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TENET di Christopher Nolan (USA, 2020)

Al cinema nelle sale italiane dal 26 agosto 2020, TENET, il nuovo film di Christopher Nolan.

Il regista britannico è autore del bellissimo Dunkirk (2017), della immaginifica trilogia di Batman, The Dark Knight (2005, 2008 e 2012), e di complessi e ammalianti grandi film di Fantascienza: Inception (2010), Interstellar (2014).

Lo abbiamo visto in anteprima in Francia, terra benedetta da un mercato cinematografico in anticipo di due o tre mesi rispetto al nostro, dove la distribuzione è arretrata e limitata.

È un film decisamente da vedere. Tenet è parola palindroma che in inglese significa “principio su cui si basa una teoria”, ma si richiama anche e soprattutto all'antico Quadrato del Sator, la misteriosa iscrizione latina, le cui parole danno emblematicamente il nome ai vari personaggi di questo film. Nel film ritroviamo impegnativi riferimenti culturali, innanzitutto le parole d'ordine degli agenti segreti sono poesia da "The Twilight Song" di Walt Whitman; prestate anche attenzione ai bellissimi dialoghi crepuscolari di Kat, la moglie dell'oligarga. Poi, tra una chiacchierata brillante e l'altra, si citano teoremi di Fisica, non sappiamo dire con quale proprietà... Il tutto è essenzialmente ispirato alla Fisica quantistica, come si conviene ai contemporanei film Sci-Fi, lungo il filone del ritorno dal futuro per cambiare il presente, cioè il futuro!

Su questo richiedente tessuto concettuale si innesta il film, spettacolare e d’avventura e turistico quanto basta, come un classico James Bond: cartoline da Mumbai, dalla Costiera Amalfitana, da Londra, dal parco eolico off-shore di Rødsand in Danimarca, etc. Incalzante e fragoroso, ricco delle tipiche immagini oscure sofisticate di Nolan, di una fotografia sublime, di una bellissima colonna sonora di musica contemporanea e noise, firmata da Ludwig Göransson, e d’un cast nettamente interessante.

Il figlio di Denzel Washington, John, sportivo riconvertito al cinema, è il Protagonista, così belloccio che fatica a esprimere espressività drammatica, ma non è colpa sua , è il suo aspetto di bel bambolotto. A tratti è anche abbastanza spiritoso.

La sofisticata Elizabeth Debicki, (vista in Widows, 2018), è la statuaria (1,90) elegante figura della moglie dell’oligarca russo Kenneth Branagh, eccellente nella scena delle minacce femminicide, (“Se non posso averti io, non ti avrà nessuno.”), che è un po' la chiave della trama di Tenet, con la tipica minaccia della distruzione del mondo. Il britannico Branagh è davvero un grande attore, basti ascoltare il suo accento russo, che riesce a imitare alla perfezione, (non è purtroppo infrequente, anche in film importanti, ascoltare attori famosi che sbagliano alla grande quando interpretano personaggi di altre nazionalità e lingue).

Bravo Robert Pattinson, il deuteragonista di etnia bianca del nero John Washington. Efficace il soldato Aaron Taylor-Johnson, quest’ultimo molto cresciuto dai tempi dell’ottima prova nei panni del giovane John Lennon (Nowhere Boy, 2009).

Immancabile il cammeo di Michael Caine, che con noncuranza e garbo molto posh offre una piccola e divertente lezione di moda e stile al Protagonista.

Il plot, concepito, anzi diremmo congetturato da Nolan durante lunghi anni, risulta un po’ confuso, o meglio è talmente complesso che occorrono almeno due visioni del film e occorre allo spettatore documentarsi un po' per riuscire a dipanare la trama.

Mereghetti sul Corriere ha scritto che Nolan è "uno dei registi più castigati del mondo per quanto riguarda l'erotismo". Noi invece pensiamo che non è tanto questione di essere castigati, la questione è tutt'altra: questo film ha tra gli altri pregi una qualità grandissima, un rispetto assoluto della figura della Donna, una visione del femminile finalmente nuova e adeguata. Immensi complimenti a Christopher Nolan. In «Tenet» non c’è una sola donna che è lì per fare la bellona, ma fanno le potenti soldatesse, le scienziate serissime, le geniali e etiche scopritrici di device nucleari, le miliardarie indiane a capo di imperi tecnologici, etc.; non c’è erotizzazione a scopo commerciale delle varie belle attrici, il protagonista non è un seduttore che non-deve-chiedere-mai, la bella da salvare non mostra tette e culo, infatti indossa una elegante camicia socchiusa sopra il bikini. Insomma Nolan è finalmente riuscito nell’intento brillantissimo e lodevole di fare un film dove i ruoli maschili e femminili sono equamente distribuiti in maniera non patriarcale; non si ammicca a nessuna seduzione convenzionale; non si usa il sex appeal delle varie dive per vendere il film: ce n’era davvero bisogno. Grazie, Christopher Nolan.






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