La prima cosa da sapere su questo film riuscitissimo è che è un film rigorosamente per adulti, non è un film su un giocattolo, ma questo non c'era bisogno di dirvelo. Non è un film per bambine, per ragazzine, che, se vanno a vederlo, lo capiranno parzialmente, pur restando visivamente incantate e, per l’appunto, “imbambolate” da tanto iper-realismo e dalla coloratissima estetica modernista.
E’ un film denso dei contenuti culturali della società occidentale contemporanea, con una sceneggiatura che ribalta ironicamente la questione del maschilismo, il tutto con uno stile meravigliosamente pop.
In secondo luogo, il gigante Mattèl, l'azienda californiana che creò Barbie nel 1959, ha fatto questo film per rilanciarsi, mentre è, ormai da alcuni anni, in grave declino finanziario. Il film esce con precisi intenti promozionali per creare -adesso- un’ondata di Barbie Summer! Intenti, è già osservabile, coronati da uno strepitoso, immediato successo, grazie alla notevole qualità della pellicola e all'hype creato, alle strategie di attesa, con massicce feste per le prime visioni o per le pre-view organizzate dai publicist e dai distributori in tutto il mondo anglofono.
Per questo rilancio di marketing, si è scelta, secondo me, la migliore regista e autrice di Cinema possibile per il compito in questione: Greta Gerwig, californiana, con una spiccata sensibilità per la rielaborazione dei miti femminili della (propria) infanzia. Si veda il film Little Women (2018), dal romanzo ottocentesco di Louisa May Alcott, con un cast stellare, adattamento certamente buono ma, a mio parere, non strabiliante come questo film sulla Barbie doll.
Barbie è un film nettamente intelligente, altamente godibile, con ottimi dialoghi, e nello script si avverte lo zampino di Noah Baumbach, (elemento della 'intellighenzia' ebreo-protestante di Brooklyn, figlio di due coltissimi critici cinematografici: dell'importante scrittore e accademico Jonathan Baumbach e di Georgia Brown), che lo ha scritto insieme a Gerwig, un Baumbach questa volta molto meno noioso del solito: i due autori hanno fatto insieme un lavoro di scrittura buonissimo.
La collaborazione professionale della regista (e attrice) Gerwig con Baumbach è collaudata: la coppia ha scritto e realizzato tanti lavori insieme negli ultimi quindici anni.
Da vedere White Noise, (2022) di Baumbach con Greta Gerwig protagonista.
Baumbach ha scritto anche il famoso Marriage Story (2019), film drammatico su un divorzio, che io avevo trovato noioso, (certo non uno Scene da un Matrimonio di Bergman...)
Dunque lo script di Barbie è molto inventivo: non potevano inventarsi nulla di meglio per al contempo celebrare ma soprattutto (garbatamente) dissacrare la bambola Mattèl, in una operazione di re-framing considerevole. Rinnovare il modo di percepire la bambola, riformulare il significato di questa icona pop è un processo linguistico e culturale consistente.
Bello il ritmo della vicenda, che frequentemente sconfina nella musical comedy, con coreografie spassose e perfettamente calate di periodo in periodo sugli Anni Sessanta, e poi Ottanta, etc.
Il film è a tratti esilarante, (ma, per divertirsi tanto, meglio conoscere bene la lingua inglese e la cultura americana), direi di un umorismo che spesso si ispira alla comicità di Mel Brooks/Gene Wilder.
Ogni scena, letteralmente ogni fotogramma, ogni dettaglio, ogni oggetto di scena, ogni costume, ogni sfumatura di rosa (e ce ne sono decine e decine!) sono millimetricamente basati sulle centinaia di bambole Barbie, tutte diverse e tutte uguali, create durante 64 anni, e su tutto il ricchissimo immaginario legato a questo giocattolo; tutte le battute fanno riferimento alle varie Barbie storiche e da collezione; oltre ovviamente al far riferimento, in modo necessario e sagace, ai temi attuali.
Film analitico, costruttivo e a suo modo"rivoluzionario", non è mai melenso, né buonista.
Barbie di Greta Gerwig, mentre diverte tantissimo, è pure un saggio del miglior femminismo contemporaneo: lucido, dialettico, molto sfaccettato.
La cosa fantastica e mirabile è che tutto parte da una bambola icona del Consumismo del Novecento che è stata tutto meno che femminista. Questo film è un ammirevole esempio di reversing, rovesciamento, capovolgimento concettuale, tendenza molto forte che parte dalle avanguardie del pensiero contemporaneo.
Dalla contaminazione al Post-Modernismo, si è arrivati qui.
