VANGELO SECONDO MARIA di Paolo Zucca è presentato al 41 Torino Film Festival fuori concorso
durata 103'
Il film è basato sull'omonimo romanzo del 1979 della scrittrice italiana Barbara Alberti, oggi ottantenne, personaggio televisivo tuttora sulla cresta dell'onda; anche sceneggiatrice di Cavani, Samperi, Guadagnino.
Il regista ha realizzato il lavoro di scrittura del film insieme all'autrice Barbara Alberti e al produttore e sceneggiatore cinematografico Amedeo Pagani, (marito di Alberti).
Maria è una ragazzina della Galilea, ebrea, figlia di poverissimi pastori. Conosce i segreti della natura e sogna una vita avventurosa alla scoperta di mondi lontani, ... l'Egitto, la Biblioteca di Babilonia, ... verso cui vuole fuggire in sella a un asino, vestita da ragazzo. È una fanciulla ribelle che desidera la conoscenza, negata alle femmine, vuole apprendere la lingua greca, vuole capire il funzionamento della meridiana, sogna di ricevere una istruzione, corre alla Sinagoga per apprendere le storie del Libro delle Scritture. Dalla sua prospettiva di vergine violata dal dio, il lieto annuncio della nascita di un redentore dell'umanità si trasforma per lei in un destino non cercato, non voluto, non suo. Barbara Alberti scrive una Maria femminista, coraggiosa artefice della propria esistenza, una Maria cui viene restituita una sessualità e, per la prima volta nella Storia, una indipendenza di giudizio! Maria è una giovane donna che si interroga sul significato di una morale dominante che costringe alla rinuncia di sé, una morale che le nega la conoscenza e il diritto alla costruzione di una propria verità sul mondo. Ha detto Barbara Alberti in una recente intervista: «(...) la Madonna ci veniva raccontata come una icona dell’obbedienza. Era la regina dei cieli ma in realtà era una serva assoluta, una ragazzina che per destino dovrà soltanto piangere. Una donna che doveva partorire senza conoscere l’uomo, che poi doveva soffrire per la morte di suo figlio, insomma, l'indicazione che veniva data alle donne era di piangere. Credo che noi donne possiamo essere meglio di una figurina del dolore».
Una tematica destinata a fare scandalo, che invece nella sapiente visione del regista trova una realizzazione di notevole classe, scevra da qualsiasi forzatura. Zucca esprime un apprezzabile equilibrio nel realizzare l'opera.
Il regista è già autore nel 2009 di un cortometraggio in b/n, L'Arbitro, che vinse il prestigioso premio nazionale David di Donatello e il premio della giuria al Festival international du court métrage de Clermont-Ferrand, divenuto poi nel 2013 l'omonimo lungometraggio con Stefano Accorsi, presentato alla Mostra di Venezia.
Zucca aveva incontrato la scrittrice, che ammirava il suo stile visivo e lo aveva cercato proprio per portare al cinema il suo romanzo con quel tipo di visione.
Il regista, leggendo il libro, ne comprende la forza immaginifica, accetta l'incarico di Alberti e comincia a lavorarci.
Porterà infine fedelmente sugli schermi questo romanzo di quarantacinque anni fa, sul tema -purtroppo attualissimo- della libertà di essere della donna in una società misogina.
In questa società del passato remoto, le cose per le donne erano altrettanto complicate, altrettanto intrise di potere, privilegi e politica come nei secoli successivi e fino a oggi. Le voci rivoluzionarie spesso restavano ai margini. Vangelo secondo Maria è una storia sovversiva e il regista ricrea la carica provocatoria del romanzo originale, ma mantiene un profilo sobrio.
In particolare, è eccellente il lavoro di modernizzazione dei personaggi: i dialoghi e gli atteggiamenti non scadono mai nel colloquiale quotidiano attuale, (difetto di molti film che raccontano oggi un mondo remoto nel tempo), che Zucca evita attentamente.
