Seun (prn: Seùn, guai a pronunciare il suo nome, una variante del nome John, all'irlandese, cioè "Sciòn") Kuti è un personaggio fantasmagorico! La sua conversazione è stata interessantissima. Molto stimolante il mood della serata al Cinema-Teatro Esedra, luogo torinese storico dal forte fascino vintage, esempio di Resistenza culturale, nato negli Anni Cinquanta nel quartiere Cit Turin. E tutta la crew che si è radunata per questa presentazione e il pubblico presente in sala di autentici appassionati e musicofili hanno contribuito alla bellezza dell'evento di cui Federico Sacchi, famoso per i suoi live, appassionanti "documentari viventi"su musicisti leggendari, era host.
L'unico neo è che il film, basato sui diari e gli appunti di Michele Avantario, (appunti che sorge inevitabile il dubbio che siano alquanto superficiali), ha tratti francamente noiosi dal punto di vista cinematografico e inadeguati, che spengono l'attenzione sul magistrale Kuti.
Va molto di moda fare un documentario su un Maestro, ma non parlando di lui, bensì della propria relazione di fan e cultore con l'artista, e del momento in cui a a un certo punto il fan/cultore riesce a avvicinarsi di persona al mito. Spesso, lo sguardo rimane quello superficiale di un fan e l'opera ha i limiti di una riflessione autoriferita e narcisistica.
Abbiamo dunque visto una storia del video-maker Michele Avantario a cui, se egli fosse vivo, io chiederei una cosa soltanto: "Che cosa hai compreso del colonialismo e della whiteness? Perché a più riprese spendi tempo a sottolineare la abbondanza di donne nigeriane che ti sei scopato, grazie soprattutto al gruzzolo cospicuo di denaro che ti eri portato a Lagos? Un conto è la dignità di Fela, con le sue ventisette mogli, che vivevano tutte insieme in una spettacolare community. Un conto è un bianco -"molliccio" dal punto di vista di una donna africana- che diventa boyfriend material soltanto in quanto appartiene al coloniale ricco Occidente."
Sul film, io sto con Simona Cella di Nigrizia: ""Fela, il mio Dio vivente", di Daniele Vicari, fa apprezzare il musicista nigeriano ma risulta didascalico e pasticciato. (...)
Operazione non riuscita. Al di là dell’innegabile piacere nel vedere ed ascoltare Fela, il racconto di Vicari, risulta didascalico e pasticciato. Claudio Santamaria dà voce (off, ndr) ai pensieri di Avantario, raccolti in un diario personale ed ereditati dalla moglie (Renata di Leone, ndr), trasportandoci in un mare di immagini nel vano tentativo di creare un doppio racconto. La realtà giovanile degli Anni Settanta e Ottanta tra Roma, Milano, Londra e New York si intreccia ad un racconto di Lagos infarcito di cliché: donne bellissime, profumi, colori, grandi cannoni (di marijuana, ndr) e un pizzico di misticismo. Nessuna ricostruzione del contesto della Nigeria di quegli anni, né del pensiero di Fela che viene frullato tra aneddoti, stralci di concerti e brevi frammenti di interviste."
Fela Kuti (1938-1997) è stato un rivoluzionario musicista nigeriano, il creatore dell Afrobeat, genere che unisce poliritmi africani, jazz, funk, soul, con complessi arrangiamenti di fiati, groove ipnotici, ritmi percussivi, improvvisazione, in un sound energico e profondamente originale, all'epoca pionieristico, assurto a fama mondiale grazie alla passione del musicista britannico Ginger Baker, una vera e propria drummer superstar, che viaggiò in Africa per i suoi studi sul ritmo e fece conoscere l'artista nigeriano alle platee internazionali.
Con la sua musica e il suo attivismo politico, Fela Kuti ha denunciato corruzione, ingiustizie sociali e il regime dittatoriale in Nigeria, diventando un simbolo di resistenza e libertà.
Seun Kuti è il più giovane dei suoi figli, oggi 41enne: musicista virtuoso, sassofonista, vocalist, autore di testi politici per la band Egypt 80, di cui ha raccolto l'eredità paterna.
Nella sera di domenica 6 ottobre 2024, in un tranquillo quartiere torinese, ha presenziato, di più: ha inondato la sala di good vibes, e ci ha offerto una conversazione colta e motivata, nell'incontro aperto al pubblico per presentare il suo album più recente Heavier Yet (Lays the Crownless Head), dal titolo interessantissimo, ("ancora più pesante è la testa priva di corona", trad. mia) appena uscito anche su vinile per Record Kicks, etichetta italiana dedicata al black vintage, dancefloor jazz, deep funk.
Il nuovo disco di Sean Kuti è prodotto da Lenny Kravitz e dall'ingegnere del suono originale di Fela, il produttore artistico Sodi Marciszewer.
Seun mantiene gli ingredienti tradizionali Afrobeat di Fela, aggiornando al contempo il suono per la sensibilità del pubblico contemporaneo.
il musicista Sean Kuti, figlio del leggendario Fela Kuti, nell'incontro a Torino 6 ottobre 2024 (foto mia)
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