Holy Rosita di Wannes Destoop (Belgio 2024) è buon cinema indipendente e racconta una storia diversa. Il film è premiato come Miglior Lungometraggio di questa edizione del TFF.
durata 90'
Al suo primo lungometraggio, il regista fiammingo ci parla del diritto alla felicità anche per le persone "non omologate".
Il regista esplora da sempre con accuratezza il tema della fatphobia e con Holy Rosita ha il coraggio di mettere in scena in primo piano un'eroina di un tipo che non vediamo spesso, una giovane donna obesa. Senza falsi pudori, Il regista ci mostra Rosita che vende con benevolenza il suo corpo generoso e avvolgente a alcuni clienti abituali. È una giovane vulnerabile che vive ai margini della società; lavora altresì in una lavanderia industriale che accoglie categorie protette. Ha un sogno che finora le è stato negato: diventare madre. Wannes Destoop ritrae la vita ostacolata, di una donna il cui corpo è controllato da altri: dalla famiglia e dalla società. Ma Rosita a un certo punto prende in mano il suo destino, si fa carico di tutto ciò che le viene presentato come "improponibile nella sua situazione" e arriva a nascondere la gravidanza desiderata per poterla portare a termine. Rosita ha l'anima di una bambina, infatti la sua migliore amica ha 8 anni. Gioca con lei e gioca come lei, perdendosi in quei momenti di libertà che le fanno dimenticare una vita quotidiana caratterizzata da vincoli e precarietà. Rosita ha anche un'anima malconcia, un rapporto conflittuale traumatico con la madre che la aveva abbandonata in istituto per l'infanzia e capiremo che la sua determinazione a avere un figlio è motivata dal dimostrare di poter essere una madre migliore.
La protagonista è interpretata dall'attrice Daphne Agten.
L'attrice mi ha raccontato un aneddoto che la fa sorridere: il grasso corporeo creato con i prosthetic per questo ruolo di Holy Rosita, e in particolare il pancione della gravidanza inscenata per il film, sta sopra l'armadio a casa sua, come cimelio dell'impegnativo lavoro di trucco che è stato necessario per creare il personaggio.
“Il mio amore per gli emarginati è la ragione principale per cui voglio raccontare storie e fare film.” dichiara il regista fiammingo “Voglio dare luce a contesti e persone che troppo spesso rimangono nell'ombra e che il cittadino medio giudica senza sapere davvero cosa si cela dietro. Con Holy Rosita, ho voluto raccontare una storia commovente e piena di speranza, una storia di madri e figli, di anime vulnerabili, etichettate come emarginati dalla società, ma che hanno comunque diritto alla felicità.”
Wannes Destoop nel 2010 ha esordito con Badpakje 46 (Costume da Bagno 46), cortometraggio molto bello realizzato come progetto di laurea, con cui vince il Premio della Giuria al Festival di Cannes e altri 13 premi in giro per il mondo. È la storia di una ragazzina dodicenne, Chantal, molto sovrappeso, che combatte contro il disprezzo del mondo circostante, a cominciare da quello malcelato che le arriva da parte della sua propria madre. La pre-adolescente si dedica con passione e serietà al nuoto agonistico. I temi del regista sono il corpo, l'identità, la vulnerabilità e il diritto per una persona differente di avere successo in quello che fa, avere il supporto della sua famiglia e della società e di non essere bullizzata e sabotata.
In Holy Rosita, troveremo gli stessi temi, già in nuce in questo primissimo lavoro. Una riflessione sulla crescita personale e un tributo alla forza interiore di un individuo che, nonostante le difficoltà, non smette di cercare il suo posto nel mondo e nella sua famiglia.
Il regista ha poi collaborato con il Torino Film Lab con un altro progetto nell'ambito del programma per serie tv SeriesLab. Era il 2018 e il regista lavorò per un anno alla serie tv Albatros, poi distribuita a livello internazionale nel 2020 da Wild Bunch TV, apprezzata dalla critica e vincitrice del Prix Europa nel 2021 come Miglior Fiction TV Series europea.
Ha poi sviluppato Holy Rosita ancora con il TorinoFilmLab, durante la pandemia, e pertanto a distanza.
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