche Brad Pitt.


Il film ha l'andamento di un thriller di giornalismo investigativo e la ricostruzione dei fatti reali è particolarmente accurata.


Maria Schrader, tedesca, regista e sceneggiatrice, ha un passato di attrice, che le permette un approccio empatico con le sue attrici: qui le ha supportate nel prendersi i rischi connessi all'interpretare persone reali viventi, al portare sullo schermo la realtà, pur consapevoli che si tratta di una interpretazione artistica.


Per entrare ciascuna nel proprio personaggio, le due attrici protagoniste Carey Mulligan, (adorabile in Inside Llewyn Davis dei Fratelli Coen, 2013), e Zoe Kazan, (la nipote del grande Elia Kazan), hanno instaurato un rapporto di fiducia e di strettissima collaborazione con Megan Twohey e Jodi Kantor, le giornaliste investigative che hanno condotto l'inchiesta sugli abusi di Weinstein.

Tutto questo procedimento creativo è ben fatto e le scene dalla vita privata delle due giornaliste sono ben costruite, equilibrate, sobrie: molto lontane da qualsiasi "pettegolezzo".


Due donne giornaliste investigative in un film non si erano ancora viste: siamo abituati a vedere uomini in tali ruoli. Carey Mulligan interpreta la giornalista del New York Times Megan Twohey; Zoe Kazan interpreta la collega Jodi Kantor.


Fatto sta che Twohey e Kantor riuscirono a infondere sufficiente coraggio nelle donne vittime delle esperienze traumatiche affinché riuscissero a testimoniare: senza queste testimoni-chiave l'inchiesta non si sarebbe potuta chiudere e Weinstein non sarebbe stato infine fermato, messo in galera, condannato.


La regista dice: "We all carry our own story.", ciascuna donna si porta dentro un trauma legato al sistema patriarcale vigente.

Attentissima a non mostrare le violenze, continua: "I don't want to depict violence again." Non intendo mostrare le violenze sessuali in questo film, come già non avevo mostrato la sessualità disfunzionale in Unorthodox.

Schrader non intende alimentare l'immaginario abusante perpetrato ai danni delle donne, altresì consapevole del 'fascino' che può avere chi commette questi reati.

Parimenti molto interessante la scelta creativa della regista di non mostrare nel film alcuna immagine di Weinstein: la decisione di non dargli voce o tempo sullo schermo è l'efficace 'game changer'. Il mostro è finalmente ridotto ai minimi termini.


Il film, distribuito da The Universal, inserisce un livello di partecipazione senza precedenti da parte delle vittime, che hanno contribuito in vari modi alla realizzazione del progetto: dal fornire documenti, al comparire in voce, (per esempio con registrazioni telefoniche), fino al comparire direttamente sullo schermo.


La speranza è che i milioni di donne abusate sul luogo di lavoro possano trovare sollievo e potersi difendere.




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