DOGMAN
regia e sceneggiatura: Luc Besson
paese di produzione: Francia anno: 2023 durata: 114 min lingua originale: inglese genere: drammatico, thriller interpreti e personaggi: Caleb Landry Jones: Douglas "Doug" Munrow Jojo T. Gibbs: Evelyn la psichiatra criminale della Polizia Christopher Denham: Ackerman l'assicuratore John Charles Aguilar: El Verdugo il boss mafioso ispanoamericano Grace Palma: Salma l'attrice shakespeariana Lincoln Powell: Doug bambino Il film, presentato in competizione alla 80 Mostra del Cinema di Venezia, è da vedere: la performance del suo protagonista colpisce lo spettatore elevando quello che sarebbe nulla più di un film d'intrattenimento.
La storia è quella di un freak, un protagonista-monstre che richiama il bellissimo Joker di Todd Phillips (2019) con il grandioso Joaquin Phoenix. Ecco, il protagonista è ispirato a quello: il terribilmente negletto, che si esprime nel travestimento, con una fallimentare carriera artistica, che trova una sua folle rivalsa criminale. Ma non siamo vicini a quelle liriche altezze narrative e di linguaggio cinematografico. Qui siamo alle prese con un film molto meno raffinato e meno consistente dal punto di vista analitico. Il film apre con una citazione da Alphonse de Lamartine, il letterato e politico della Francia post-rivoluzionaria della fine del Settecento: «Partout où il y a un malheureux, Dieu envoie un chien», che il film anglofono di Besson traduce: “Wherever there is an unfortunate, God sends a dog” (Ovunque vi sia un infelice, Dio manda un cane). Douglas è un ragazzino con un padre terribilmente abusante, che tiene in un recinto un branco di cani e li affama e maltratta per poi farli combattere più ferocemente per le scommesse. Quando anche il bambino sarà segregato nel canile, la dolce mamma fugge dalle violenze familiari costretta a lasciarsi indietro il piccino, (ma quando era lontana, una telefonata alla polizia per salvare il bambino almeno a distanza non poteva pensare di farla?). La storia drammatica di questo giovanissimo unfortunate è estrema, costellata di umiliazioni e di violenze che continueranno per tutto il corso della avventurosa e scombinata vita. Quasi "sadicamente", Besson si accanisce sul suo protagonista, dopo l'infanzia allucinante, regalandogli da subito una fatale disabilità, trasformandolo appunto in un freak che non può camminare se non a rischio di morire. Sta in carrozzina; sorretto da arnesi metallici che si assemblano al suo corpo (e il regista propone uno sguardo quasi morboso su queste protesi, come in una sorta di Crash di Cronenberg); patisce un amore assoluto illusorio; soffre una faticosa e terrificante solitudine; appena pare aver trovato un modus vivendi, nobilitato da uno spirito eroico alla Robin Hood, (ruba ai ricchi in difesa dei poveri), arrivano i feroci assassini della mafia ispanica; nel frattempo aveva avuto uno scontro estremo con un assicuratore-ladro assetato di preziosi. Ma questo destino crudele è un po' too much, un po' senza motivo, se non il motivo dell'intrattenimento del gangster-movie fumettistico à la Besson, con i suoi tipici cliché e il suo amore per le scene violente di "guerriglia" criminale. La trama ne risulta un po' accartocciata su se stessa e non riusciamo a abbandonarci alla credulità necessaria per rimanere affascinati dalla favola noir. Un po' favola noir, appunto, e un po' crime truculento, il film è incentrato sul protagonista Douglas interpretato dall'ottimo Caleb Landry Jones, dal bel volto che esprime alla perfezione l'assoluto dolore in cui l'uomo è rinchiuso. Un altro personaggio interessante è la psichiatra criminale Evelyn, avvincente interpretazione della brava Jojo T. Gibbs. La psichiatra incontra l'uomo sofferente mentre è detenuto in custodia e raccoglie le sue confidenze; è così che noi spettatori veniamo a conoscenza gradualmente e cronologicamente della vicenda, rievocata tramite flash-back e l'intervista della criminologa. Molte le scene d'azione violenta e di suspence. Molto ben fatte le scene en travesti nel drag queen club, una parte del film convincente. Da ragazzino il giovane paralizzato si innamora della letteratura e del teatro, per sopravvivere nella sua forzata staticità. E della sua insegnante di teatro, l'unico essere umano che gli abbia dato attenzione e delle chance. Da lì gli arriva la dedizione per interpretare ruoli, cantare, recitare. Finché trova uno spazio nel cross-gender e interpreta Edith Piaf, Marilyn Monroe e le dive dell'epoca della sua mamma, che la mamma gli faceva ascoltare su vinile mentre cucinava, proprio come cucina lui oggi e ascolta e canta e rivive.
Rivediamo nel cameo della ricchissima gentildonna derubata Marisa Berenson, la favolosa attrice e modella degli Anni Settanta, nipote della grandissima stilista Elsa Schiaparelli. (Marisa Berenson è l'attrice che vedemmo in Morte a Venezia di Luchino Visconti, Cabaret di Bob Fosse, Barry Lyndon di Stanley Kubrick, ...) Ma soprattutto la vicenda è tutta piena di cani! Meravigliosi cani: vediamo bellissimi Jack Russell Terrier, Australian Shepherd, Dobermann, Bulldog, Pastori Tedeschi, Levrieri Scozzesi, e molti altri. Tutti di razza. Questi cani, comprendono perfettamente (come in un cartone animato Disney) il linguaggio umano del loro padrone, con cui vivono in simbiosi, obbediscono a ogni suo minimo comando, compiono gesta mirabolanti.
Fino al meraviglioso Dobermann lasciato da Doug in tacita eredità a protezione di Evelyn, insidiata con la sua neonata dall'ex-marito tossico.
Va detto che per il film i cani sono stati addestrati incredibilmente bene! E avrei avuto voglia di osservarli in azione molto più a lungo, invece i cani purtroppo vanno e vengono piuttosto rapidamente in ogni scena, tutte alquanto movimentate.
I cani sono la famiglia di Dogman, gli unici che lo amano e lo rispettano. Besson ci dice in questo film che i cani sono migliori dell'uomo. Aggressivi ma mai gratuitamente crudeli. Fedeli incondizionatamente, amano di un amore genuino. E "as far as I can tell, they only have one flaw: they trust humans." (E per quanto ne so, i cani hanno un solo difetto: si fidano degli umani.)
il regista con Jojo Gibbs e Caleb Landry Jones alla presentazione a Venezia nel settembre scorso, dove il film ha riscosso un notevole successo
il regista con l'attrice Marisa Berenson, elegantissima come sempre
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