Visivamente il film è una gioia per gli occhi, le genialate in 2D, (ad esempio il contenuto del frigo), e tutta la finzione "rivissuta" dalla bambola (la doccia senz'acqua, il drink mimato, l'eterna infaticabile coloratissima joie de vivre pop), …e tanto altro, in una miriade di riferimenti e citazioni. Tutto è impeccabile e tutto è fatto benissimo. Tutto è bellissimo! C’è talmente tanto da vedere in questo film, che ha senso vederlo più di una volta.
Anche il parlato in v.o. ha un ritmo magnifico, una musicalità avvincente.
Nulla vi posso dire della versione tradotta e doppiata in italiano, perché non andrò a vederla, è facile supporre che purtroppo molto si perda a livello culturale, e quanto a humour e musicalità.
La trama
Barbie Land, il regno di Barbie e dei suoi multipli, è un luogo dove "nothing ever happens" (direbbero i Talking Heads), in una perfetta e patinata felicità immutabile. Le varie abitanti sono Barbie presidente africano-americana, Barbie giornalista che vince il premio Pulitzer, Barbie ballerina in discoteca, Barbie astronauta, Barbie netturbina, Barbie operaia edile con tanto di martello pneumatico, Barbie stewardess, Barbie medico, Barbie infermiera, Barbie chef, Barbie sciatrice olimpica, Barbie fashion designer, Barbie fotomodella, Barbie veterinaria, Barbie rockstar, Barbie ambasciatrice Unicef, Barbie pilota, Barbie ingegnere informatico, Barbie biologa marina, Barbie giudice della corte suprema, ... Barbie è tutto il possibile.
D'improvviso la sua perfetta felicità e questa Land delle infinite e impeccabili opportunità al femminile, con il loro invariabile successo, vanno in crisi quando Barbie entra in contatto con il Real World, la Realtà. Gerwig mette qui in discussione, per cominciare, la promessa di una femminilità di successo e lo standard di bellezza imposto.
La Barbie Stereotipo (Margot Robbins) perde la sua spensieratezza e intraprende il viaggio verso il nostro Mondo pensando in un primo momento di poter ricomporre il SUO mondo secondo quell'illusione di perfezione, ma si accorgerà gradualmente che invece tutto deve cambiare.
Spassoso il momento della rivelazione del sogno infranto: i piedini di Barbie, deliziosamente arcuati per infilarsi nelle décolleté con il tacco a spillo, si appiattiscono brutalmente fino a diventare pronti a indossare i sandali Birkenstock.
Oltre a questo cambiamento fisico, vi è un cambiamento di stato d'animo: per la prima volta le lacrime solcano il viso della bambola, Barbie-sempre-felice scopre il pianto e scopre che fa riflettere e rigenera.
Il processo inverso accade a Ken, che marginalizzato a Barbie Land, scoprirà che il maschio è protagonista dominante nel Real World. Sedotto e rinvigorito dal patriarcato della Terra, lo esporterà a Barbie Land, in scene molto, molto buffe, insieme a un totale lavaggio del cervello di tutte le donne-Barbie, che perdono la loro indipendenza e intraprendenza, per diventare asservite a questa nuova figura maschile importata dal nostro mondo "alieno", figura maschile fermamente e spassosamente convinta della propria superiorità.
In un modo o nell'altro, i protagonisti attraversano tutti quanti una parabola di crescita e di ricerca del sé.
La lisi della vicenda è la promessa -molto ironica- che un giorno i Ken potranno avere “as much power and influence in Barbie Land as women have in the Real World. Maybe someday there will even be more than one Ken on the Barbie Supreme Court!" (…tanto potere e influenza a Barbie Land quanto le donne ne hanno nel mondo reale. Forse un giorno ci potrà essere persino più di un Ken come giudice nella Corte Suprema!)
E soprattutto, in questo film Barbie riesce a fare l'unica cosa, delle centinaia a lei possibili, che non aveva mai fatto!: diventare umana!
Il cast e i personaggi
Il cast di Barbie è davvero brillante; la recitazione è eccellente.
Ryan Gosling è semplicemente perfetto, "plastic fantastic”, come è stato definito!, e come sappiamo è anche un bravo cantante.
La protagonista Margot Robbie, la Stereotypical Barbie, è splendida e recita benissimo nelle parti ‘plasticose’ come nelle parti in cui deve esprimere sofferta 'umanità'.
La voce narrante di Helen Mirren, la grande attrice londinese, accompagna il film, e con particolare rilevanza nella bella e geniale scena iniziale che rievoca spiritosamente Space Odissey di Kubrick, e racconta l'avvento della bambola dalle lunghe gambe, come il monolite che in Kubrick introduce un più alto livello di coscienza e una intelligenza in evoluzione.
