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Writer's picturePlanet Claire

THE ZONE OF INTEREST di Jonathan Glazer (UK, 2023)

Updated: Mar 19

titolo italiano: La Zona di Interesse

regia di Jonathan Glazer

direttore della fotografia Łukasz Żal

colonna sonora Mica Levi

durata: 1h45'


Un film bellissimo, molto importante da vedere.

Un film che non si potrà dimenticare.

Racconta una storia della notoria 'banalità del Male', come la definisce il pensiero della filosofa Hannah Arendt,  (A Report on the Banality of Evil, 1963), per cui il Nazismo condusse uomini banali a compiere male atroce con una indifferenza spietata.


Il regista Jonathan Glazer, londinese le cui origini riconducono alla fuga dei suoi antenati durante i pogrom dell'Impero Russo a inizio Novecento, realizza il film con maestria e uno sguardo contemporaneo fuori dal comune.


Aveva già colto nel segno con il suo film Under the Skin (2013), tratto dall'omonimo bellissimo romanzo di Michel Faber.


L'aspetto più importante di The Zone of Interest, come i nazisti chiamavano l'area intorno a un campo di concentramento (Das Interessengebiet“), sta nel modo in cui il film è stato inventivamente girato. Glazer ha voluto un set in cui gli attori non sapessero esattamente dov'erano le cineprese, che erano nascoste come in un reality show, e la troupe non lavorava sulla scena in modo visibile agli attori. Questa tecnica conferisce all'opera un grande senso di realtà e toglie spettacolarizzazione al dramma. Glazer aggiunge realismo girando il film in una casa realmente ubicata ai confini con il Konzentrationslager, trasformandola con lungo e accurato lavoro preparativo in una casa molto simile a quella che la famiglia del comandante SS Höss abitò. In ogni fotogramma del film, Glazer ci parla del sottile orrore del condividere lo spazio fisico domestico con il luogo-chiave della efferata Soluzione Finale nazista.

Il direttore della fotografia è l'eccellente Łukasz Żal, polacco, che ha utilizzato in quest'opera la luce naturale per restituire allo spettatore una Auschwitz non "anestetizzata", non romanzata, veritiera nella sua crudezza.


La giovane compositrice e cantautrice londinese Mica Levi, già collaboratrice di Glazer in Under the Skin, ha realizzato una colonna sonora potente e perfettamente sconvolgente, che fin dal "prologo" del film, bellissimo, privo di immagini e soltanto sonoro sullo schermo nero, dice esattamente questo orrore.


Anche The Zone of Interest è adattato da un romanzo, omonimo, di Martin Amis, che tuttavia per Glazer è soltanto un’ispirazione, al punto che la storia di questo film diventa quasi una storia originalmente creata dal regista.

Glazer basa il suo film anche molto sulla vera vicenda di Rudolf Höss, il famigerato comandante SS che diresse per anni le operazioni di genocidio a Auschwitz e fu uno dei più efficienti organizzatori dello sterminio di massa voluto dal partito nazista.

Dopo che nel Konzentrationslager erano già stati annientati, sotto la sistematica direzione del comandante Höss, circa 2.500.000 perseguitati, il Reich gli affidò, come viene detto verso la fine del film, l'assassinio di 430.000 ebrei ungheresi, che furono trasportati a Auschwitz e uccisi in meno di due mesi nel 1944.


Il comandante Rudolf Höss (l'attore tedesco Christian Friedel) ha moglie, Hedwig, cinque bambini e un cane, un Weimaraner nero: innamorati della campagna polacca, si costruiscono una bucolica "vita da sogno" accanto al luogo di lavoro del marito, il Konzentrationslager di Auschwitz. 

Si installano, con servitù domestica, in una villetta borghese, circondandola di un curatissimo giardino fiorito, confinante con il campo di concentramento.

Höss ha devozione e zelo assoluti verso l'obiettivo del genocidio e mostra una freddezza apatica e un terrificante distacco verso gli orrori del campo di concentramento.

Lo stesso orribile distacco emotivo osserviamo nella moglie Hedwig, la brava attrice tedesca Sandra Hüller, già premiata come Migliore Attrice Protagonista in Anatomie d'une Chute di Justine Trier. Hedwig ha avuto il permesso di curare il giardino della villetta, ove vi è pure una serra; innamorata del suo eden fiorito, è compiaciuta del titolo ufficioso di  "Regina di Auschwitz". 

La famiglia non è ignara o inconsapevole degli orrori. Anzi, ne approfitta con soddisfazione: arrivano pellicce, gioielli, abiti, profumi lussuosi, tutto recuperato dalle vittime di Auschwitz.  Tutti sono perfettamente al corrente di ciò che accade e hanno verso la estrema tragedia una indifferenza agghiacciante.

Dalla prima scena, avvertiamo che il tono di voce delle conversazioni familiari è apatico e privo di affettività. Intorno alla loro casa si sentono giorno e notte urla, spari, rumori sinistri, provenienti da oltre il muro con il filo spinato. La famiglia ci convive e li ignora. 

