È iniziato ieri, 18 aprile 2023 a Torino il Film Festival internazionale “Lovers”, edizione 38°, il più storico film festival del cinema a tematica omosessuale LGBTQI+ (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali) d'Europa.
Il Film Festival internazionale si svolge presso il Cinema Massimo, la multisala del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Il Film Festival del cinema a tematica omosessuale fu fondato nel 1986 dal regista Ottavio Mai e dal suo compagno Giovanni Minerba che diedero alla rassegna internazionale un nome molto brillante, divertente e azzeccato: “Da Sodoma a Hollywood”. La denominazione chiaramente era sarcastica con un riferimento all’opinione mainstream dell’epoca quando la omosessualità era considerata alla stregua di una perversione. La più innocua e meno efficace denominazione odierna “Lovers” fa riferimento alla legittimità di tanti diversi tipi di amore.
Oggi il Film Festival LGBTQI+ si avvia verso la 40° edizione.
Ha portato al pubblico italiano importanti registi quali François Ozon, Gus Van Sant, Derek Jarman, Todd Haynes e moltissimi altri, con film nettamente belli e importanti; ha fatto spettacolo portando famose icone gay; è fondamentale luogo di aggregazione e di cultura.
L’edizione di quest’anno (18-23 aprile 2023) è cinematograficamente molto interessante.
Apprezzabile il lavoro di selezione realizzato da Angelo Acerbi (lungometraggi) e Alessandro Uccelli (cortometraggi).
Si inaugura dentro la meravigliosa Mole Antonelliana, madrina del festival è la show-girl e attrice italiana Ambra Angiolini, si offre un aperitivo vegetariano con i cocktail dello sponsor Compagnia dei Caraibi, eccellente azienda di liquori, distillati, vini di alta qualità.
Il primo film ad aprire la rassegna è molto valido: Chrissy Judy (USA 2022) del regista newyorkese Todd Flaherty, sceneggiatore, attore protagonista, bravo performer.
È un film sulla ricerca della propria identità, ma ancor più sulla ricerca di un proprio posto nel mondo, e fortemente sulla nostalgia per un amico amato, la Sehnsucht che prova Judy per Chris e anche -scopriremo a fine film- viceversa.
Il film inizia come un tipico film sullo show business: due drag queen sono un duo e cantano in lip-syncing in un locale mediocre, con scarso e modesto pubblico. Deposte le parrucche e rimosso faticosamente il make-up, i due uomini sono due bei giovani e sopratutto grandi e profondi amici. Ma poi Chrissy si fidanza e si trasferisce a Philadelphia. Il resto del film è tutto incentrato sugli sforzi di Judy di scendere a patti con questa separazione dal suo migliore amico e sui suoi tentativi di reinventarsi come artista solista. Si perde nell’alcol e perde una buona occasione di lavoro artistico, perde pure il suo appartamento non riuscendo a star dietro ai pagamenti dell’affitto, è costretto a accettare un lavoro di cameriere in una guest-house a Provincetown (Cape Cod) e riprova a salire sul palco come solista nel mondo artistico delle drag locali.
Come si osserva, è un film con una trama stereotipica nordamericana, tuttavia è interessante la riflessione sull’amicizia virile omosessuale e sul legame strettissimo e profondo che si crea tra due amici gay, in cui il fidanzamento di uno dei due da qui luogo a intensa gelosia verso il fidanzato di uno dei due amici e a tentativi di sabotare la relazione da parte dell’amico single...
Il film non è autobiografico, Todd Flaherty ci racconta di non essere una drag queen, il film è ambientato in quella scena perché è la forma d’arte più queer che ci sia, (“the queerest art form that we have”, dice il regista), da considerare come "un atto di ribellione, di messa in scena e gioco teatrale e una espressione di gioia". Todd Flaherty ha imparato a performare come drag per il film da amici che gli hanno insegnato il make-up mentre ha calcato le scene per sei settimane in una sorta di ‘campus’ formativo della scena drag.
Commenta Flaherty: “l’arte drag da al performer, grazie al travestimento, una possibilità di sbagliare senza necessariamente fallire in prima persona, gli da la libertà di trovare la propria voce romantica dietro la maschera, che è come un dispositivo di sicurezza.” Flaherty racconta di aver gradualmente trovato la propria fiducia attraverso quelle performance nei panni del personaggio drag.
Di autobiografico nel film c’è piuttosto il fatto che il regista ha esperito la dolorosa separazione da un importante amico, dal quale si era separato nel trasferirsi perseguendo un nuovo amore, e questo ha voluto narrare: nella sua vita l’autore -ci dice- è stato sia “Judy”, sia “Chris”.
La cosa che più si apprezza di questo film è comunque lo stile cinematografico: girato in un bel bianco e nero, con un approccio molto raffinato e sobrio.
Il regista definisce la scelta del bianco e nero una scelta romantica (“there is something inherently romantic in black and white films”) che rende la vicenda "senza tempo".
Il film è costato US $ 20.000 -pochissimo!- è stato girato in pochi giorni nel 2021.
Flaherty si è ispirato al romanzo di letteratura gay nordamericana, molto famoso negli USA nell’epoca post-Stonewall, Dancer from the Dance (1978) di Andrew Holleran, (il cui titolo si rifa al poema del drammaturgo irlandese William Butler Yeats "Among School Children” (1926) "O chestnut-tree, great-rooted blossomer,/ Are you the leaf, the blossom or the bole?/ O body swayed to music, O brightening glance,/ How can we know the dancer from the dance?” (trad. mia - O castagno, che fiorisci dalle tue grandi radici, Sei tu foglia, fiore o tronco? O corpo che dondoli alla musica o sguardo che illumini, Come discerneremo il danzatore dalla danza?).
Il film omaggia anche il saggio The Velvet Rage: Overcoming the Pain of Growing Up Gay in a Straight Man's World (2005) dello psicologo nordamericano dr. Alan Downs, sul tema del dolore interiore e del sentimento di vergogna, che la persona omosessuale si porta dentro dall’infanzia quando non è accettata nella famiglia d’origine, dolore che spesso risulta in una rabbia sorda e inesprimibile, che richiederà di fare un lungo lavoro di elaborazione e liberazione nell’età adulta, nel viaggio alla scoperta di sé.
Questi gli spunti di riflessione evocati in questa piccola commedia ben fatta dal creativo regista trentasettenne.
In replica venerdì 21 aprile 2023 alle ore 18.
Il co-protagonista l'attore Wyatt Fenner ('Chrissy') e Todd Flaherty ('Judy')
il regista e attore protagonista Todd Flaherty in drag
Todd Flaherty parla di Chrissy Judy al pubblico del Festival
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