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Writer's picturePlanet Claire

SEEYOUSOUND INTERNATIONAL MUSIC FILM FESTIVAL 9°edizione CAN AND ME di Michael P. Aust (D, 2022)

Updated: Mar 5, 2023

RECENSIONE IN ITALIANO E IN INGLESE


L'International Music Film Festival SeeYouSound 9° edizione (Torino, 24feb-2mar2023) presenta sabato 25 febbraio (alle ore 18:00) e in replica lunedì 27 febbraio (alle ore 15:45) un documentario estremamente interessante su Irmin Schmidt, il fondatore della band seminale CAN. Nata nel 1968, Can è stata una band sperimentale importantissima, che ha fortemente influenzato generazioni di musicisti pop e elettronici.

La storia è partita da Köln, (Colonia), capitale culturale della Germania occidentale, hub di avanguardia per la musica, una città con un milione di abitanti e più di sessanta sala da concerto, una stimolante vita notturna musicale, molte orchestre importanti, sinfoniche, di musica antica e così via; polo di sviluppo della musica elettronica dagli Anni Cinquanta di Karlheinz Stockhausen e nuovamente dagli Anni Novanta in poi; metropoli dove la stazione radiotelevisiva pubblica WDR-Westdeutscher Rundfunk è l'importante motore culturale che sostenne il movimento del rock tedesco a partire dagli Anni Settanta.

È importante comprendere la vivacità culturale di questa grande città tedesca per capire come nacque e si sviluppò questa band sperimentale fortemente innovativa, considerata la band di avanguardia più influente della seconda parte del XX secolo.

Il film è incentrato su Irmin Schmidt, l'ultimo testimone vivente di questa portentosa epopea, musicista di immenso talento, instancabilmente creativo, e sul rapporto con la sua band, da cui il titolo "Io e i Can”.

Il film, che riferisce in maniera efficace e completa la vita musicale del coltissimo compositore, comincia dal silenzio: "Il silenzio è il suono più importante", spiega Irmin, e poi dai rumori ambientali: ”La poesia del suono mi ha formato.", "Fare musica è modellare il tempo."

Schmidt nacque il 29 maggio 1937 a Berlino. Quattrodicenne, vende il trenino elettrico e compra un giradischi e i suoi due primi dischi: Le Sacre du Printemps di Igor Stravinsky (1913), che ascolta ripetutamente per cercare di comprenderlo, e Franz Schubert, L'Incompiuta (1822).

Si ribella al padre ingegnere, seguace del partito Nazista, che lo vorrebbe architetto, professione sicuramente redditizia nella Germania della ricostruzione post-bellica. La devastazione della guerra traumatizza l'infanzia di Irmin: dopo la fuga in Austria, ritorna a Berlino a 9 anni, una città in macerie, tutto è sfacelo, gli edifici, la cultura. Espulso dal liceo per aver esposto sul giornale scolastico gli insegnanti con un passato nazista, intraprende studi di musica in Conservatorio, è un magistrale pianista fin da giovane, poi direttore d'orchestra, poi allievo dei celebri compositori Karlheinz Stockhausen e György Ligeti. Proprio al triennale corso di musica elettronica di Stockhausen, Schmidt incontra Holger Czukay, che sarà poi il co-fondatore dei CAN.

Il passaggio dalla musica classica alla musica sperimentale per Schmidt avviene nel 1965 durante un viaggio a New York City, dove incontra le musiche senza confini di genere, scopre Frank Zappa, Jimi Hendrix, the Velvet Underground e il funk di James Brown e Sly Stone.

Recluta il compagno di Conservatorio Holger Czukay, anche lui di formazione classica; e due musicisti eccezionali: Jaki Liebezeit, prodigioso batterista che proviene dal free-jazz e Michael Karoli, chitarrista di grande talento e estremamente inventivo. "Come nella Fisica, -Schmidt dice-, quando differenti parti vengono messe insieme, si crea qualcosa di nuovo. I Can non sono la somma di noi quattro, sono qualcosa di nuovo.” Alla band si aggiunge nel 1970 il vocalist Damo Suzuki, voce seducente e fuori del comune, al punto che, quando tre anni dopo il giovane giapponese abbandona, non verrà sostituito.

Il film racconta anche la bellissima e fondamentale storia d'amore di Irmin con la fanciulla che diverrà poi la sua amata moglie: Hildegard e Irmin si incontrarono da giovani e non hanno ancora smesso di amarsi e stimarsi. Hildegard fu la manager dei CAN e tuttora è manager del compositore; è sempre stata l'essenziale collante di questa vicenda artistica.

La musica dei CAN è altamente insolita, caratterizzata da ritmi ipnotici e dalla straordinaria maestria dei musicisti.

La band realizza undici album, alcuni sono capolavori assoluti.

Dopo gli anni dei CAN, (1968-1979), Irmin Schmidt pubblica 12 album solisti, lavora alla musica da film scrivendo circa ottanta colonne sonore per registi internazionalmente famosi come Wim Wenders e altri cineasti tedeschi. Nel 1998 realizza un'opera lirica contemporanea, con elementi di musical, una complessa fantasia gotica dal titolo Gormenghast, che dedica alla affettuosa madre, appassionata di lirica e dotata di una bellissima voce, che riempiva le giornate di Irmin bambino di splendide arie d'opera. Ottantenne, collabora con artisti di musica elettronica da club.

Il prolifico artista dice spesso che il passato non gli interessa tanto, preferisce concentrarsi continuamente su un nuovo progetto.