Rudolf va a cavallo nelle campagne con il figlio maggiore. La famiglia va a fare i pic-nic sulle rive del fiume, godendo di un idillio con la natura. 

Il comandante e padre di famiglia si accorge che nel fiume ci sono frammenti di ossa e altro materiale cadaverico umano che è stato portato a valle dal campo dí concentramento e ordina bruscamente ai suoi i bambini di uscire fuori dall'acqua dove stavano giocando e tornano rapidamente a casa a lavarsi.

Le mogli naziste chiacchierano in cucina facendo pettegolezzi e parlando in modo frivolo dei vestiti recuperati dalle ebree ammazzate.

La madre di Hedwig viene in visita e ne sarà sconvolta.

Il marito, in segreto, obbliga a incontri sessuali una giovanissima detenuta.

La vita familiare prosegue lasciando trapelare la sua disfunzionalità: una figlia piccola è sonnambula, un figlio preadolescente ha imparato l'infida arte del sadismo verso il fratellino, i bambini giocano con i denti semi-carbonizzati delle vittime e odono di là dal muro, educati a un tacito assenso, le violenze estreme e immotivate che avvengono.

Noi spettatori non entriamo mai nel campo di concentramento. Il film è totalmente sull'essere fuori, accanto all'orrore, e accettarlo, contribuirvi.

 

Glazer ha fatto accurate e prolungate ricerche per questo film. Il personaggio della ragazza polacca, (interpretata da Julia Polaczek), che la notte sparge in segreto mele nascondendole nel terreno per aiutare i prigionieri che lavorano nei campi a sopravvivere è ispirato a  Aleksandra Bystroń-Kołodziejczyk, testimone dell'olocausto, che il regista incontrò durante le fasi preparative del film, durate dieci anni. La casa, la bicicletta, i vestiti della ragazza nel film appartennero alla vera eroina della resistenza polacca. “She lived in the house we shot in. It was her bike we used, and the dress the actor wears was her dress. That small act of resistance, the simple, almost holy act of leaving food, is crucial because it is the one point of light. It felt impossible to just show the utter darkness, so I was looking for the light somewhere and I found it in her. She is the force for good.”

Le affascinanti scene in notturna in cui il personaggio compare sono state girate in negativo con una cinepresa termografica ad alta risoluzione che fa luccicare il personaggio nel buio. Sono scene fatate, magiche, un raro momento di sollievo nel terrificante e monotono sviluppo della vicenda.


Nel suo discorso di accettazione dei due Oscar, (Best Sound e Best International Feature: Migliore Colonna Sonora e Miglior Film Internazionale), il regista Glazer ha dedicato la sua opera a questa donna polacca definendola "the girl who glows in the film as she did in life.  I dedicate this [award] to her memory and to her resistance.", ("la ragazza che brillò di luce nel film come nella vita. Dedico questo premio alla sua memoria e alla sua resistenza").


Il film è interessantissimo per il suo approccio molto inconsueto: il non-detto, soltanto sfiorato a parole, il non-visto, soltanto intuito, soltanto udito, soltanto confusamente intravvisto, il nascosto, l'eluso sono gli elementi che rendono, paradossalmente, fortissimo l'impatto con questa drammatica storia.


Nutro gratitudine e ammirazione verso il regista Jonathan Glazer per questa preziosa opera e per il suo grande talento ideativo che ci porge la Storia in maniera non didascalica e estremamente significativa.


Il personaggio di Höss grida vendetta. Vendetta che fu compiuta nel 1947 per impiccagione, dopo il processo di Nuremberg, e che fu orchestrata riportando intenzionalmente in Auschwitz il suo comandante, reo confesso di tre milioni di omicidi.





L'attrice Sandra Hüller è la protagonista Hedwig, moglie del comandante SS Rudolf Höss, con in braccio l'ultimo nato, nell'idillio del suo giardino.




Hedwig Höss si prova davanti allo specchio la preziosa pelliccia appena sottratta a una donna ebrea mandata a morte nel Lager di Auschwitz.

Il film sottolinea che il desiderio di impossessarsi dei beni di proprietà degli Ebrei è uno dei motori principali del progetto nazista di genocidio.




Nella bellissima scena iniziale del film, la famiglia Höss è andata a fare un sereno pic-nic nella campagna polacca intorno al Konzentrationslager di Auschwitz.










La fanciulla polacca nascosta nel buio della notte nasconde cibo per la sopravvivenza dei detenuti.





Questo personaggio è ispirato alla storia vera di Aleksandra Bystroń-Kołodziejczyk, testimone dell'olocausto, una ragazzina polacca che nottetempo cercava di aiutare i prigionieri.




Il regista Jonathan Glazer, nel centro della fotografia al Festival de Cannes 2023, con i suoi due protagonisti Christian Friedel e Sandra Hüller












La giovane compositrice e cantautrice londinese Mica Levi, già collaboratrice di Glazer in Under the Skin, ha realizzato una potente e perfetta colonna sonora.

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