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HOW TO TRAIN YOUR DRAGON (2025)

  • Writer: Planet Claire
    Planet Claire
  • 7 hours ago
  • 6 min read

How to Train Your Dragon (2025) remake live-action

regia di Dean DeBlois

Universal Pictures / DreamWorks Animation


Durante la View Conference abbiamo assistito all'ottimo film live action How To Train Your Dragon, versione 2025. La VIEW Conference è una convention di computer grafica di rilevanza internazionale, nata nel 2000. Si svolge ogni anno a Torino, tra ottobre e novembre. I temi trattati includono tecniche interattive, cinema digitale, animazione 3D, gaming e VFX (Visual Effects, gli effetti visivi per la creazione o modifica di immagini nell'ambito di un film live-action, cioè interpretato da attori "in carne e ossa"). L’evento si sviluppa su più giorni e comprende sessioni aperte al pubblico, workshop, seminari. La conferenza ospita diversi relatori internazionali provenienti da vari settori della computer grafica, che presentano i loro lavori ai partecipanti, oltre a Master Class e lezioni teoriche tenute da esperti.

Nella sala del Cinema Massimo-Museo Nazionale del Cinema di Torino, i responsabili degli effetti speciali di How To Train Your Dragon (2025),  il supervisor VFX del film Christian Mänz e il supervisor dell’animazione Glen McIntosh sono saliti sul palco per un’introduzione live del film.

Con il remake live-action di How to Train Your Dragon, il regista Dean DeBlois chiude un cerchio e al tempo stesso ne apre un altro. Dopo aver diretto la trilogia di animazione originale, iniziata nel 2010, è tornato dietro la macchina da presa e ha riscritto la sceneggiatura con William Davies e Chris Sanders, già sceneggiatori dei tre film animati, per reinterpretare la propria opera con strumenti completamente diversi: attori reali, paesaggi fisici, e un uso estensivo della CGI Computer Generated Imagery di nuova generazione. Il risultato è un film con una grandissima ambizione spettacolare, che serba fedeltà poetica ai temi originali. Non è un film per ragazzi, è un film che appassiona e diverte anche il pubblico adulto.

I due responsabili degli effetti speciali hanno confermato che stanno lavorando al secondo capitolo della saga live action, previsto per il 2026. Hanno raccontato che il primo film ha impegnato tre anni della loro vita, con un risultato di grandissima soddisfazione. Hanno coordinato un gigantesco team di 1300 persone che hanno lavorato fianco a fianco con gli attori. I due professionisti vanno particolarmente orgogliosi della relazione creata tra il personaggio principale, il ragazzo Hiccup, e il piccolo drago Black Fury: per arrivare a quel realismo e a quella delicatezza e efficacia, si sono avvalsi di un marionettista per poi trasporre i movimenti in digitale. Il risultato è che gli spettatori vedranno il dragone comportarsi con il realismo di un pet di casa e gli spettatori potranno esclamare “anche il mio cane fa così!”, l’empatia e la complicità realizzata tra l’umano e il drago in VFX è sorprendente.

Il nuovo film offre una versione più concreta, viscerale e “terrestre” della leggenda del ragazzo Hiccup e del suo Dragon Toothless (Sdentato). La storia resta fedele alle origini: in un villaggio di vichinghi che da secoli combatte i draghi, il giovane Hiccup Horrendous Haddock III (interpretato da Mason Thames) vive all’ombra del padre Stoick (Gerard Butler, unico attore del cast originale a riprendere il ruolo, che nei film animati di quindici anni fa era in voce). Quando ferisce un esemplare di Black Fury (Furia Buia), una specie di draghi che hanno la caratteristica di camuffarsi di notte, diventando quasi invisibili nel cielo scuro, decide di non ucciderlo: un gesto che cambierà per sempre il destino di entrambi i mondi. Il tema del figlio negletto e del padre incapace di comprendere la diversità del proprio erede è ancora il motore emotivo del racconto, qui rappresentato mostrandone  una dimensione più intima. Il nuovo How to Train Your Dragon (2025) diventa così una parabola sul coraggio di cambiare le tradizioni, sulla forza della gentilezza e dell’attenzione per gli altri, anche se molto diversi da noi, sulla possibilità di costruire ponti tra mondi apparentemente inconciliabili.

Uno degli aspetti importanti di questo remake è la straordinaria attenzione visiva. Girato in gran parte in Islanda, il film utilizza il territorio reale come base, ma lo amplifica digitalmente attraverso un processo di ‘arricchimento’ delle caratteristiche naturali. L’Islanda reale, già di per sé aspra e primordiale, è stata “maggiorata” digitalmente: coste più scoscese, scogliere più vertiginose, cieli carichi di nuvole artiche più scure, villaggi vichinghi scolpiti nel basalto. Gli effetti visivi hanno un ruolo chiave in questa costruzione estetica. Il risultato è un paesaggio più grande della realtà, una sorta di Islanda mitologica: tangibile, ma trasfigurata, antica e leggendaria.

