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Writer's picturePlanet Claire

CALL ME BY YOUR NAME di Luca Guadagnino (USA, 2017)

Updated: Jan 31

durata 2 h 12'


​Vi parlo di una interessante rassegna cinematografica​, alla sua terza edizione p​resso il Teatro Baretti di Torino (via Baretti, 4): Dietro Lo Schermo - Cinema e Psicoanalisi, realizzata in collaborazione con l’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica di Torino. Propone film di alto livello qualitativo,​ diversi tra loro per genere e tematiche.

"Cinema e Psicoanalisi sono nati insieme e subito sono stati sedotti l’uno dall’altra: li univa –ieri come oggi– il mondo dell’inconscio, delle immagini, dei sogni."

Tutti i film sono presentati dal dott. Claudio Grasso, ​direttore della scuola IPP, dai docenti e dagli specializzandi della scuola IPP, con l'ambizione di analizzare le opere in chiave psicanalitica. A fine film, una democratica conversazione si crea tra gli spettatori e gli psicologi. Il tema della edizione attualmente in corso (dal 15 gennaio al 6 maggio 2024) è l'Adolescenza, travagliata stagione della vita.

Cliccando su questo link, leggete il programma completo della rassegna, meritevole di attenzione.


Con questa chiave di lettura psicologica, abbiamo rivisto Call Me By Your Name (Chiamami col tuo nome) di Luca Guadagnino, girato in lingua inglese, uscito in Italia nel gennaio 2018, dopo aver debuttato nel 2017 al Sundance Film Festival e essere stato presentato alla Berlinale. È un'opera cinematografica che si distingue sia per la sua eleganza visiva, sia per la capacità di avvolgere lo spettatore e portarlo all'interno di un mondo passionale e profondo.

Basata sul romanzo omonimo dello scrittore americano André Aciman del 2007, la sceneggiatura è scritta da James Ivory con la collaborazione dello stesso scrittore.


Si svolge nei primi anni Ottanta in un'incantevole villa storica lombarda, che fornisce uno sfondo lussureggiante alla delicata storia d'amore tra Elio, adolescente brillante e sensibile interpretato da Timothée Chalamet, e Oliver, affascinante giovane studioso americano, interpretato da Armie Hammer, più che trentenne.

Elio è il figlio di un eminente professore universitario ebreo, Samuel Perlman, che ogni anno ospita nella sua residenza estiva in Italia, nel territorio di Crema, uno studente ricercatore internazionale impegnato nella stesura della tesi di post-dottorato. A risalire il vialetto della tenuta Perlman questa volta è Oliver, i cui modi attraenti e la bella fisicità colpiscono subito Elio.


La villa storica, le biciclette, la provincia sonnolenta, l'estate, gli amori, la famiglia ebrea parte di una preziosa élite socio-culturale, ... tutto questo mi fa pensare che Guadagnino abbia imparato attentamente la lezione del bellissimo film Il Giardino dei Finzi-Contini (1970) di Vittorio De Sica, a sua volta tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani (1962).


Il regista gira in lingua inglese.

Il film conferma l'abilità di esplorare la complessità delle emozioni umane. La regia si traduce in una narrazione visiva che raffigura sensazioni profonde, mentre scorrono le calde giornate estive attraverso vigneti e monti e le notti stellate intrise di desiderio.


Chiamandosi l’uno col nome dell’altro, Elio e Oliver divengono un’unica identità, interscambiabili perché custodi ciascuno dei più profondi segreti dell’altro, coinvolti in un sentimento che non ha confini, mentre esige di essere vissuto fino in fondo.

Il  titolo racchiude il messaggio che ha voluto trasmettere André Aciman e che Guadagnino ha fatto proprio: non bisogna temere di appartenere ad un'altra persona perché, nonostante le paure e le insicurezze, è una delle esperienze più potenti che si possano provare nella propria vita.


Il cast offre interpretazioni eccellenti. 

Timothée Chalamet porta sullo schermo la vulnerabilità, il timore e la complessità del personaggio di Elio.