America Ferrera, la indimenticabile Ugly Betty, (la serie 2006-2010, basata sulla telenovela colombiana Yo soy Betty, la fea), è bravissima, il personaggio è scritto benissimo, l’attrice è molto in parte nel ruolo di Gloria, l’assistente del CEO Mattèl, piena di rivendicazioni e di soluzioni illuminanti.
In un’intervista, l’attrice dichiara: “To me, the message of this movie is that there is no one standard of beauty, there’s no right way to be beautiful, one right way to smart, one right way to be even Barbie. We can embrace ourselves uniquely and celebrate that.” (“Secondo me, il messaggio di questo film è che non vi è un unico standard di bellezza, non esiste il modo giusto di essere bella, non esiste un unico modo giusto di essere intelligente, e nemmeno il modo giusto di essere perfino Barbie. Possiamo accogliere la nostra unicità e celebrarla.” trad. mia)
Il simpatico personaggio di Weird Barbie, interpretato dall’attrice newyorkese e comedian del Saturday Night Live Show, Kate McKinnon, è ispirato alla (ben più pregnante) replicante Pris di Daryl Hannah in Blade Runner (1982).
L’attore sino-canadese Simu Liu, (un altro Ken), oltre a essere molto bravo pure lui, è anche un ballerino eccellente.
Ryan Piers Williams interpreta il marito di Gloria, un americano dedito con fatica all'apprendimento della lingua spagnola, motivato dalla presenza della moglie latina nella sua vita. A un certo punto, questo marito esclama inopportunamente "Sì, se puede!", lemma politico equivalente a "Yes, we can!", uno slogan che ha fatto il giro di tutta la Ispano-America. In campagna elettorale, la moglie di Joe Biden, Jill, si era recata presso le comunità latine del Nord America a caccia di voti e cercava di dire "Sì, se puede" in spagnolo con una pronuncia terrificante. Mi ero immaginata che tutta la figura del marito che non riesce a pronunciare/imparare lo spagnolo fosse ispirata con intenti garbatamente satirici all'incapacità di Jill Biden di pronunciare lo spagnolo e di comprendere la complessità della comunità ispano-americana e alle varie gaffe della First Lady nel dialogo con i cittadini ispanici. Invece, l'esclamazione "Sì, se puede" potrebbe essere (anche) una simpatica citazione inserita in omaggio a America Ferrera e al suo primo film, in cui recitò a 18 anni, un film tv Disney di grande successo negli USA, dal titolo Kick It Up (2002), che racconta la rivalsa sociale di un gruppo di cheer-leader, ragazze da modeste famiglie immigrate Latine che, riunitesi al motto di "Sì, se puede", competono per il titolo del migliore dance team delle scuole medie locali.
Il viscido, ridicolo CEO Mattèl è Will Ferrell.
Ruth Handler, la co-fondatrice della Mattèl e inventrice della bambola più venduta del mondo (e anche del primo giocattolo che fu pubblicizzato direttamente ai bambini!) è interpretata da Rhea Perlman.
A un certo punto, negli Anni Sessanta, la Mattèl aveva creato un altro bambolotto maschio, Allan, (così chiamato dal nome del secondo figlio della fondatrice Ruth Handler, che già aveva usato il nome della sua bambina primogenita Barbara). Allan ebbe minor successo e non fu “moltiplicato” come Ken, (ma uscì in versione africana e Latina). Gerwig si prende una (spiritosa) licenza narrativa e fa di Allan (il bravo attore Michael Cera) un giovane uomo gay, in verità l’unico personaggio maschile che supporta le istanze di parità delle donne.
Speriamo che presto più maschi, anche eterosessuali, vogliano combattere il patriarcato..
Zeppo di personaggi degni di nota, cito la coppia di sirene, femmina e maschio: la songwriter londinese Dua Lipa è Mermeid-Barbie e purtroppo compare nel film soltanto per un totale di 30 secondi...; l’attore e body-builder John Cena è Merman-Ken.
Barbie quote, tre o quattro delle moltissime definizioni e frasi importanti e divertenti:
Voce narrante (Helen Mirren): “[Barbieland is] where all problems of feminism and equality can be solved.” - Barbie Land è il luogo dove tutti i problemi del femminismo e della parità di genere possono essere risolti. O almeno questo è quello che credono le Barbie!
Ruth Handler (Rhea Perlman): “We mothers stand still so our daughters can look back to see how far they have come.”
"My long distance low commitment casual girlfriend" è un tipo di relazione comunque molto attuale, (LOL)
"Mojo dojo casa house", inutile spiegare a Ken che tre di queste parole vogliono dire più o meno la stessa cosa e a nulla serve metterle in fila.
Il monologo di Gloria (America Ferrera), molto efficace nel mettere in evidenza il double standard che devono subire le donne, è un parlato che appare come uno scoppio spontaneo:
"You are so beautiful and so smart and it kills me that you don’t think you’re good enough.
