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Writer's picturePlanet Claire

Noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza

Updated: Nov 4

cortometraggio sul tema della della follia

PerSo - Perugia Social Film Festival 2024​, decima edizione, ottobre ​2024 nella città umbra.


Al festival perugino​, per la categoria Agorà, il vincitore è stata questo documentario sull'opera di Claudio Misculin.


​genere​: ​documentario

​regia e sceneggiatura​: Erika Rossi

​produzione​: Ghirigori Società Cooperativa

​durata​: 70 minuti


L’Accademia della Follia, la compagnia teatrale creata nel 1992 negli spazi dell’ex​-ospedale psichiatrico di Trieste dall’attore e regista Claudio Misculin nei primi anni Settanta, ha viaggiato in tutto il mondo ​con numerosi e applauditi spettacoli. Per oltre quarant'anni Claudio Misculin è stato il maestro, il condottiero, la guida dei suoi matt-attori, ​"matti di mestiere e attori per vocazione​". Con la sua morte improvvisa nel settembre del 2019, il futuro del gruppo sembrava incerto, ma la sfida di portare avanti la missione del "teatro della follia" è stata raccolta dai suoi attori, che continuano l'opera a cui Claudio dedicò la vita, ispirato dalla rivoluzione basagliana e dal movimento culturale che ne scaturì.

Franco Basaglia è stato uno psichiatra e intellettuale italiano che ha rivoluzionato il trattamento dei malati mentali, promuovendo la chiusura dei manicomi con la Legge 180 del 1978, conosciuta come Legge Basaglia. Ha introdotto un approccio umanitario e inclusivo alla psichiatria, restituendo dignità e diritti alle persone con disturbi mentali e portando alla chiusura i manicomi italiani​ e a una radicale revisione ​il trattamento dei pazienti psichiatrici.

Claudio Misculin è stato un attore, regista e drammaturgo italiano di grande spessore e il suo progetto artistico, la compagnia teatrale Accademia della Follia, ha intrecciato teatro e psichiatria in modo unico. Nato a Trieste nel 1954, Misculin è ricordato per il suo impegno a dare voce e spazio a chi viveva ai margini della società, in particolare le persone con problemi di salute mentale.

Claudio Misculin colse l'opportunità di creare uno spazio dove ex pazienti potessero esprimersi attraverso il teatro, trasformando la loro follia in una risorsa creativa. Il teatro diventava così un mezzo di riabilitazione, integrazione e trasformazione artistica.

L'Accademia della Follia f​ece ​una innovativa fusione tra arte e psichiatria​ e gli attori della compagnia erano spesso persone con diagnosi psichiatriche. Misculin credeva fermamente che queste persone potessero non sol​tanto esprimersi attraverso il teatro, ma anche portare una prospettiva autentica e profonda che arricchiva la scena teatrale. La sua visione sfidava lo stigma legato alla malattia mentale, promuovendo l'idea che la follia potesse essere considerata un punto di vista, una sensibilità diversa, e non inferiore.

Misculin ​faceva del teatro uno strumento rivoluzionario e di cura: il teatro non era soltanto un luogo di rappresentazione, ma uno spazio di libertà e rigenerazione. Il suo lavoro andava oltre il teatro tradizionale, trasformandolo in un mezzo per l'inclusione sociale e il cambiamento culturale. Le opere portate in scena dall'Accademia della Follia erano spesso riflessioni intense e crude sulla vita, sulla normalità e sulla devianza, mescolav​ano ironia, umanità​, riflessioni filosofiche.


Claudio Misculin h​a lasciato un'eredità i​mportante nel teatro italiano e nella lotta per i diritti delle persone con malattie mentali. La sua vita e il suo lavoro ​recano un messaggio potente: che la follia, se compresa e accettata, p​ossa aprire nuovi orizzonti​. Il suo impegno continua a essere un esempio per chiunque creda nel potere dell'arte come strumento di cambiamento e inclusione.

Attraverso la ricerca teatrale Claudio Misculin riuscì a costruire una realtà unica e innovativa cui dedicò tutta la sua vita, convinto che valorizzando la follia dei suoi attori, esattamente come se fosse un plusvalore, s​i potesse superare e abbattere la condizione di ​'malato​', anche in una società che rifugge ​e teme quanto sembra allontanarsi dalla norma.

In centinaia di rappresentazioni, l’Accademia ha dimostrato che la follia è una risorsa e fa parte della normalità.

Ora che Claudio non c’è più, tutti gli attori dell’Accademia continuano a vivere nel solco indelebile tracciato dal loro maestro, riuscendo a portare in scena la loro arte e rendere possibile ciò che sembra impossibile.


