L'arte antica dialoga con l'arte contemporanea. Il Tintoretto e Emilio Vedova, due grandi artisti della pittura veneta distanziati da quattro secoli, in mostra a Palazzo Madama.
- Planet Claire
- Aug 26
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Updated: Sep 18
Palazzo Madama, sontuoso edificio storico nel cuore di Torino, ricco di valore architettonico, ospita una nuova mostra dal titolo"Vedova Tintoretto. In dialogo."
In programma dal 19 settembre 2025 al 12 gennaio 2026, l’esposizione è stata presentata oggi alla Stampa e da domani sarà aperta al pubblico. Propone un confronto tra due grandi artisti della pittura veneziana, distanti nel tempo di oltre quattro secoli, ma affini per tensione espressiva e visione del gesto pittorico: Jacopo Robusti, detto Il Tintoretto (Venezia, 1518–1594), e Emilio Vedova (Venezia, 1919–2006), figura rilevante dell'Arte Informale europea. La mostra è allestita nell’Aula del Senato del Regno d’Italia, al primo piano del magnifico palazzo di Piazza Castello. Le opere presentate sono una cinquantina di capolavori, tra opere di Tintoretto e tele di Emilio Vedova. Il dialogo tra i due artisti è serrato. Organizzata da Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, la mostra propone dunque un dialogo visivo e concettuale tra l'energia informale di Vedova e la drammaticità espressiva manierista di Tintoretto. Il progetto dell’esposizione ha preso avvio dalla straordinaria opportunità di ospitare a Torino una delle opere più importanti del Tintoretto: l’Autoritratto del 1588, universalmente riconosciuto come uno dei dieci dipinti più importanti del Musée du Louvre, che lo ha prestato per l'occasione. La tela, un ritratto con una profondità psicologica inedita al tempo e radicalmente innovativa, è stata un modello iconografico per molti artisti, una sorta di profonda identificazione poetica e concettuale: tra i tanti, Edouard Manet lo replica (nel 1854) e lo considera 'il più bel quadro al mondo'; Jean-Paul Sartre ne scrive.
Quattro secoli dopo, Emilio Vedova riconosce nel Tintoretto il maestro ideale: Vedova non si limita a una dichiarazione di appartenenza culturale o geografica, egli individua nel pittore manierista una radicalità formale e concettuale che dialoga con le inquietudini del Novecento.
La gestualità impetuosa di Vedova, intrisa di tensione drammatica e rottura compositiva, sembra proseguire, in chiave moderna e astratta, quella stessa carica dinamica che anima le tele di Tintoretto. In entrambi, il gesto pittorico è rivoluzionario e diventa veicolo di visione interiore conflittuale e di lotta contro la forma statica.
Tintoretto, pur inscrivendosi nel contesto manierista, sovvertiva le regole della compostezza rinascimentale attraverso composizioni vertiginose, scorci estremi, un uso del chiaroscuro violento e teatrale. La sua celebre rapidità esecutiva, che gli valse l’epiteto de "Il Furioso", non era soltanto virtuosismo tecnico, ma parte integrante di un linguaggio pittorico che ambiva a travolgere lo spettatore, coinvolgerlo emotivamente, destabilizzarlo.
È proprio in questa concezione di pittura come atto totale che si compie l’incontro tra Tintoretto e Vedova: un dialogo tra epoche, ma anche un luogo estetico in cui l'arte è materia viva, instabile, interrogante.
