Prodotto da Netflix che lo ha fatto uscire in Italia il 26 marzo 2020, consigliamo di vedere questo film. E' una mini-serie in quattro episodi.
La protagonista è l'attrice israeliana Shira Haas, una giovanissima donna minuscola, -alta 1,50 e magrolina, 23 anni-, ha la fisicità perfetta. Rigida, impacciata, quasi rachitica, quasi 'storpia', tanto è segregata nel corpo, all'inizio del film, nella comunità Hassidica ultraortodossa di Williamsburg, nella città di Brooklyn, NYC.
La ragazza avrà poi modo di liberarsi e trovare la -dapprima goffa- gioia anche del movimento fisico dopo essere arrivata nel meraviglioso melting pot di Berlin, per poi conquistare progressivamente la padronanza di sé come donna e come individuo che sceglie il proprio destino.
Attrice bravissima, Shira Haas porta in vita un personaggio che rimane nella memoria; immaginario, ma basato e ispirato, per una buona porzione, da una storia vera nata all'interno di questa comunità chiusissima, fondata meno di ottant'anni fa, che paiono trecento, da ebrei profughi dell'Ungheria, sopravvissuti all'Olocausto, che sono rimasti di lingua Yiddish.
Molto bello anche il personaggio della maestra di pianoforte a Brooklyn, che tramite l'arte, la musica, fa comprendere a Esther che i cancelli invisibili che la tengono prigioniera sono nella mente; e di Amit Rahav, che interpreta il marito Yanky Shapiro, che tenta disperatamente di comprendere la diversità della moglie.
Non pensate sia una storia risaputa e banale, è invece avvincente e fatta molto bene. In particolare, è una storia di personaggi. E ogni personaggio è ben scritto e ben realizzato, il casting è fatto in modo ammirevole, tutti recitano bene e tutti hanno le physique du rôle.
E' impressionante osservare che Williamsburg, quartiere molto chic e hip del borough di Brooklyn, abbia in sé anche questa vita così arcaica, un mondo dentro un mondo, dentro un mondo, dentro un mondo. NYC è come una matrioska e ogni mondo del pianeta New York City ha facoltà di mantenere intatta la propria identità, nel bene e nel male, in un conservatorismo estremo, perfettamente funzionante all'interno di un pianeta in tale rivoluzionario movimento da paradossalmente consentire queste derive, in una apoteosi della assoluta libertà di ciascun gruppo etnico, anche la libertà di non integrarsi.
Produced by Netflix which released it on March 26, 2020, we recommend seeing this movie right away. It's a four-episode mini-series.
The main character is the Israeli actress Shira Haas, a tiny young woman (1.50 mt. tall and skinny, 23 years old), she has the perfect physicality. Rigid, clumsy, she is so segregated in her body, that she looks almost rickety, almost "crippled", at the beginning of the film, in the ultra-orthodox Hassidic community of Williamsburg, in the city of Brooklyn, NYC.
The girl will later be able to free herself and find the joy of the body movement - awkwardly at first - upon arriving in the wonderful melting pot of Berlin, and then she'll gradually gain mastery of herself as a woman and as an individual who chooses her own destiny.
Excellent actress Shira Haas brings to life a character that will be remembered; this young woman character is fictional, but based and inspired, for a good portion, by a true story happened within this very closed community, founded less than eighty years ago, -which feel three hundred years-, by some Jewish refugees from Hungary, survivors of the Holocaust , who have remained Yiddish-speaking since.
The character of the piano teacher in Brooklyn is also very beautiful, she is the one who, through art and music, makes Esther understand the invisible gates that hold her captive are in the mind; and Amit Rahav, who plays Esther's husband Yanky Shapiro, desperately trying to understand his wife and cope with her being different.
Do not think this is a predictable story, it is a compelling and very well told story. Each character is well written; the casting is admirable, everyone performs well and everyone has the physique du rôle.
It is impressive to observe that Williamsburg, a very chic and hip area in the borough of Brooklyn, also contains this archaic life, a world within a world, within a world, within a world. NYC is like a matryoshka and every world on the planet New York City has the right to maintain its identity intact, for better or for worse, in an extreme conservatism, which is perfectly functioning. NYC is a planet so revolutionary that paradoxically allows these drifts , in an apotheosis of the absolute freedom of each ethnic group, which also includes the freedom to not integrate.
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