GUNDA del documentarista russo dissidente Victor Kossakovsky è un film di assoluta e sublime bellezza. Il film è prodotto da Joaquin Phoenix, grande attore premio Oscar per Jocker, (Todd Philips, 2019).
Immersi nella poesia di un branco di mucche che corre scalpitando felicemente nella campagna intorno alla fattoria, di una combriccola di galli che esplora il bosco, e tra essi un bellissimo gallo che incede abilmente su una zampa sola, Kossakovsky ci racconta la storia di una mamma scrofa -Gunda, la protagonista- che ha appena partorito la sua numerosa cucciolata. Nulla viene concesso alla retorica, alla melensaggine, né -soprattutto- alla antropizzazione e alla fiaba. Il film è un serio e mirabile documento di animali osservati dal punto di vista dell'animale. Gunda partorisce e poco dopo tira fuori dal giaciglio di fieno, salvandolo, uno dei suoi neonati, allatta stoicamente i famelici maialini fino allo stremo delle sue forze e poco più tardi li guiderà nel prato, incitando con il muso i meno intraprendenti e giocando con loro.
Primissimi piani di mucche notevolmente espressive. La mamma scrofa e i cuccioli bevono la pioggia, direttamente dal cielo, scena bellissima. Nulla e tutto accade in questo film in bianco e nero, privato della presenza umana e della voce umana, privato della musica extradiegetica.
Il sound recorder e designer è l'eccellente Alexander Dudarev. L'assenza di colonna sonora è motivata dalla scelta di eliminare dal film tutte le emozioni umane e concentrarsi sulle emozioni degli animali, sui suoni originali degli animali e della natura.
Un film meraviglioso nella sua assorta lentezza, visionario e ipnotico, con un magistrale uso della cinepresa estatico e acuto.
Uno studio in bianco e nero affascinante, meditativo, indimenticabile.
Ci pone una riflessione, una domanda cui sarà difficilissimo rispondere. Negli ultimi venti minuti del film, capisci appieno che non è una fiaba bucolica, ma una terrificante, orrenda tragedia.
Il film, già presentato al 38° Torino Film Festival, è riproposto, alla presenza del regista, oggi al 26° Festival CinemAmbiente. Kossakovsky è insignito del premio Stella della Mole green. Racconta: "Ho cercato di raccontare gli animali senza umanizzarli. Il bianco e nero ti permette di concentrarti sulla personalità, di far emergere le emozioni degli animali. Quando ti rendi conto che hanno emozioni, è difficile accettare che ne uccidiamo miliardi ogni anno. Per questo, molti scelgono di non vedere."
Il regista racconta nell'incontro con il pubblico che l'amore empatico per gli animali gli si sviluppò all'età di soli 4 anni, quando i genitori lo inviarono dai nonni in campagna per alcuni mesi. Lì incontro un maialino neonato, dell'età di un mese, che per il grande freddo dell'inverno russo fu ospitato in casa e divenne il suo migliore -e unico- amico e compagno di giochi. Arrivò il Natale e i nonni presero il maialino, lo ammazzarono e servirono per cena. Per il bambino, scoprire il suo migliore amico nel piatto, fu estremamente traumatico, si rifiutò di mangiarlo e da quel giorno non mangiò più carne, con estremo sconcerto della sua famiglia. Kossakovsky ha poi scelto il veganesimo.
Il regista racconta: "I wanted a trinity – not a mythological trinity but a real trinity of chickens, cows and pigs, the animals people eat every day. In a way it’s my apology to animals, because I know I cannot change anything, but at least I made it, and at least one pig will survive until her natural death. Gunda is still alive." "Volevo una trinità – non una trinità mitologica ma una vera trinità di polli, mucche e maiali, gli animali che la gente mangia ogni giorno. È il mio modo di chiedere scusa agli animali, perché so che non posso cambiare niente, ma almeno ce l'ho fatta, e almeno un maiale sopravviverà fino alla sua morte naturale. Gunda è ancora viva." (trad. mia)
Gunda è il primo capitolo di una trilogia a cui il regista sta lavorando. Il prossimo capitolo sarà un film sulle idee rivoluzionarie del botanico Stefano Mancuso sulle piante. "I suoi libri e la sua ricerca sono stati una rivelazione per me. Passerò i prossimi due anni della mia vita a filmare piante e alberi.", dice Kossakovsky. Un altro progetto del regista è un film sull'architettura e sulla sostenibilità. "Molte idee in campo architettonico nascono in Italia. Gli scienziati ci dicono che nel 2050 saremo dieci miliardi di esseri umani sul Pianeta. Ma dove vivranno tutte queste persone? Dovremmo costruire città grandi come New York City e dovremmo iniziare a farlo oggi... Questa situazione ricorda ciò che avvenne dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando ci ritrovammo a costruire in fretta e furia migliaia di orribili edifici in cemento. Il cemento è una catastrofe ambientale che va raccontata."
il regista russo dissidente Victor Kossakovsky
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