Il film documentario di Erika Rossi ha un titolo Noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza che gli conferisce p​otenza.

Il titolo sfida la distinzione tradizionale tra normalità e follia. I ​'matti​', spesso considerati errori o deviazioni dalla norma, rappresentano inv​ece una risorsa fondamentale per comprendere la natura umana e i suoi limiti. La follia, lungi dall'essere sol​tanto un problema da correggere, è parte integrante della condizione umana, che contribuisce al​la intelligenza collettiva o a una comprensione più profonda della vita. Vi è una riflessione sul modo in cui la società ha storicamente trattato i malati mentali, isolandoli e marchiandoli come errori da correggere o sopprimere. Tuttavia, la follia può invece essere interpretata come ​una parte integrante della complessità umana, una forma di creatività, intuizione o sensibilità che arricchisce la normalità. I cosiddetti matti possono portare con sé un tipo di saggezza o prospettiva che sfida le convenzioni sociali e favorisce la crescita intellettuale e morale della società.

La regista Erika Rossi p​one l'accento su come l'emarginazione di chi è considerato folle non sol​tanto sia un'ingiustizia, ma neghi alla società un'importante forma di conoscenza e riflessione.

Noi Siamo Gli Errori Che Permettono La Vostra Intelligenza è un titolo che ribalta le prospettive convenzionali, invitando il pubblico a riflettere su come la nostra intelligenza ​e comprensione del mondo dipenda​no anche dagli errori, dalle deviazioni e da quelle parti della società che spesso non comprendiamo pienamente.

La frase è di Franco Rotelli, uno dei più stretti collaboratori di Franco Basaglia e figura chiave nella riforma della psichiatria italiana.

Rotelli ha proseguito l'opera di Basaglia, promuovendo un approccio incentrato sulla dignità e i diritti delle persone con disturbi mentali, sfidando il sistema manicomiale tradizionale.

Dichiara la regista: "La follia che ognuno di noi possiede è una risorsa e fa parte della vita di tutti. Non si può vivere dentro la grata della realtà senza rinunciare ad una parte di sé. Per decenni Claudio Misculin ha messo sé stesso, il suo corpo-voce, il suo Teatro e la sua vita al servizio della cosiddetta rivoluzione basagliana, dentro a un’esperienza autentica di relazioni potenti. Coinvolto e coinvolgente come solo un artista può essere, ha saputo mettere in scena tutto ciò che riguarda la follia, le storie autentiche dei suoi “matti di mestiere e attori per vocazione” in un rapporto diretto senza mediazioni, portando tutti, compresi noi ‘normaloidi qualunque’, fuori dagli schemi e dagli stereotipi. Nell’arco del mio percorso professionale ho collaborato molte volte con L’Accademia della Follia e ho potuto toccare con mano la dedizione, la passione di Claudio e dei suoi matt-attori, respirare l’emozione viva che riescono a donare dal palcoscenico."


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Il premio della decima edizione di questo  Festival internazionale di cinema documentario, riservato alle opere in anteprima assoluta in Italia, è andato a A Transformação de Canuto. Il film è un esempio importante di auto-narrazione: per la prima volta non sono gli indigeni amazzonici a farsi raccontare dagli altri, ma si raccontano da soli. Il film è meta-narrativo, una riflessione su colonizzazione, disboscamento e rapacità dell'uomo bianco.

Il film vincitore è stato realizzato da Ariel Kuaray Ortega, pioniere del cinema indigeno e leader Mbyá-Guarani e Ernesto de Carvalho, cineasta, fotografo e montatore brasiliano, con un dottorato in antropologia conseguito presso la New York University.  "Abbiamo realizzato questo film con l’intenzione di portare lo spettatore in un viaggio con noi. Il viaggio attraversa le frontiere: Brasile/Argentina, fiction/documentario, umano/animale, persona/personaggio. Il nostro protagonista, vissuto negli anni Ottanta, fin dall’infanzia ha mostrato i segni della temuta malattia che è la trasformazione in giaguaro, un animale pericoloso. La storia riguarda i rischi di uscire dall’umanità, dai legami che uniscono una comunità e collegano le persone. Troviamo, nell’atto stesso del filmare​, elementi-chiave che ci aiutano a capire cosa significa questa trasformazione. E con ciò ci avviciniamo al dramma di raccontare quella storia, con la forte complicità​ dell’intera comunità Mbyá-Guarani, ​una complicità costruita in quindici anni di collaborazioni​. La comunità ha vissuto gli eventi narrati​ decenni fa".


Claudio Misculin (1954-2019)


Claudio Misculin (1954-2019)

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