La fotografia di Bill Pope valorizza questa scelta con contrasti forti e luce naturale radente: il film appare immerso in un crepuscolo nordico perenne, che restituisce la durezza e la poesia di un mondo in bilico tra civiltà e natura selvaggia.


Sul fronte tecnico, DeBlois e la DreamWorks uniscono competenze cinematografiche e digitali. Le scene con i draghi combinano motion capture e puppeteering, ricreando la naturalezza gestuale già vista nei film animati, ma con un tocco realistico. Per alcune sequenze, gli animatori, -uno squadrone di 1.300 professionisti, che ha lavorato per tre anni-, hanno costruito maquettes tridimensionali fisiche, per poi digitalizzarle e adattarle al contesto live action.

Toothless, realizzato in CGI, mantiene la sua anima giocosa e tenera: il suo comportamento è una perfetta fusione di linguaggio animale e umanoide, con un lavoro di animazione che lo rende credibile in ogni sguardo, movimento o gesto d’affetto. È la personificazione visiva della fiducia reciproca, resa con sensibilità e rigore tecnico.


Il film poggia su un cast equilibrato e interessante, per gran parte britannico:

l’attore americano Mason Thames è giovanissimo; interpreta il protagonista Hiccup, ragazzo dall’energia fragile ma determinata. Hiccup non riesce a trovare la sua strada, delude gli adulti di riferimento, non si adatta alla comunità, è dominato da un senso di inadeguatezza, è ricco di una intima sensibilità e potente curiosità intellettuale, grazie alla quale, dopo molte traversie, si rivelerà vincente.

La giovanissima attrice britannica Nico Parker è Astrid, la fanciulla dalla presenza carismatica e seducente; il suo coraggio e la sua spavalda fiducia in se stessa sono il contrappeso della introspezione di Hiccup. È la più competente tra i giovani in formazione: addestrata, determinata, molto motivata. Serve come punto di riferimento e sfida per Hiccup: è forte, abile nelle prove di combattimento, attraente, ma anche dotata di una integrità morale che la renderà un alleato importante.

L’attore inglese Harry Trevaldwyn, dal viso lungo e dai capelli arancio naturale, qui acconciati in due trecce vichinghe, interpreta Tuffnut; ha una sorella gemella, l’attrice inglese Bronwyn James (Ruffnut) con lo stesso colore di capelli; il duo è un elemento di caos e serve come comic relief durante le azioni drammatiche.

Il già citato Gerard Butler (Stoick) è il gigantesco padre e capo del villaggio vichingo di Berk; ha spessore e autorevolezza, è un padre diviso tra orgoglio e amore. L’attore scozzese, originario di un sobborgo di Glasgow, aveva già lavorato in voce nella saga precedente di How To Train Your Dragon, nella versione originaria a disegni animati.

L’inglese Nick Frost è un attore che ha fatto tanto buon cinema, qui interpreta Gobber, aiutante del capo del villaggio, che ha il compito di formare al combattimento le reclute scelte tra i giovani del villaggio; mantiene il tono ironico necessario a stemperare la tensione drammatica.

Ognuno dei personaggi conserva le caratteristiche definite nella trilogia animata, ma assume nuova vita grazie alla recitazione reale: volti, gesti e sfumature emozionali rendono la comunità di Berk un microcosmo umano toccante, con il quale noi spettatori entriamo totalmente in relazione.


John Powell firma di nuovo la colonna sonora. Reinterpreta i temi originari in chiave orchestrale più ampia e cinematografica, integrando strumenti nordici tradizionali (corni, bodhrán, flauti islandesi) con sonorità epiche e malinconiche. La musica fa da fragoroso collante emotivo: le sequenze di volo, vertiginose e liberatorie, e i combattimenti sono fortemente commentati da una musica epica, diciamo, di tipo convenzionale.


Come già annunciato dai produttori di Universal Pictures e DreamWorks, Dean DeBlois sta sviluppando il sequel, previsto per il 2026, che adatterà in forma live action il secondo capitolo della saga. L’intenzione è quella di ampliare il tono leggendario e drammatico, mantenendo però l’equilibrio tra spettacolo visivo e introspezione familiare.


Il remake del 2025, infatti,  non è stato un esercizio di stile, ma il primo passo di una nuova trilogia con attori “in carne e ossa”, destinata a dialogare con quella animata, in un film con una reinvenzione ricca e ben fatta, che rispetta il cuore emotivo della storia: il legame tra il ragazzo e la creatura che gli insegna a vedere il mondo con occhi nuovi e lo fa con un linguaggio cinematografico più solido e definitivamente adulto.

L’Islanda “maggiorata”, scolpita digitalmente fino a diventare mito, è affascinante: un mondo reale amplificato dall’immaginazione.

Film bello e toccante anche per un pubblico adulto, che raccomando di vedere.


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Hiccup (Mason Thames) e Astrid (Nico Paker)
Hiccup (Mason Thames) e Astrid (Nico Paker)




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