Lavora molto con i suoi attori per trovare il difficile bilanciamento tra passato e presente, tra storia, mito e temi contemporanei. Il risultato di questa accortezza è un film che esprime saggezza, misura, armonia, bellezza. Il lungometraggio è ambientato in una Sardegna molto affascinante che rimanda al deserto abitato dalle tribù di pastori raccontati nella Bibbia. Il regista sardo sceglie la sua terra e spiega: «Abbiamo cercato di evocare il mondo antico e la Sardegna è stata fondamentale con il suo patrimonio archeologico e linguistico. Gli attori che parlano sardo si portano dietro un modo di muoversi, una gestualità legata all'antichità. (...) Il gergo delle donne attorno alla fontana, che sono le pettegole, il coro greco, restituisce un senso ancestrale».
Il film è girato tra paesaggi aspri e luoghi antichi, un nuraghe o una chiesa paleocristiana, e in spazi progettati e costruiti ad hoc dallo scenografo Luciano Cammerieri, come l'interno della grotta in cui vive Giuseppe.
Il film descrive un mondo primitivo, arcaico, violento, grezzo e superstizioso, affollato di uomini e donne del popolo, personaggi visti in una chiave un po' pasoliniana. Gli attori protagonisti Benedetta Porcaroli, vestita di un saio azzurro e color sabbia del deserto, è una Maria impertinente, insofferente, vivace e istintiva. La ragazza è una proto-femminista. Rinchiusa in una società che la vuole soltanto moglie sottomessa e madre, si ribella con irruenza all'ingiustizia della sua condizione di donna e desidera fortemente diventare libera attraverso la conoscenza.
Rifiuta un ricco e vantaggioso pretendente e poi trova nel saggio e anziano Giuseppe un maestro, che la sposa non per imprigionarla ma, al contrario, per scioglierne le catene grazie al potere dell'istruzione.
Per la ragazza Maria, l'angelo dell'Annunciazione è soltanto un altro uomo che vuole disporre del suo corpo, rendendola gravida, e cancellando la sua vita. Maria si immagina già statua sacra in processione e questo non le piace.
Alessandro Gassmann da una magnifica performance, molto ispirata. È un Giuseppe buono, profondo, compassionevole, un mentore e un compagno di vita che si lega a una donna con il desiderio di dare una direzione alla sua intelligente curiosità.
«Giuseppe, – dice Gassmann intervistato qui a Torino al TFF– è molto terreno e riconoscibile anche nella società di oggi, sa tanto perché ha viaggiato e ha incamerato cultura. Un uomo solo che ha difficoltà a trovare persone con cui dialogare di altro che non sia il peso di una pecora. In questa ragazza così vogliosa di libertà e conoscenza trova un motivo per andare avanti nella sua vita e risolvere la sua esistenza. È un film coraggioso come mi piacerebbe ce ne fossero di più.»
«Ho amato molto la sceneggiatura, così come il romanzo del 1979 scritto da Barbara. Mi piaceva questa rilettura in chiave così moderna. La sfida era farne un personaggio riconoscibile dal pubblico di oggi.»
«Penso che ci vorrebbero più uomini come Giuseppe nella nostra società, ce ne sono troppo pochi», aggiunge Gassmann.
Zucca realizza un film poetico e convincente, tra immaginazione e realtà, con molte scene belle e efficaci, alcune lodevoli nella loro semplicità.
Molto bella visivamente la scena in cui Giuseppe nella capanna incomincia a insegnare la Storia a Maria e le mostra i personaggi di cui le sta raccontando. Usa delle meravigliose figurine che proiettano la loro ombra sul muro: abbiamo così modo di ammirare le incantevoli sagome della torinese Compagnia Controluce Teatro d'Ombre.
Il lungometraggio è prodotto da La Luna, Indigo Film, Vision Distribution. Vangelo secondo Maria uscirà al cinema nella primavera 2024: da vedere assolutamente.
Dopo il passaggio nelle sale, il film sarà su Sky.
Alessandro Gassman è un magnifico Giuseppe
Benedetta Porcaroli è la Vergine Maria, un personaggio perfetto
Maria con Giuseppe
Maria (Benedetta Porcaroli). I costumi di Beatrice Giannini sono perfettamente intonati al paesaggio, in una osmosi stilistica molto bella.
Le bellissime sagome del Controluce Teatro d'Ombre di Torino, protagoniste di tanti meravigliosi spettacoli teatrali, hanno anche una elegantissima presenza cinematografica.
L'autrice Barbara Alberti, splendida ottantenne
il regista Paolo Zucca
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