Il film sarà distribuito in questo mese di marzo 2023 nelle sale cinematografiche di numerose città tedesche. In Italia, l'unica e pregevole possibilità di vederlo è al momento all'interno del Int'l Music Film Festival SeeYouSound.


Sugli autori del documentario

Ci racconta molto bene questa storia il regista Michael P. Aust, produttore con la società TT - Televisor Troika GmbH, da lui stesso fondata nel 1993, dedicata al cinema d'essai; e con un focus su cinema musicale, video pop e video games. Aust è altresì direttore artistico del Braunschweig Int'l Film Festival; promuove e segue iniziative di ricerca e studio sullo sviluppo del pubblico degli eventi culturali. Nel 2000 aveva prodotto 101 Reykjavík, visto anche in Italia.

Qui Aust, in una operazione di grande valore culturale, elabora il patrimonio vasto e inestimabile dei documenti sulla band, custodito e curato dalla Signora Hildegard Schmidt, da sempre responsabile del management della band e della loro casa discografica, la Spoon Records.

Il documentario che ne risulta è molto bello e arricchito da filmati inediti o raramente visti.


Collabora a questo documentario la regista Kristina Schippling con interviste addizionali, "Le migliori interviste" -mi dice Aust, che ho intervistato nei giorni del Festival- "sono quelle di Kristina". “Inoltre, Kristina ha un occhio attentissimo al dettaglio e belle idee drammaturgiche.”

Kristina Schippling ha anche firmato un documentario proprio sulla vibrante scena musicale della città di Köln, The Sound of Cologne (2022), dedicato a elettronica, underground e dance.

THE SOUND OF COLOGNE by Kristina Schippling

Director Kristina Schippling, Writer Michael P. Aust (concept and idea)

A journey of discovery through Cologne, accompanied by artists such as Irmin Schmidt (CAN), Gregor Schwellenbach, Niobe and Wolfgang Voigt, head of the label Kompakt, immersing into the inextricable interplay amid music, images and architecture.

The Sound Of Cologne presents Cologne from a different, vibrant side. Artists from all over the world have met in Cologne since the 50s and in the following decades up until today, creating together - thanks to the WDR's electronic studio - an artistic scene which became and stayed one of the most influential music scenes in the world.

Music from Cologne is both electronic and experimental and it doesn't matter whether its classified as E-music or U-music. It is urban, usually danceable and mixes the attitude towards life and the sound of a city in an artistic way that creates new, unheard tones and works that send impulses into the music industry.

The documentary explains well why the very city of Cologne was able to exert such a strong attraction on musicians who flocked into the city from all over the world to a place where their music could develop into maturity and success.


Aggiungiamo un'appendice per i lettori che desiderano approfondire la conoscenza dei CAN:


CAN essential Playlist


Album consigliati dei CAN

Tago Mago - 1971

Ege Bamyasi - 1972

Future Days - 1973

Soon Over Babaluma - 1974

Landed - 1975

Flow Motion - 1976

CAN solo albums:

Holger Czukay - Cinema

Irmin Schmidt - Electro Violet

Michael Karoli & Polly Eltes - Deluge

Jaki Liebezeit/Phantom Band - Nowhere


1968. Nei pressi di Colonia. All’interno del loro studio Inner Space, una musica dal ritmo immobile viene cristallizzata, nascono improvvisazioni apparentemente monotone, la scrittura pur muovendosi in un tempo lineare non ha nessuna urgenza di raggiungere una fine, spesso sembra non avere nemmeno un inizio, è una originalissima esperienza sonora, una esplorazione dello spazio interiore che pare evolvere verso la quadrimensione.

Pur di fronte alla loro indiscutibile unicità, la nostra volontà di ascoltatori attivi ci riconduce alle loro scelte guida, James Brown, Velvet Underground (riferimento immancabile - chi non ne è stato sedotto?), Karlheinz Stockhausen e qualche screziatura dal Miles Davis psichedelico.

Questa musica è il frutto di una creatività collettiva appoggiato sulle strutture ritmiche circolari del batterista Jaki Liebezeit; i timbri della tastiera Farfisa, eccellenza italiana, modificati e manipolati elettronicamente sotto le dita di Irmin Schmidt; la bianca immacolata chitarra Fender Stratocaster di Michael Karoli; pochi effetti, eco e un distorsore.

Holger Czuckay, così come il tastierista Schmidt, è anche lui un allievo del compositore Karlheinz Stockhausen; oltre a suonare il basso si occupa della registrazione e della struttura dei brani. Czuckay ha veramente poco per lavorare rispetto all’attuale armamentario digitale, cattura il suono con un registratore di sole due tracce; i CAN useranno un registratore multitraccia a 16 piste solo dalla seconda metà degli anni Settanta. Czuckay, munito di forbici e nastro adesivo, in post-produzione taglia, incolla e manipola le parti migliori di questa trascendenza sonora.

Indubbiamente, i CAN sono il punto di riferimento della new wave britannica, spesso citati da artisti come i Japan o Siouxsie & The Banshees.

Jaki Liebezeit -the human drum machine- è l’idolo dei batteristi di queste e altre formazioni. Lo è certamente per il suo grande estimatore Brian Eno, che lo inviterà a lavorare nei suoi album e che importerà l’idea dei CAN nel disco Remain in Light dei Talking Heads da lui prodotto.






Irmin Schmidt



il regista Michael P. Aust


la regista Kristina Schippling, collaboratrice al film Can and Me; autrice di The Sound of Cologne


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