L'attore americano Armie Hammer incarna la magnetica presenza dell'uomo più maturo che è già in possesso dell'affascinante equilibrio tra sicurezza e sottigliezza emotiva.


La fotografia di Sayombhu Mukdeeprom, cineasta tailandese qui al suo primo lavoro in Occidente, ha uno sguardo che delizia; la sua tavolozza cromatica è ricca e racconta la sensualità e l'intimità della storia.


Il regista ha raccontato questo prezioso aneddoto: "Il vero eroe non celebrato di questo film, oltre ai miei amatissimi e bravissimi attori, è il meraviglioso Sayombhu Mukdeeprom, il nostro direttore della fotografia. Perché quando riprendi una scena scabrosa, non vuoi finire in un ambiente in cui le persone ridacchiano. Hai bisogno di concentrazione e una sorta di devozione alla bellezza in tutte le cose che quest’uomo ha nei suoi occhi. E ricordo che stavamo girando la fine della scena quando finalmente Elio piange sulla spalla di Oliver. Abbiamo detto ‘cut’ e c’era Sayombhu, nell’angolo più lontano della stanza, che piangeva e singhiozzava. Perché ha assistito a qualcosa di veramente bello che stava accadendo."


Il tema centrale di Call Me By Your Name è l'esplorazione dell'amore e dell'identità. Il film affronta le sfumature dell'innamoramento, l'ambiguità delle emozioni adolescenziali e la scoperta di sé attraverso l'esperienza dell'amore. 

Guadagnino evita ogni cliché, consegnando una storia d'amore che è al contempo universale e intima. Call Me By Your Name è una perla cinematografica che si distingue per la sua rappresentazione autentica dell'amore e della crescita, dove tenerezza, tristezza, poesia sono enfatizzate in una armonia indissolubile.


Molto interessante, come è stato sottolineato nella conversazione finale tra gli spettatori in sala e gli organizzatori della serata, la figura del padre Samuel Perlman n un memorabile monologo verso la fine del film, in cui il padre parla al figlio, che sta soffrendo per la partenza irreversibile dell'amato, e gli dice di arrendersi all'amore, alla sua forza, ma anche al dolore della perdita, perché è sol​tanto passando attraverso il lutto della perdita che il giovane Elio potrà tornare ad amare​ di nuovo.

A questo link la visione del monologo completo, un esempio ammirevole di equilibrio e saggezza genitoriale e capacità di sostenere l'adolescente in crisi rispettandolo.


Il padre è il bravissimo attore americano Michael Stewart Stuhlbarg, visto in molti film importanti.

​Questo è un genitore che lascia il figlio libero e, così facendo, lo rend​e libero

​È il porto sicuro cui ancorarsi, che permette al figlio di desiderare e di vivere.


Un film sull'individuazione di sé che ha la bellezza di concedersi infine di sostare in una malinconia, di sostare anche "sul lato B" di una storia d'amore, la parte della perdita, dell'abbandono, che fanno parte integrante dell'Amore.


​I film della rassegna sono presentati nella loro versione doppiata in italiano, perché siano immediatamente accessibili a tutti gli spettatori.

Nel caso di Call Me By Your Name, il doppiaggio in italiano è, ancora una volta, inadeguato e esasperante, dove addirittura il ricercatore americano Oliver, che, giunto dagli USA, resta in Italia una sola estate, parla inspiegabilmente un perfetto italiano e -che assurdo!- non ha nemmeno un'ombra di accento straniero, il tutto non ha un briciolo di credibilità e la versione italiana del film perde, come sempre, parecchio rispetto alla sempre migliore versione originale, poiché molto si perde nella traduzione, nel cambiamento delle voci, dei ritmi dei dialoghi.

Nell'originale versione del film tutti in famiglia parlano inglese con l'ospite americano, come è logico che sia nell'ambiente accademico e nella più evidente realtà.



Timothée Chalamet in Call Me By Your Name










I due amanti interpretati da Timothée Chalamet e Armie Hammer









il film è l'adattamento del romanzo di André Aciman pubblicato nel 2007

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