We have to always be extraordinary but somehow we’re always doing it wrong.
We have to be thin but not too thin, and we can never say we want to be thin, you have to say you want to be healthy. But also you have to be thin.
You have to have money but you can’t ask for money. Because that’s crass.
You have to be a boss but you can’t be mean.
You have to lead but you can’t squash other people’s ideas.
You’re supposed to love being a mother but you don’t talk about your kids all the damn.
You have to be a career woman, but also look out for other people.
You have to answer for men’s bad behaviour which is insane, but if you point that out you’re accused of complaining.
Because you’re supposed to stay pretty for men but not so pretty you tempt them too much or you threaten other women.
Because you’re supposed to be part of the sisterhood but always stand out.
And always be grateful but never forget that the system is rigged, so find a way to acknowledge that, but also always be grateful.
You have to never get old, never be rude, never show off, never be selfish, never fall down, never fail, never show fear, never get out of line. It’s too hard, its too contradictory, and nobody gives you a medal and says thank you.
And it turns out in fact that not only are you doing everything wrong but also everything is your fault.
I’m just so tired of watching myself and every single woman tie herself into knots so that people like us.
If all of that is also true of a doll just representing a woman, then I don’t even know."
Barbie - The Album
L'album della colonna sonora racconta in musica l'intero film. Raduna numerosi artisti di rilievo, un effettivo, godibile excursus attraverso le tendenze del pop attuale:
la rapper Lizzo, dalla voce r&b con la canzone "Pink" all'inizio racconta la vita idilliaca immutabilmente perfetta a BarbieLand: “When I wake up in my own pink world / I get up outta bed and wave to my home girls / Hey, Barbie (Hey), she's so cool”.
Ogni sera è festa grande con le coreografie di “Dance the night”, canzone dance-pop di Dua Lipa.
Barbie Girl della band di pop scandinavo Aqua (1997) è rifatta dalla rapper di Trinidad Nicki Minaj e dalla rapper Ice Spice nella canzone intitolata Barbie World.
“I’m just Ken” è una bella ballad cantata dal già citato ottimo Ryan Gosling: “'Cause I'm just Ken / Anywhere else I'd be a ten / Is it my destiny to live and die a life of blonde fragility? / I’m just Ken / Where I see love, she sees a friend / What will it take for her to see the man behind the tan and fight for me?”
Il songwriter Sam Smith canta “Man I am”.
La colombiana Karol G canta il reggaeton in “Watati”.
Tame Impala, dall'Australia, con “Journey to the real world” se ne sta a metà tra la psichedelia vintage e il pop zuccheroso.
Le Haim (in ebraico, Vita), le tre bravissime sorelle dell'Indie californiano, contribuiscono con la canzone “Home”.
Billie Eilish, con voce sommessa, onirica, esprime affascinanti riflessioni nella canzone “What was I made for”.
Il giovanissimo rapper australiano The Kid Laroi porta "Forever & Again".
E ancora il cantautore nordamericano Khalid, la britannica PinkPantheress, la già premiatissima e giovanissima cantautrice nordamericana Gayle, e l'albanese-americana Ava Max.
- - - - - - - - -
In sala, a giudicare dalle forti risate, il pubblico, a occhio direi prevalentemente di giovani 25-28enni, è molto preparato. Ho osservato che all'uscita si formano grossi capannelli di dibattito fra i vari gruppi di amici, che sostano lungamente ad argomentare, come a Torino succede soltanto nei film festival. Possiamo soltanto dire "Evviva!".
Ma c'è una novità in più: il pubblico affluisce in massa nella sala in piena estate, cosa che purtroppo in Italia è sempre stata radicalmente osteggiata dai distributori.
Segnali positivi per il mondo del Cinema.
Come ho detto, il lavoro è connotato da una bella ironia e da innumerevoli aspetti satirici.
Gerwig non perde di vista nemmeno per un secondo questo pervasivo umorismo, che rende l'intera interessante operazione ancora più piacevole.
Raccomando di lasciarsi andare a questo sogno pop, per poi risvegliarsi portando a casa una bella dose di stimoli innovativi.
l'attrice australiana Margot Robbie
L'attore canadese Ryan Gosling, che ha fatto tanto cinema sia indipendente, sia mainstream, in questo film da una delle sue migliori performance.
America Ferrera è Gloria, agisce da deus ex-machina
Dua Lipa, cantautrice britannica, è Mermeid-Barbie (Barbie-Sirena)
Weird Barbie è Kate McKinnon, attrice newyorkese e comedian fissa del Saturday Night Live Show televisivo, famosissima alla tv nordamericana anche per le sue imitazioni
Comments