A very theatrical Quentin Tarantino movie.
The Hateful Eight esce nelle sale italiane il 4 febbraio 2016, è un film bello e godibile. Non aspettatevi un Tarantino movimentato e avventuroso come Django Unchained (2012) oppure Inglorious Basterds (2009). E' un film claustrofobico e del tutto teatrale, completamente giocato sul linguaggio (in lingua originale). Assomiglia, tra gli altri film di Tarantino, a Reservoir Dogs.
Non aspettatevi un western alla Sergio Leone, che pure ne è l'ispiratore: di epici paesaggi si vede ben poco, e dall'inizio alla fine, tutto sommato, non succede un gran che. Il film si svolge, come su un unico palcoscenico teatrale, tutto in una stanza: la sala della locanda, la haberdashery, a parte i primissimi lenti minuti di magnifici esterni innevati, nel Wyoming.
Molto violento, come sempre in Tarantino, e completamente disperato, chiaramente però ironico e divertito, e questa volta radicalmente privo di qualsiasi morale.
C'è una scena pesantemente scabrosa, lo diciamo soltanto per avvisare gli eventuali genitori di non farlo vedere a ragazzini. Il nostro personale rating è no under 16 (come minimo) a causa di quella sola specifica scena, una narrazione grafica di Samuel Jackson.
La violenza in questo film è un po' da cartone animato, molto pesante, ma sempre un po' comica nelle conseguenze lapidarie.
Per gli appassionati linguisti, è divertente l'uso ottocentesco e gergale dell'inglese ed il concerto dei tanti accenti strascicati. Dal punto di vista dei dialoghi, il film è molto musicale.
Vagamente imbarazzante l'utilizzo di alcune parole troppo moderne, come ad esempio "paranoid": dubitiamo che nell'Ottocento, e comunque prima della psicanalisi, uno che avesse un sospetto ossessivo o una preoccupazione eccessiva ricorrente sarebbe stato definito "paranoico". (Tarantino fa spesso questi "errorini", come quando -anacronisticamente- fece parlare il villain Calvin Candie di Genetica al dr. Shultz in Django Unchained).
I personaggi intenzionalmente non sono approfonditi, sono degli standard, come nei B movie.
Canzone preferita: "There won't be many coming home" (1967) del grande Roy Orbison.
La colonna sonora è firmata dal Maestro Ennio Morricone, che finalmente vince l'Oscar per questo lavoro. Immaginiamo che felicità e che sballo per Quentin Tarantino lavorare con il Maestro, dopo aver idolatrato da sempre i grandi temi che Morricone creò per i Western di Sergio Leone.
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