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Writer's picturePlanet Claire

NEVER HAVE I EVER, season 1, 2, 3

NEVER HAVE I EVER creata da Mindy Kaling e Lang Fisher serie Netflix tre stagioni di dieci episodi ciascuna La serie Netflix, uscita il 27/04/2020 e giunta alla sua terza stagione, funziona un po’ come una sit-com ed è un teen-dramedy di efficace intrattenimento, capace di far riflettere con leggerezza, man mano che procede, sui grandi temi socioculturali dei nostri anni: il razzismo, sia quello da parte dei bianchi, sia quello autoriferito e auto-inflitto all’interno delle comunità di altre etnie; la autodeterminazione della donna e i cliché patriarcali perpetrati dalle stesse donne -non soltanto le madri e le nonne- ma anche dalle stesse giovanissime; l’omosessualità al momento del coming-of-age. La protagonista è Devi Vishwakumar, una liceale sedicenne impersonata dall’attrice canadese esordiente Maitreyi Ramakrishnan, i cui genitori di etnia Tamil emigrarono dallo Sri Lanka scappando dalla guerra civile e dalle violente persecuzioni. Il personaggio della ragazzina Devi invece è negli USA perché i suoi genitori indiani emigrarono per migliorare economicamente la loro posizione e vivere il ‘sogno americano’. La mamma di Devi è un’ottima dermatologa. Il suo sweetheart è l’affascinantissimo Paxton Hall-Yoshida, un liceale nippo-americano campione di nuoto, portato sul piccolo schermo dall’attore californiano Darren Charles Barnet. La moltitudini dei personaggi è azzeccata e diverte, tra studenti overachiever, ambiziosissimi e bravissimi, e perfetti zucconi; tra ragazze vuote con l’unica motivazione esistenziale definitiva dello scattarsi e del pubblicare selfie e i piccoli geni artistici e scientifici che stanno cercando la loro strada. I docenti e la direttrice scolastica, per quanto umoristici, anzi caricaturali, esprimono adeguatamente le varie tendenze e suonano reali. I familiari sono uno spaccato delle varie compagini presenti nel Sud della California, dai Cristiani Evangelici post-hippie, ai tradizionalisti Hindu, ai reduci della guerra contro il Giappone, ai riccastri, e così via. Il tema onnipresente è evidentemente l’amore, la realizzazione del primo sogno amoroso e sessuale in ciascuno di questi studentelli, accompagnato dal desiderio di popolarità e dalle frustrazioni della invisibilità sociale: l’amore usato come strumento di superamento dei grandi traumi della Vita, come la morte improvvisa e prematura di un genitore. Ben recitata e tutto sommato non troppo ripetitiva, la serie ha molte ore di visione accattivante, che non annoia, in una narrazione d’evasione e simpatica, (se ti piacciono i giovanissimi), e offre anche una full immersion in una multiculturalità molto oltre i nostri provinciali orizzonti nazionali.




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