La curatela della mostra è di Gabriella Belli e del Direttore di Palazzo Madama Giovanni Carlo Federico Villa, che questa mattina ha dichiarato: “Questo formidabile dialogo sul farsi dell’arte è stato fortemente voluto da Palazzo Madama per evocare il ruolo dei Musei Civici di Torino così come furono genialmente voluti e concepiti da Vittorio Viale, tra i più significativi direttori europei del Novecento. Viale ha portato in Palazzo Madama il Museo Civico, ha creato la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino e infine strutturato con Luigi Carluccio mostre epocali negli Anni Sessanta e Settanta, che hanno cambiato la percezione della nostra città. E al magistero di Viale (1891-1977) questa mostra è dedicata, in una precisa riflessione sull’antico capace di generare il contemporaneo.” La storica dell'arte Gabriella Belli sottolinea che "è dovere dell'Arte Contemporanea far vedere l'Arte Antica, ed è compito dell'Arte attualizzare i valori del passato e del presente." Questa mostra ha una trasversalità che attraversa tutto il Moderno, dal Rinascimento, fino ad arrivare al Contemporaneo. Ed Emilio Vedova è testimone di valori civili condivisi: Vedova non è mai stato un artista 'chiuso nel suo studio': ha partecipato attivamente alla Resistenza contro il fascismo durante la Seconda guerra mondiale, un’esperienza che segna profondamente la sua sensibilità. Ha sempre insistito sul ruolo etico dell’artista: la pittura non come decorazione, ma come strumento di coscienza critica e di denuncia. Vicino agli ambienti intellettuali progressisti, ha sempre mantenuto un atteggiamento di opposizione verso i sistemi di potere e le ingiustizie sociali. Dopo il secondo conflitto mondiale, rifiuta il figurativo e cerca un linguaggio nuovo, capace di esprimere il dramma, la frattura e l’urgenza della modernità. Si inserisce nell’Informale europeo, lo declina in modo personale: i suoi quadri sono definiti “gestuali” o “espressionisti astratti”, con pennellate violente, graffi, segni che sembrano ferite. È un atto rivoluzionario contro l’arte accademica, un modo per rendere visibile il caos della condizione umana contemporanea. Le sue opere rimandano a eventi storici, lotte civili e ideali di libertà. La sua pittura diventa testimonianza visiva di valori come la resistenza, la libertà, la dignità umana. Vedova si pone come artista militante: non illustra un’ideologia, ma traduce in immagini la tensione etica e politica del suo tempo.
Anche Tintoretto fu rivoluzionario, ruppe con le convenzioni. Le sue tele sono caratterizzate da dinamismo estremo, prospettive audaci, contrasti di luce drammatici. Tintoretto stravolge la tradizionale disposizione ordinata delle figure, persino nel dipinto religioso, ove la disposizione è sempre stata rituale. Introduce scorci arditi, scene viste dall’alto o dal basso, personaggi in movimento che sembrano uscire dalla tela. La narrazione diventa più teatrale, 'spettacolare': una rottura con la compostezza rinascimentale. L'incontro tra il Rinascimento e l’arte del Novecento, che si esprimono in linguaggi differenti ma sorprendentemente affini, è proposto in un percorso concentrato e dinamico, tra opere di grande importanza, capolavori antichi e moderni.
Il percorso espositivo si apre con il prestito eccezionale proveniente dal Musée du Louvre, l’Autoritratto del 1588 di Tintoretto, potentemente simbolico. Del Tintoretto sono presenti anche le imponenti ancone dei Camerlenghi in prestito dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, alcune opere del celeberrimo ciclo delle Metamorfosi dalle Gallerie Estensi di Modena, e Leda e il Cigno (1550-1560 circa), in prestito dagli Uffizi, in cui leggiamo la sensualità delle cortigiane veneziane, e dove la scena della seduzione della regina di Sparta da parte di Giove trasformato in cigno avviene all'interno di una camera da letto, a differenza delle altre raffigurazioni del mito, che -secondo il racconto di Ovidio- sono immerse nella natura.
Vediamo quindi i disegni giovanili di Vedova (1936), le sue tele degli anni Quaranta e Cinquanta ispirate a Tintoretto: La Moltiplicazione dei pani e dei pesci (1942), La Crocifissione (1947), Studio da Sogno di San Marco (1956), le opere degli anni Ottanta. Infine, …in continuum, compenetrazioni/traslati 1987/1988, un ciclo di 109 grandi tele concepito e creato tra il 1987 e il 1988, fatto di dipinti bianco su nero e nero su bianco, realizzati con una particolare tecnica definita da Vedova “pittura cieca”: una sorta di accumulo "senza inizio e senza fine", come diceva l'artista, maestro nell'arte di dominare lo spazio della tela, che invade lo spazio in una libera e casuale stratificazione, ad esprimere l’instabile precarietà del nostro vivere e operare.
Scriveva Emilio Vedova rispetto al suo grande maestro: “Tintoretto è stato una mia identificazione. Quella regia a ritmi sincopati e cruenti, magmatici di energie di fondi interni di passioni di emotività commossa (…)”
Un'occasione affascinante per riscoprire la forza dell’arte.
INFO UTILI Palazzo Madama, piazza Castello, Torino
date: 19 settembre 2025 – 12 gennaio 2026
aperto lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 10:00 alle 18:00
chiuso martedì




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